Rimini. Scavi archeologici al Teatro Galli: che spettacolo di storia!

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Gli scavi archeologici al Teatro Galli: uno spettacolo di storia

giovedì 14 aprile 2016, alle ore 11, nella Residenza Municipale in Piazza Cavour a Rimini
Conferenza stampa
congiunta di Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna e Comune di Rimini sui primi risultati della campagna di scavo nel Teatro Galli appena conclusa. Sono presenti il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi, l’assessore alla Cultura Massimo Pulini, il  Soprintendente Archeologo dell'Emilia-Romagna Luigi Malnati e Renata Curina, archeologa Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna

Il complesso progetto di recupero e restauro del Teatro Galli, avviato da svariati decenni dal Comune di Rimini, ha visto il coinvolgimento diretto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo attraverso le Soprintendenze di settore (Archeologia e Belle Arti e Paesaggio).
I lavori hanno fornito una straordinaria opportunità per indagare in modo approfondito un ampio settore della città di Rimini aprendo un’importante finestra nella sua storia, dalle fasi più antiche legate al momento della sua fondazione (nel 268 a.C.) alla crisi politico-economica che investì la colonia in età tardoantica, dall’isolato medievale alla sua demolizione per far spazio alla costruzione dell’imponente e articolata Rocca voluta da Sigismondo Malatesta, alla costruzione dei forni. Tutto questo a testimonianza di una città che cresce su se stessa e si evolve nel corso dei secoli.

Porzione di pavimento a mosaico di età medio-imperiale (foto Roberto Macrì)
Porzione di pavimento a mosaico di età medio-imperiale (foto Roberto Macrì)

Gli scavi archeologici hanno interessato le aree sottostanti la platea, il golfo mistico, il palcoscenico e i vani laterali che affacciano sulla piazza e su via Poletti.
Di grandissimo interesse sono risultati i rinvenimenti relativi alle fasi più antiche della colonia o addirittura precedenti la sua stessa fondazione. Gli scavi hanno infatti riportato in luce un esteso edificio realizzato con una modalità che prevedeva un largo impiego del legno, soprattutto per quanto riguarda la struttura portante: grossi pali di quercia, che dovevano sorreggere la copertura e rendere più solide le pareti, sono stati trovati ancora infissi nel terreno a testimonianza della particolare tecnica costruttiva. Le future analisi dendrocronologiche daranno chiare informazioni sul momento preciso in cui i legni furono tagliati per realizzare la casa o le case della colonia.
Altrettanto importanti le fasi età imperiale: resti di murature, frammenti di intonaco affrescato nei classici colori rosso, giallo, bianco, di pavimentazioni a mosaico e a cocciopesto restituiscono il quadro di un quartiere articolato in più edifici –ne sono stati infatti individuati quasi sicuramente due– case a destinazione residenziale, proprietà di cittadini appartenenti ad un ceto medio-alto.

Veduta panoramica dei resti dell'aula absidata (foto Roberto Macrì)
Veduta panoramica dei resti dell'aula absidata (foto Roberto Macrì)

Risale al IV secolo d.C. la costruzione di un grande edificio che si sostituisce alle precedenti domus ed estremamente significativa è anche la costruzione di una vasta aula absidata, la cui originaria funzione non è ancora del tutto chiarita.
A testimoniare la trasformazione della città con un diverso uso degli spazi urbani sono invece una serie di sepolture, in alcuni casi con oggetti di corredo, collegate alla presenza nelle immediate vicinanze della Cattedrale di Santa Colomba.
Alla città romana si sostituisce la città altomedievale e medievale con le sue abitazioni, gli spazi comuni, le strade, un quartiere che verrà quasi completamente abbattuto per lasciare sufficiente spazio e aree libere alla costruzione della Rocca malatestiana.

Sepolture di età tardo-antica, VI-VII secolo d.C.  (foto Roberto Macrì)
Sepolture di età tardo-antica, VI-VII secolo d.C. (foto Roberto Macrì)

Le indagini archeologiche, si sono svolte sotto la direzione scientifica di Renata Curina, archeologa della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna, e sono state eseguite dalla Cooperativa Archeologia e dalla Società Akanthos che hanno sempre operato in stretta collaborazione con la Direzione Lavori.
In considerazione degli importanti rinvenimenti archeologici, il progetto di ristrutturazione del Teatro  prevederà anche un progetto di valorizzazione di parte delle strutture rinvenute al di sotto della platea, con apparati didattici, multimediali e forme di divulgazione scientifica.

Dopo la Domus del Chirurgo, straordinaria testimonianza del II secolo dopo Cristo che ha permesso di ricostruire nei dettagli un ‘pezzo’ di quotidianità romana, la storia della città di Rimini si arricchisce di un’altra ricca documentazione del suo vasto e importante passato. Un lavoro possibile grazie alla stretta e fattiva collaborazione tra tutti gli enti coinvolti, anche on virtù dell'applicazione delle norme che regolamentano le indagini di  che ha permesso di coniugare l’esigenza di restituire il teatro alla città alla necessità di dare la giusta valorizzazione a quanto lasciato dalla storia.