Di recente sono state individuati i resti di un tratto della presunta via Popilia durante le operazioni di scavo per la posa di una nuova condotta del Canale Emiliano Romagnolo a Ravenna nell’area compresa tra la cava della Ca’ Bianca e via Fosso Ghiaia, nei pressi della località Savio, a sud dell'edificio di Sant'Apollinare in Classe.
Conoscendo con precisione l’ubicazione della strada, la Soprintendenza ha deciso, in accordo con il Canale Emiliano Romagnolo, di effettuare un ampio sondaggio in open area, al fine di esaminarne la struttura e determinarne lo stato di conservazione.
Lo scavo, diretto dalla dott.ssa Maria Grazia Maioli e coordinato dal dott. Cristiano Mazzoni della Coop. Archeologia di Firenze, ha permesso di scoprire un ampio tratto della strada romana, ancora parzialmente coperta da un viottolo sterrato moderno.
Veduta generale del tratto di Via Popilia portato alla luce
Si tratta di una strada glareata orientata Nord-Ovest/Sud-Est, di cui sono
ancora ben distinguibili almeno due fasi strutturali.
Della fase più antica, riferibile probabilmente al II-I sec. a.C., rimangono intatti
solo alcuni elementi: il nucleus, costituito da uno strato di ghiaia
fluviale, su cui sono evidenti almeno due solchi carrai, e la sottopreparazione,
ottenuta mediante la stesura di uno spesso impasto di malta e frammenti laterizi
e ceramici minutamente sbriciolati.
Sullo strato di preparazione sono evidenti i fori di alcuni pali, poco
profondi, probabilmente facenti parte di un impianto al momento non
identificabile. Il margine
ovest della strada è delimitato da una struttura muraria in mattoni (di cui
rimangono evidenti solo alcuni filari parzialmente sconvolti) e da un canale di
scolo poco profondo.
La seconda fase è relativa agli interventi resi necessari da un progressivo
degrado dell’assetto stradale che subirà nel tempo diversi rimaneggiamenti e
restauri.
Nella fascia occidentale della strada (circa 2 m) la glareata viene coperta, e
in alcune parti, sostituita da un piano regolare di mattoni malcotti sicuramente
oggetto di spoliazione in età tarda; il canale di scolo laterale viene inoltre
riscavato, incidendo parzialmente gli strati riferibili alla prima fase della
struttura stradale.
L’importanza del rinvenimento attuale è dovuto al fatto che fino ad oggi il
percorso della via Popilia era solo ipotizzato ma mai effettivamente
controllato; la strada romana infatti, costruita per motivi di sicurezza sui
cordoni litoranei, ha avuto non solo varie fasi di costruzione ma anche percorsi
diversi, subparalleli, collegati alle diverse situazioni della linea di costa
-che presentava un progressivo continuo spostamento verso est- e alla formazione
di nuove lagune e paludi costiere.
Particolare del piano di mattoni di II fase
Il tracciato della consolare Popilia è rappresentato nella "Tabula
Peutingeriana", carta conservata nella Biblioteca di Vienna e risalente al
IV o V sec.d.C. Nella carta sono identificate le varie stationes e
relative distanze, e le città principali di Ravenna e Aquileia sono
rappresentate, seppur in modo convenzionale, con il perimetro delle mura, le
torri e gli edifici.
Un'altra testimonianza è fornita dalla famosa pietra miliare di Adria, scoperta
nel secolo scorso nel confine settentrionale dell'antica cinta di Adria. Il
cippo segna l'ottantunesimo miglio romano della strada tracciata dal console
Publio Popilio Lenate nell'anno romano 621 (ricordiamo che il calcolo degli anni
romani decorreva dalla fondazione di Roma nel 753 a.C. e che pertanto il 621
romano corrisponde al 132 a.C.): ottantun miglia romane sono proprio la distanza
esatta tra Adria e Rimini. Altri cippi miliari relativi al percorso della via Popilia sono conservati al Museo Nazionale di Ravenna e in altri musei del
territorio: i cippi di epoca repubblicana, come quello conservato nell’Antiquarium
di Cesenatico, sono in arenaria; quelli di Ravenna sono in marmo e in pietre
diverse, anche in colonne di riutilizzo, e sono databili generalmente ad una
fase stradale di epoca tetrarchia e successiva, quando la strada seguì un nuovo
percorso, collegato alla linea di spiaggia di più recente formazione.
In epoca bizantina e medioevale il percorso della via Popilia è sostituito dal
quello della via Romea, la strada che i pellegrini seguivano nel loro cammino
verso Roma. Anche la Romea ha avuto poi la stessa sorte della Popilia, con vari
tracciati subparalleli di cui il tracciato dell’attuale strada Adriatica è
l’ultimo epigono.