aggiornamenti (clicca sulla data): 14 settembre 2015 - 30 settembre 2015 - 28 ottobre 2015 - 22 dicembre 2015 - 6 aprile 2016
La tradizione vuole che sorgesse sopra il tempio di Ercole.
Costruita alla fine del V secolo, in contemporanea con la basilica di
Sant'Agata Maggiore, la Chiesa bizantina di Sant'Agnese era un edificio a tre
navate che le fonti dicono ubicato all'angolo nord-ovest di Piazza
Kennedy a Ravenna, in un settore della città finora mai indagato.
Per questo la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna ha colto
l'occasione degli scavi per i sottoservizi di Hera per disporre almeno due saggi stratigrafici tesi a individuare con precisione la
planimetria e l'esatta collocazione dell'abside della chiesa di Sant'Agnese ed eventualmente indagare le fasi
insediative precedenti alla sua costruzione.
Le tre colonne e il capitello sopravissuti alla
demolizione della basilica di Sant'Agnese potrebbero essere riposizionati nella
nuova piazza
I lavori di riqualificazione della piazza infatti imponevano di
sistemare, sostituire e completare le condotte idriche, fognarie e del
gas fortemente obsolete, al fine di evitare, a lavori ultimati,
spiacevoli e successivi interventi di ripristino sulle reti.
Senza interferire o rallentare i lavori previsti, gli archeologi della
ditta Coop Archeologia di Firenze, coordinati dall'archeologa della
Soprintendenza
Valentina Manzelli, cercheranno di ricostruire la
pianta esatta della chiesa mentre le tre colonne bizantine
e il capitello romano sopravvissuti alla demolizione e trasportate nella
corte di Palazzo Rasponi dalle Teste potrebbero essere ricollocati nella
nuova piazza.
Visto che esistono solo i rilievi -peraltro lacunosi- effettuati nel 1917 da Giuseppe Gerola
(grande studioso e storico, direttore dal 1909 della soprintendenza ai
Monumenti della Romagna con sede a Ravenna, proprio allora creata,
appassionato cultore dei monumenti altomedioevali della città nonché
fondatore della rivista Felix Ravenna), si cercherà di stabilire la
reale estensione della chiesa di Sant'Agnese che potrebbe essere lunga
una trentina di metri e trovarsi a una quota più alta rispetto ad altri
ritrovamenti.
Di questa chiesa scomparsa si sa che poi, nel Quattrocento, le fu annesso un convento e i documenti che la
riguardano, conservati nell'archivio della curia arcivescovile, giungono
fino al 1808, anno della sua soppressione. Le prime settimane di scavo
hanno recuperato diverse ossa umane, peraltro previste: si tratterebbe
di sepolture del tutto normali nei dintorni delle chiese antiche.
Il grande cantiere di piazza Kennedy è certamente una delle priorità
della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna che ha dato precise
disposizioni in merito alla tutela nella fase di scavo in modo da poter considerare il controllo
il corso d'opera da parte dei tecnici archeologi come predittivo per i
successivi interventi.
È anche previsto un sondaggio nell'area degli orti
di palazzo Rasponi dalle Teste per verificare la presenza del foro romano, come
indicato dalle fonti. Qui le indagini archeologiche dovrebbero essere
semplificate dall'assenza di edifici di epoche recenti.
Al momento, e salvo rinvenimenti clamorosi, non ha senso parlare
di valorizzazione o musealizzazione delle strutture intercettate,
un'operazione dal costo di gestione elevatissimo. Se dovessero emergere
elementi importanti (come ad esempio pavimentazioni in mosaico) si
valuterà se rimuoverli oppure ricoprirli nella consapevolezza di poter
recuperare il tutto in tempi migliori.
Particolare della veduta panoramica disegnata dal Prof. Gaetano Savini
nel 1900 con l'isolato compreso tra i due palazzi Rasponi. Di fronte
alla facciata di Palazzo Rasponi dalle Teste, nel cerchio, è disegnata
la sagoma del fabbricato con la scritta "Sant'Agnese (demolita)"
Metamorfosi di uno spazio perduto
In un catasto del 1814 spicca ancora a Nord ovest dell’isolato la
“croce latina” dell’ormai ex chiesa di Sant’Agnese. L'originaria
bizantina basilica di Sant’Agnese era già stata trasformata in modo
radicale nel XII secolo ma nel 1682, in contemporanea con la costruzione
di palazzo Rasponi dalle Teste, fu totalmente ricostruita riducendo le
tre navate ad una. Come scrivono gli storici locali, “il seicento non
amava il nostro vecchio e semplice stile basilicale, preferiva invece la
forma a croce e così anche Sant’Agnese fu ridotta a una sola navata con
due grandi cappelle laterali come transetto”.
Sant’Agnese era la sede del collegio dei Parroci urbani e “nel
1122 la chiesa, con le contigue abitazioni, era stata assegnata ai
Vescovi di Modena per loro comodità quando venivano alla Metropoli o
alle processioni in onore di San Apollinare o San Vitale”.
Nel 1808 era stata sconsacrata per poi essere abbandonata nel 1814. In
una mappa dei giardini dei palazzi nobiliari del 1830 la chiesa di
Sant'Agnese è ancora individuabile mentre non lo è più nel successivo
catasto del 1844 che riporta in modo evidente le trasformazioni
dell’isolato.
Mappa delle conformazioni dei giardini dei palazzi nobiliari
di Ravenna (1830).
Nel riquadro azzurro l'isolato che poi diventerà Piazza
Kennedy; in giallo, il profilo a croce latina della chiesa di
Sant'Agnese, al tempo già demolita o prossima ad esserlo
D'altronde la restaurazione del Regno Pontificio non aveva alterato i
nuovi assetti introdotti dal Regno Italico ed era dunque continuata la
vendita e il frazionamento dei beni ecclesiastici, tanto più di quelli
soppressi.
Nel catasto del 1844 la presenza della chiesa non è più individuabile
anche se le strade continuano a chiamarsi strada o vicolo di
Sant’Agnese. Alla demolizione dell'edificio scampa solo una parete della
navata sud, trasformata in abitazione.
La successione dei catasti otto-novecenteschi racconta la
metamorfosi dell’isolato. Sappiamo che nel XII secolo, la chiesa
Sant’Agnese aveva (più o meno in contiguità) le abitazioni dei Vescovi
di Modena. L’isolato è sempre stato recintato e/o costruito, per la sua
ubicazione urbana, sicuramente anche ai tempi della città romana.
Nell’ottocento le costruzioni si succedono a ritmo incalzante finché
negli anni ’30 del Novecento iniziano i progetti e gli espropri per fare
spazio alla nuova piazza del Mercato.
Dalla lettura comparata dei catasti dell’otto-novecento si individuano
assi prospettici, in particolare con Palazzo Rasponi dalle Teste, che si
disperdono con il succedersi delle demolizioni.
E’ presumibile che la maglia del castrum romano e la ripartizione
dei lotti abbia rappresentato la matrice degli insediamenti successivi.
Del resto uno dei capitelli della chiesa di Sant’Agnese è un capitello
corinzio sicuramente romano, come di origine romana dovevano essere
alcune murature e forse anche alcune aperture del recinto murario
fiancheggiante la chiesa.
La ricerca della metamorfosi di un luogo sventrato e raso al suolo
potrebbe alimentarsi dallo scavo dei reperti. Le ricerche archeologiche
sulla chiesa di Sant'Agnese, anche se finalizzate alla sua specifica
conoscenza e non in rapporto alla sua ubicazione nel cuore della città
alto medioevale, sono certamente di grande interesse scientifico.
Vorremmo innanzitutto ricostruirne la pianta, sia nell'originaria forma
bizantina (con i reperti salvati durante gli sventramenti) che nella
pesante ristrutturazione seicentesca che l'ha ridotta a forma di croce
latina.
Ma gli scavi in piazza Kennedy potrebbero fare luce anche su altri
elementi di questo luogo. Il muro che recingeva l’intero isolato,
demolito e ricostruito come mostrano foto e catasti; il perimetro della
proprietà Rasponi dalle Teste con il lento declino della famiglia
proprietaria del più sontuoso palazzo di Ravenna che si riflette nel
progressivo abbandono sia del giardino (diventato orto o frutteto alla
maniera del “brolo” delle ville venete) che della chiesa di santa Agnese
(ristrutturata in occasione della costruzione del palazzo); e il modulo
del piede ravennate che corrisponde quasi sempre e in tutti i periodi
alle misure del mattone.
Secondo i piani dell'amministrazione comunale, a lavori di riqualificazione ultimati verranno poste, lungo il perimetro della piazza che segna la chiesa di Sant’Agnese nella sua conformazione seicentesca a croce latina, nel punto in cui erano incorporate nella muratura, le tre colonne bizantine e il capitello attualmente sistemati dietro a un muro del cortile di palazzo Rasponi delle Teste. Il richiamo planimetrico della chiesa distrutta si arricchirà di una presenza che costituisce un riferimento culturale e turistico di particolare valenza artistica e di memoria urbana. Le tre colonne/pilastri bizantini e il capitello romano sono monumenti e lo saranno soprattutto se e in quanto posizionati nel punto esatto in cui erano collocate fin dall’origine. Sono gli unici reperti rimasti di una chiesa importante nel definire la Forma Urbis di Ravenna.
Il ricollocamento delle colonne di Sant'Agnese nell'ipotesi progettuale
del Comune di Ravenna di rifacimento di Piazza Kennedy
Aggiornamento 14 settembre 2015
La prima fase dei lavori è stata funzionale alla realizzazione
della rete infrastrutturale, con l’adeguamento di quella già esistente
lungo via M. D’Azeglio e via G. Rasponi e la creazione di una nuova
linea lungo i lati delimitati dalla Casa del Mutilato e da Palazzo
Rasponi dalle Teste.
In quest’ultimo tratto nei mesi di luglio e agosto sono stati realizzati
sondaggi archeologici preventivi, che hanno consentito di individuare un
corridoio utile al loro passaggio. Sono così emerse le prime strutture
edilizie pertinenti alle abitazioni demolite nel 1938 per far spazio
alla piazza, in alcuni punti già pesantemente intaccate da sottoservizi
messi in opera nell’ultimo trentennio del secolo scorso.
Questi sondaggi archeologici hanno anche consentito di spingersi fino
alla profondità di 2,50 m rispetto al piano di calpestio attuale,
documentando una sequenza stratigrafica complessa attraverso la quale si
sono potuti rintracciare i diversi livelli di occupazione della città
fino alla fase Quattrocentesca.
Ma soprattutto è stato possibile delimitare e collocare con certezza
all’interno dello spazio di piazza Kennedy la chiesa di Sant’Agnese,
così come indicata nei catasti storici di Ravenna.
Delimitata quindi l’area – un rettangolo di circa 30 x 20 m nell’angolo
compreso tra la Casa le Mutilato e Palazzo Rasponi dalle Teste – si è
proceduto in questi giorni all’asportazione della pavimentazione
bituminosa moderna in questo settore e all’apertura di una prima
porzione di saggio archeologico stratigrafico.
Sta quindi emergendo il fronte edilizio di Casa Vignuzzi (lo stabile che
inglobò, dopo la sua dismissione nel 1817, le superstiti strutture della
chiesa già ridotta nel 1682), conservato al solo livello di fondazione,
giacché le demolizioni operate nel ’38 sembrano essersi spinte sotto i
piani di calpestio dell’epoca. Prova di questo modus operandi sembrano
essere grandi buche riempite di macerie incoerenti e di ossa umane.
La presenza di un cimitero pertinente all’edificio sacro e al suo
monastero (di cui si ha notizia fin da prima del Mille) è testimoniata
dal rinvenimento di alcune inumazioni (invero apparentemente piuttosto
recenti) ancora in giacitura primaria e che saranno scavate non appena
si sarà chiarito il loro rapporto stratigrafico con l’area circostante.
L’indagine archeologica che si sta conducendo in piazza Kennedy prevede
di effettuare il rilievo di dettaglio di tutte le strutture edilizie
preesistenti alla demolizione, in modo da restituire l’icnografia di
questa porzione della città all’inizio del Novecento. Tale operazione,
di fatto già iniziata in concomitanza dell’apertura dei sondaggi
preliminari alla posa della rete infrastrutturale, proseguirà con i
tempi scanditi dalla cantieristica per la ripavimentazione.
In corrispondenza dell’area occupata dalla chiesa di Sant’Agnese,
invece, si procederà alla messa in luce dell’intera planimetria nella
versione edilizia post 1682. Uno o più approfondimenti di scavo faranno
luce sulla fase edilizia di XII secolo fino a rivelare le strutture
originali di fine V – inizio VI secolo.
Un ulteriore sondaggio archeologico, infine, sarà aperto in
corrispondenza degli Orti Rasponi, dove l’assenza di edifici moderni
documentata dai catasti ravennati dovrebbe aver consentito la
conservazione dei depositi archeologici più profondi. In corrispondenza
di quest’area si cercherà di spingersi fino ai livelli di età romana, il
cui livello di giacitura dovrebbe attestarsi a partire da circa 4,00 m
sotto il piano attuale.
30 settembre 2015
Lo scavo archeologico ubicato in corrispondenza della Chiesa di
Sant’Agnese sta procedendo per settori. Il primo, aperto la settimana
scorsa, sta procedendo con velocità e ha messo in luce il fronte
principale dell’edificio e la prima parte della navata centrale e di
quelle laterali.
Abbiamo riscontrato in modo incontrovertibile come, in questo punto, le
demolizioni del 1938 non si siano limitate all’abbattimento degli
stabili e allo spianamento delle macerie, ma si siano spinte fino alla
rimozione di buona parte delle fondazioni e di tutti i piani
pavimentali, forse per riutilizzarne il materiale edilizio.
Infatti sul fronte di casa Vignuzzi (l’edificio che nel 1817 inglobò la
chiesa, dopo la sua chiusura e profanazione, a seguito della conquista
giacobina della città) non è più presente la soglia d’ingresso. T
uttavia lungo il lato interno è visibile, sotto un livello di
tamponamento, la luce della porta d’ingresso della chiesa seicentesca,
con due soglie sovrapposte (la prima in pietra, poi coperta da un’altra
in mattoni posizionati a coltello) e un lacerto di pavimentazione in bei
laterizi quadrati posati diagonalmente (foto sotto).
Particolarmente interessante, anche per il buono stato di conservazione, è il rinvenimento del muro perimetrale sud della chiesa ricostruita nel 1682. Si tratta di una muratura in mattoni costruita come tamponamento degli intercolumni dell’edificio di XII secolo. Si sono scoperte, per il momento, due poderose arcature a tutto sesto sormontate da una porzione di muratura rasata a livello della piazza. Si tratta di due archi di scarico costruiti in appoggio al muro di facciata e a un pilastro in muratura a sezione quadrata e caratterizzato da una nervatura centrale costituita da mattoni posati di spigolo. Solo l’arco più prossimo al muro di facciata è integralmente conservato, mentre il secondo è troncato dal passaggio di una conduttura moderna.
Il pilastro (per ora unico) poggia su un basamento lapideo rettangolare. È lecito, quindi, supporre che si sia rintracciato il piano di calpestio risalente al XII secolo, periodo nel quale la chiesa di Sant’Agnese subì un importante rifacimento al fine di rialzarne il piano pavimentale. Secondo Giuseppe Gerola, che analizzò i resti ancora visibili in alzato all’incirca nel 1910, questi lavori comportarono il rialzamento dei muri perimetrali originari e il rifacimento integrale dei setti interni corrispondenti alle navate.
La navata sinistra, invece, si presenta quasi completamente demolita.
Solo approfondendo lo scavo sarà possibile verificare se sia ancora
conservato qualche elemento edilizio.
In corrispondenza di quest’ultima zona, così come anche in altre parti
dello spazio ecclesiastico, ma anche in sede stradale, sono presenti
sepolture (per il momento solo individuate e non ancora scavate). Si
tratta di inumazioni in nuda terra o con cassa lignea che sembrano
risalenti alle ultime fasi di vita della chiesa e che comunque non si
spingono oltre i primissimi anni dell’Ottocento.
28 ottobre 2015
L’apertura del grande saggio esplorativo mirato a disseppellire i resti
della chiesa dedicata a Sant’Agnese è stata completata in questi giorni
e si sta procedendo alla pulizia manuale di quanto rinvenuto.
Le sorprese, più o meno attese, non sono mancate.
Panoramica dello scavo. La facciata della chiesa e, all’interno,
archeologi al lavoro
La quota raggiunta (circa 1,20 m sotto il manto stradale) corrisponde al
presumibile piano di calpestio dell’edificio sacro di età medievale. Al
momento non sembra conservato alcun pavimento, forse già asportato
durante i lavori di rifacimento e riduzione della chiesa operati alla
fine del Seicento.
Lo scavo ha comunque confermato che le demolizioni del 1938 hanno
pesantemente disturbato, fino a cancellarle, alcune parti dell’edificio
ecclesiastico: l’intera navata centrale è come “svuotata” e il colonnato
della navata laterale sinistra è stato integralmente demolito. Restano
solo due basi in pietra per l’appoggio dei pilastri.
Anche la fase di vita della casa ottocentesca ha lasciato alcune tracce:
si tratta di due vani interrati, forse piccole cantine, e di alcune
vasche dalla funzione incerta, scampate alle demolizioni.
Un cavidotto elettrico interrato e cementato attraversa diagonalmente la
parte anteriore della chiesa.
I muri perimetrali esterni, già abbattuti alla fine del Seicento, sono
ben conservati. Solo l’analisi accurata dei prospetti potrà chiarire se
si tratti delle murature originarie o se vi si possano ritracciare i
segni del rialzamento operato nel XII secolo. Perfettamente conservato
anche il transetto destro, con i muri di tamponamento appoggiati al
perimetrale.
Panoramica dello scavo: il transetto destro della chiesa seicentesca
visto dalla zona absidale
Ugualmente ben visibile l’allineamento dei muri di tamponamento eretti
nel Seicento a chiusura dell’intercolumnio della navata destra, di cui
si erano già visti nelle scorse settimane gli archi di scarico in
appoggio a un pilastro e al muro di facciata. Purtroppo anche qui sono
ben evidenti le tracce di asportazione delle colonne, rimosse nel 1938.
Il primo pilastro rostrato individuato sembra, per il momento, l’unico
ancora esistente.
Nell’attesa che le operazioni di pulizia consentano di leggere con
maggior chiarezza le tessiture murarie e i loro rapporti stratigrafici,
si possono già anticipare alcune interessanti novità.
Nella parte terminale dell’edificio Seicentesco a pianta cruciforme,
addossato alla parete di fondo, si sono trovati i resti del ciborio. Una
piattaforma a pianta quadrata rivestita di marmo bianco venato presenta
agli angoli quattro basi modanate di colonne (una di queste è stata
trovata ributtata poco distante tra le macerie). Sopra questa
piattaforma è poggiata una struttura non ancora leggibile in mattoni
che, solo in via ipotetica, si interpreta per il momento come altare.
Alle spalle del muro rettilineo di fondo della chiesa Seicentesca è
stata individuata l’abside paleocristiana cercata anche -senza trovarla-
da Giuseppe Gerola con un sondaggio nei primi anni del Novecento (G.
Gerola, Gli avanzi della basilica di Sant’Agnese, in Arte Cristiana V,
8, 1917, p. 210). Semicircolare internamente e poligonale esternamente
–come di prassi nelle chiese paleocristiane ravennati– per ora solo
intravista e in attesa di essere meglio resa leggibile, è perforata da
un pozzo in muratura di età recente e presenta al suo interno tracce di
decorazione marmorea (alcune piccole lastre in serpentino verde sono
ancora in posto). Lo strato di crollo del catino absidale, conservato
tra il perimetro dell’abside e il muro di fondo della chiesa
seicentesca, è composto integralmente da file di tubuli fittili
ancora connessi e innestati tra loro e da grumi di cocciopesto e calce
grossolana che, con tutta probabilità, costituivano l’arriccio per la
posa della decorazione musiva (di cui abbiamo notizia dalla descrizione
fattane dall’umanista G.P. Ferretti, rettore della chiesa nel XVI
secolo). Su questo strato è stata impiantata una piccola vasca a
servizio della soprastante casa ottocentesca.
Tubuli fittili ancora in connessione nel crollo del catino absidale
Per quanto riguarda le sepolture (tra le prime evidenze
archeologiche ad emergere fin dai primi giorni di scavo) possiamo già
fare alcune considerazioni del tutto preliminari ed esclusivamente
stratigrafiche (le analisi specialistiche dei resti osteologici sarà
effettuata dall’équipe della prof.ssa Maria Giovanna Belcastro,
Coordinatore del corso di laurea in Tecnologie e Diagnostica per la
Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali).
Da un primo esame del contesto, risulta evidente che i pochi individui
inumati in giacitura primaria sono relativamente recenti e sembrano
risalire a un arco cronologico compreso tra la ricostruzione della
chiesa (la fine del Seicento) e la sua trasformazione in abitazione
privata (1817).
All’interno della chiesa seicentesca non sono presenti sepolture, che
invece si ritrovano nello spazio delimitato dalle navate laterali, ormai defunzionalizzate e comunque non più adibite al culto al momento del
restringimento della chiesa. In queste due aree sono state accatastate
un gran numero di ossa (nella navata sinistra sembra potersi riconoscere
una sorta di ossario comune in muratura), forse prelevate dal restante
spazio ecclesiastico in occasione dei lavori di ricostruzione; la scelto
di porre qui le nuove sepolture sembra proseguire anche nel secolo
successivo.
Altre sepolture, per lo più multiple (con evidenti fenomeni di
riduzioni, alcune anche in cassetta lignea), trovano posto fuori della
chiesa, lungo la facciata principale. Si tratta di un’anomalia che sta
portando gli archeologi a formulare una nuova ipotesi: questi individui
potrebbero non essere stati seppelliti in sede stradale, ma più
probabilmente sotto un portico (o nartece) addossato alla facciata
principale dell’edificio, di cui non è rimasta alcuna memoria
topografica.
Solo la prosecuzione dello scavo in questo punto, prevista per i
prossimi giorni, potrà chiarire questo nuovo interrogativo.
Sepoltura multipla all’esterno della facciata principale della chiesa
Negli ultimi giorni si è anche aperto il secondo sondaggio di scavo
previsto, posizionato accanto a quello della chiesa, nell’area
un tempo occupata dai giardini di pertinenza del Palazzo Raspondi dalle
Teste, i cosiddetti Orti Rasponi.
Con questo intervento si vuole aprire una finestra stratigrafica che
consenta di leggere in profondità la sedimentazione insediativa di
questo quadrante della città antica, centrale nell’impianto urbanistico
di età romana.
Il fatto che per secoli questa zona sia stata inedificata (come
attestano i catasti storici che indicano quest’area sempre destinata a
verde, ospitando orti o giardini) la rende, dal punto di vista del
potenziale archeologico, estremamente promettente. In pratica, ciò
che si trova sottoterra giace indisturbato da interventi edilizi più
o meno recenti e, quindi, sicuramente meglio conservato e leggibile.
Per il momento, e fino a una quota di circa 1,50 m, si sono trovate solo
le tracce dei pesanti interventi legati alla creazione di piazza
Kennedy, documentati da un unico, potente strato di macerie rimescolate.
Al di sotto è emerso il lacerto di una pavimentazione in mattoni forse
pertinente a uno spazio aperto (un cortile?) con un pozzo in muratura
parzialmente collassato. Per il momento non si sono trovati indizi che
consentano di datare queste tracce.
22 dicembre 2015
Le operazioni di pulizia dell’intera area di Sant’Agnese sono
rapidamente proseguite e hanno consentito di recuperare nuove importanti
informazioni.
In primo luogo si è proceduto alla rimozione in scavo delle strutture
residuali pertinenti alla casa ottocentesca (prevalentemente vasche e
piccole cantine interrate), in modo da poter apprezzare nella sua
interezza la vastità dell’edificio di culto nella sua fase romanica.
Si è così stati in grado di comprendere meglio alcune particolarità
strutturali e di stabilire con assoluta certezza che la chiesa di XII
secolo era dotata di una pavimentazione in lastre marmoree che venne
sostituita (forse tra il XIV e il XV secolo) da un secondo manto
pavimentale, anch’esso in lastre di riutilizzo ma meno raffinato. A
quest’ultimo appartengono alcuni frammenti epigrafici, anche di grandi
dimensioni, pertinenti a lastre sepolcrali defunzionalizzate, così
consunte dal calpestio da essere in alcuni casi di assai difficile
lettura. Entrambi i pavimenti, tuttavia, furono spoliati in occasione
del rifacimento dell’edificio nel XVII secolo: restano leggibili le
impronte delle lastre nel cocciopesto di preparazione e sottofondazione.
E’ stata anche rintracciata l’esatta ubicazione dell’ambone.
Collocato nella parte mediana della navata centrale, fu demolito nella
ristrutturazione Seicentesca che ne conservò una piccola porzione
inglobata nella muratura di tamponamento tra due colonne della navata
destra. Anch’esso mostra evidenti segni di un rifacimento (tali da non
consentire al momento di comprenderne con esattezza la tipologia
originaria) intervenuto in occasione della stesura del secondo
pavimento. Da quanto si può desumere finora, sembra si tratti di una
struttura sorretta da colonne e dotata di scale laterali ma per avere
certezze saranno necessarie ulteriori indagini.
Di grande impatto e importanza è il rinvenimento del ciborio e
dell’altare, posizionato nel presbiterio, in prossimità dello spazio
absidale.
L'altare a basso podio con resti di colonne agli angoli
Si tratta di un basso podio quadrato coronato agli angoli da colonne di
cui si conservano ancora in posto le basi (solo una è stata ritrovata
divelta e buttata all’interno di uno strato incoerente di macerie). La
predella è rivestita da lastre di marmo policromo e mostra riutilizzati
alcuni pregevoli frammenti decorati a bassorilievo, tra cui si segnala
una lastra funeraria frontonata di I secolo accuratamente ritagliata.
Al centro del podio si trova l’altare in muratura. Quest’ultimo presenta
almeno tre diverse fasi, l’ultima delle quali apparentemente coeva alla
costruzione del muro rettilineo eretto a chiusura dello spazio di culto
nel Seicento. In base all’analisi stratigrafica risulta evidente che
l’esclusione dell’abside dallo spazio cultuale avvenne a causa del
crollo del catino absidale: il muro di fondo, infatti, è costruito in
appoggio alle macerie.
La pulizia del piano pavimentale della chiesa in questo punto ha messo
in luce la probabile esistenza di una recinzione dello spazio
presbiteriale di cui si conservano solo alcuni elementi strutturali
fondali che delimitano uno spazio quadrangolare con apertura in
corrispondenza dell’asse centrale. Al centro di questo spazio si trova
una traccia rettangolare di grandi dimensioni: solo un approfondimento
dell’indagine potrà rivelare se si tratti del punto in cui trovava il
sarcofago di Esuperanzio (ora nel Duomo, nella cappella del SS.
Sacramento, ma in origine conservato all’interno di Sant’Agnese).
Per quanto riguarda lo spazio absidale, la rimozione delle
strutture moderne residuali ha consentito di mettere in luce una
porzione del crollo della stessa (non ancora disturbato da escavazioni
successive) che sarà oggetto di un accurato scavo stratigrafico.
Lo spazio absidale prima della rimozione della vasca
Fin da subito, comunque, si è potuto verificare che il rivestimento
parietale in marmo ancora in posto presenta anche un lacerto di intonaco
dipinto a coronamento della decorazione marmorea (forse originaria e
quindi risalente al V-VI secolo). Tuttavia la struttura muraria è stata
demolita e spianata fino al piano pavimentale in cocciopesto. Resta
l’impronta di una struttura muraria addossata alla parete,
presumibilmente risalente alla ristrutturazione di XII secolo e
interpretabile come la seduta riservata al clero e al cui centro
normalmente si trovava la cattedra dell’officiante.
Lo scavo eseguito in corrispondenza della facciata esterna dell’edificio
ha infine consentito di confermare l’esistenza di un nartece, il
portico che usualmente si addossava alla facciata degli edifici sacri
ravennati di età tardoantica. Si è potuto costatare che il nartece era
ancora esistente dopo le ristrutturazioni di XII e XVII secolo e che
venne demolito solo in seguito. Le sepolture ritrovate all’esterno della
facciata della chiesa, quindi, avevano trovato posto al coperto e non in
sede stradale. La pavimentazione del nartece di XII secolo era
costituita da grandi lastre in marmo rosso di Verona, ancora conservate
in aderenza alla facciata della chiesa.
L’importanza di questa notizia sta nel fatto che non solo ci consente di
immaginare un diverso sviluppo volumetrico dell’edificio di culto ma ci
porta anche a riconsiderare l’assetto urbanistico di questo isolato
nell’antichità. E’ infatti evidente che la sede stradale di via
Sant’Agnese, così come la conosciamo prima della creazione di piazza
Kennedy, non ricalcasse con esattezza un tracciato antico, ma che
quest’ultimo si trovasse invece più spostato in direzione di Palazzo
Rasponi dalle Teste.
Panoramica degli scavi al 17 dicembre 2015
Per quanto riguarda invece il grande sondaggio aperto in corrispondenza
degli Orti Rasponi, la pulizia ha consentito di comprendere come le
strutture rinvenute siano risalenti alla fase medievale dell’isolato,
occupato da alcuni edifici dotati di cortili con pozzi e cisterne.
Alla ripresa delle attività -dopo la pausa natalizia- si procederà con
l’infissione delle punte filtranti dell’impianto wellpoint in
quest’ultima area, in modo da consentire lo scavo stratigrafico in
approfondimento già previsto in quest’area.
6 aprile 2016
Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta in municipio per fare
il punto sui lavori di piazza Kennedy, l'assessore ai lavori pubblici e
mobilità Roberto Fagnani ha annunciato che la porzione di piazza Kennedy
non interessata dagli scavi archeologici, dove da alcune settimane sono
ripresi i lavori di riqualificazione, sarà fruibile da giugno. Negli
ultimi mesi sono state concordate le modalità di intervento sotto il
profilo archeologico e strutturale in stretta collaborazione con la
Soprintendenze Belle arti e paesaggio di Ravenna e la Soprintendenza
archeologia dell'Emilia Romagna. Il confronto proseguirà anche a scavi
ultimati (gli scavi infatti continuano nell'area della chiesa di
Sant'Agnese) per definire la strategia più opportuna in base all'entità
dei ritrovamenti.
Alla conferenza stampa sono intervenuti il Soprintendente Belle Arti e
Paesaggio per le provincie di Ravenna,Forlì-Cesena,Rimini Giorgio
Cozzolino, il Soprintendente Luigi Malnati e l'archeologa
della Soprintendenza archeologia dell'Emilia Romagna Valentina
Manzelli che coordina le attività relative agli scavi archeologici
della piazza Kennedy.
Malnati e Manzelli, con l'ausilio di immagini, hanno spiegato e
commentato i risultati delle indagini volte a definire la stratigrafia
relativa alle epoche storiche che hanno caratterizzato questo ambito
urbano e, in particolare, l'edificio della antica chiesa di Sant'Agnese
e l'entità dei ritrovamenti.
Il Soprintendente Malnati ha inoltre annunciato la volontà di
approfondire gli scavi nell'area circoscritta all'altare di Sant'Agnese
fino al rinvenimento dei resti risalenti al sesto secolo.
Le opere di riqualificazione di piazza Kennedy -curate dall'impresa Cbr
e finanziate interamente dalla Fondazione del Monte di Ravenna e
Bologna- sono iniziate il 22 giugno scorso. Il progetto è stato redatto
da tecnici del Comune in collaborazione con l’architetto Pierluigi
Cervellati per conto della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Contestualmente ai lavori, conclusi per quanto riguarda i marciapiedi
sul lato Palazzo Rasponi Murat, sono stati realizzate operazioni di
scavo presidiate dalla Soprintendenza Archeologica dell'Emilia Romagna
che hanno interessato sia il versante della piazza su via D'Azeglio
(Orti Rasponi), oggi concluse in assenza di reperti di rilievo, che
l'area della chiesa di sant'Agnese, dove proseguiranno le indagini
stratigrafiche. Tali operazioni hanno solo in minima parte rallentato il
previsto svolgimento delle opere che, da lunedì 11 aprile, riprenderanno
a pieno ritmo sul versante di via D'Azeglio per la realizzazione delle
fondazioni che ospiteranno le strutture di vendita (edicola, street food)
e le sedute collocate negli ex orti Rasponi.
Aggiornamenti a cura dell'archeologa Valentina Manzelli