Il percorso di visita nella Grotta del Re Tiberio: una passeggiata alla portata di tutti, un'esperienza interessante per adulti e bambini
LA GROTTA DEL RE TIBERIO
Visite guidate a cura delle Guide
Speleologiche del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola
Tornano le VISITE GRATUITE alla Grotta del Re Tiberio con le Guide Speleologiche del Parco Della Vena Del Gesso e l'associazione La Nottola Aps-Asd. Gruppi a numero limitato, consigliata la PRENOTAZIONE: cell. 389 031 2110 (no sms) / retiberio@nottola.org - n.b. al momento della prenotazione le guide forniranno le indicazioni per raggiungere il punto di ritrovo
APRILE e MAGGIO 2017 visite gratuite:
- sabato visite alle ore 15.30 e 17.00
- domenica visite alle ore 10.00, 11.30, 15.30 e 17.00
- festivi (17/04 - 25/04 - 1/05) ore 10.00, 11.30, 15.30 e 17.00
La visita al tratto turistico/archeologico dura da 60 a 90 minuti ed è adatta a tutte le età. Consigliato abbigliamento comodo, scarpe da trekking o scarpe con suola in gomma, un giacchetto leggero impermeabile (all’interno della grotta la temperatura è di circa 12 °C tutto l’anno). Viene fornito il caschetto.
Curiosità e foto: www.retiberio.it
Per i più esperti e avventurosi è possibile concordare anche emozionanti visite SPELEOLOGICHE, piccole avventure di avviamento alla speleologia. Difficoltà MEDIA, solo su prenotazione per piccoli gruppi con buone capacità motorie ed esperienza in montagna. Info: speleo.la@nottola.org
E dopo la grotta non mancate di visitare la sezione archeologica nella Rocca di Riolo Terme che espone i materiali recuperati negli scavi
La
Grotta del Re Tiberio si trova all’interno del Parco della Vena
del Gesso Romagnola, nel territorio di Riolo Terme (RA), non lontano da Via
Firenze in località Borgo Rivola.
Di ampio interesse locale e regionale per il suo altissimo valore archeologico e testimoniale,
riveste grande rilevanza anche a livello nazionale
come vestigia di una lunga frequentazione umana legata a culti collegati alla
presenza di acque salutari. La grotta è nota alla letteratura archeologica
italiana ed internazionale dalla metà dell’800 e il sito è uno
dei più significativi dell’Italia centro-settentrionale, sia per continuità di
frequentazione che per pluralità di destinazioni d’uso.
L'apertura al pubblico della Grotta del Re Tiberio (il 10
maggio 2014), ha segnato il punto
d'arrivo di un percorso di ricerca iniziato quasi 150 anni fa con i
pionieri dell’archeologia stratigrafica e proseguito a partire dal secolo scorso
sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna.
L’allestimento del percorso di visita all’interno del sito e l’ampliamento
dell’esposizione nella Rocca di Riolo, frutto di questa pluriennale attività di
ricerca, sono stati possibili grazie alla stretta collaborazione tra diversi
soggetti pubblici e privati, che hanno messo in rete le proprie risorse e le
proprie competenze al fine di restituire la grotta alla fruizione della
collettività.
All’impegno comune di tutti questi soggetti e all’apporto specifico di ognuno di
essi si deve la realizzazione del percorso di visita del sito, che propone la
rilettura del contesto archeologico alla luce dei suoi molteplici valori
naturali e culturali, sottolineandone l’inscindibile legame con il territorio
della Vena del Gesso Romagnola, nell’ottica di una valorizzazione sempre più
integrata e condivisa.
Grotta del Re Tiberio: Visite guidate con le Guide Speleologiche del Parco
Data la sua importanza archeologica e naturalistica, la Grotta del Re Tiberio
è accessibile al pubblico solo con visita guidata.
Le Guide Speleologiche del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola sono a
disposizione per interessanti e approfonditi accompagnamenti, organizzati in
collaborazione con l'associazione “La Nottola APS-ASD”. Le guide sono a disposizione per accompagnare scuole
e gruppi di almeno 20 visitatori, su prenotazione, per tutto il periodo
invernale, sia il sabato/domenica che durante la settimana.
In genere è prevista una quota di partecipazione (verificare con associazione); in caso di gruppi particolarmente numerosi,
si provvederà a dividerli in due turni successivi senza alcun aggravio di costo.
Durata 60-90 minuti. Prenotazione necessaria al 389 031 2110
(no sms) oppure speleo.la@nottola.org
www.facebook.com/grotta.retiberio
Per i più avventurosi le Guide Speleologiche organizzano anche delle VISITE SPELEOLOGICHE nelle zone più interne della Grotta, solo per piccoli gruppi, con buone capacità motorie.
Le visite guidate sono state gratuite fino al 15 novembre 2015 grazie al contributo del Parco della Vena del Gesso e del Comune di Riolo Terme (sabato ore 15.30, domenica e festivi ore 10.00 e ore 15.30)
Nel 2001 si rinvenne nel piano di calpestio della Grotta del Re Tiberio una
piccola apertura dovuta a una frana che faceva scivolare in una galleria
artificiale sottostante (scavata negli anni 60) una parte di materiale di
riporto che aveva riempito nei secoli il piano non gessoso del fondo della
Grotta. Ciò aveva creato un pavimento abbastanza omogeneo che fra gli anni 60 e 70, cioè dopo lo scavo della galleria sottostante, aveva già dato vita a una
frana molto più grande dell’attuale proprio al centro del passaggio ma che non
ne aveva impedito l’utilizzo per scopi turistici e culturali per una parte degli
anni 80 e di tutti gli anni 90, portando diverse migliaia di persone in visita
(almeno
fino all’inizio del 2001, anno in cui giunse la citata segnalazione).
In ragione
di ciò il Comune organizzò un incontro con la Proprietà - la Saint Gobain s.p.a.
- e la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, anche con la partecipazione di speleologi, per
cercare di capire cosa
stesse succedendo e le azioni da intraprendere sul piano della tutela.
Nell’aprile
2002 fu eseguito un saggio archeologico che diede buoni risultati sul piano dei
reperti
rinvenuti.
Sotto questa spinta il Comune di Riolo Terme, la Provincia di Ravenna
e la Regione Emilia-Romagna (grazie alla sensibilità del compianto ex Assessore
regionale Mario Luigi Bruschini) strinsero un patto che impegnava tutti gli
enti a un accordo per il recupero funzionale e museale della Grotta. Nel settembre 2013 i lavori sono terminati e la Grotta
è quindi di nuovo, e
finalmente, fruibile e visitabile. Il Parco della Vena del Gesso, unitamente al
Comune di Riolo Terme, consentiranno da oggi in poi, la conservazione di tale
monumento archeologico, innescando al contempo un positivo processo di sviluppo
socio-economico e turistico del territorio anche grazie al progetto europeo e
transfrontaliero, Julius, che vi ha dato un’ulteriore spinta per la sua
promozione e valorizzazione.
GEOLOGIA
La grotta del Re Tiberio si trova nella Vena del Gesso romagnola,
straordinario bastione roccioso costituito in prevalenza da una roccia “monomineralica”,
il gesso (solfato di calcio) della Formazione Gessoso-solfifera, formatosi in
seguito all’evaporazione delle acque marine e alla precipitazione di sali
minerali, innescatasi circa 6 milioni di anni fa a causa dell’isolamento del
Mediterraneo dall’Atlantico (“Crisi di Salinità” messiniana), avvenuto in
ripetute fasi, a formare una successione di grossi banchi (da 13 a 16), di
spessore variabile da 2 a 30 metri. I cristalli di gesso sono fittamente
addossati a formare una roccia macrocristallina chiamata selenite (dal greco
selene = luna) per gli argentei riflessi “lunari”.
La Gessoso-solfifera è una delle formazioni più caratteristiche dell’Appennino,
per le sue peculiarità geomorfologiche, che influiscono sugli aspetti
naturalistici, climatici e sulle attività e gli insediamenti dell’uomo.
A monte della dorsale gessosa affiorano le rocce più antiche della Formazione
Marnoso-arenacea (sabbie cementate e argille calcaree), il substrato su cui
poggia la Vena del Gesso; a valle i gessi sono ricoperti dalle più recenti
Argille Azzurre del Plio-Pleistocene, modellate dal tipico fenomeno dei
calanchi.
ASPETTI SPELEOLOGICI DELLA GROTTA DEL RE TIBERIO
La Grotta del Re Tiberio è la parte terminale di un vasto sistema di cavità
naturali che ha uno sviluppo complessivo di oltre 6 chilometri e un dislivello
di 223 metri.
Queste grotte drenano le acque dell’area di Monte Tondo. I torrenti sotterranei,
dopo un percorso esterno di alcune centinaia di metri, confluiscono nel Fiume
Senio.
Le grotte si sviluppano su più livelli: le gallerie poste a quote superiori sono
state abbandonate dalle acque a seguito del progressivo abbassamento del Senio.
L’acqua, sciogliendo la roccia gessosa, ha così generato un vasto reticolo
sotterraneo di gallerie, cunicoli, pozzi e sale che, a parte il tratto
turistico, sono, in genere, difficilmente percorribili.
L’attività estrattiva, sia in sotterraneo che all’esterno, ha intercettato in
più punti le grotte distruggendole in parte e alterando il percorso sotterraneo
delle acque che ora tornano a giorno tramite una galleria di cava.
Frequentata da tempo immemorabile, la Grotta del Re Tiberio ha conosciuto le
prime esplorazioni speleologiche all’inizio del secolo scorso. Prima il geografo
G.B. De Gasperi nel 1911, poi lo speleologo triestino G.B. Mornig negli anni
trenta hanno visitato e rilevato la grotta. Le esplorazioni sono proseguite nel
secondo dopoguerra a cura del Gruppo Speleologico Faentino. Una svolta è dovuta
all’attività dello Speleo GAM Mezzano che, a partire dal 1990, ha esplorato e
rilevato oltre 5 chilometri di nuove grotte.
PIANTE E ANIMALI ATTORNO E NELLA GROTTA DEL RE TIBERIO
Sulle pareti nei dintorni della grotta del Re Tiberio vegeta la rara felce
Cheilanthes persica, al limite occidentale dell’area di distribuzione, che va da
Monte Mauro a Monte Tondo; all’ingresso della grotta si trovano ancora alcuni
esemplari di un’altra felce, Adiantum capillus-veneris, mentre la rarissima
Asplenium sagittatum è data per estinta da oltre 50 anni.
Il sistema di grotte e gallerie dei Gessi di Monte Tondo ospita ben 15 specie di
pipistrelli, con importanti colonie riproduttive o invernali di miniottero,
vespertilio maggiore, vespertilio di Blyth e ferro di cavallo eurìale.
Le pareti attorno alla grotta ospitano una piccola colonia riproduttiva della
rondine montana, specie insolita a quote così basse e, in inverno, alcuni
esemplari del coloratissimo picchio muraiolo e di sordone.
La grotta ospita anche un’interessante fauna invertebrata, con ben otto specie
troglobie ed eutroglofile (cioè esclusivamente o prevalentemente cavernicole),
tra cui il piccolo gamberetto diafano Niphargus gruppo longicaudatus, l’isopode
Androniscus dentiger, due specie di acari endemiche del Re Tiberio (Medioppia
melisi e Ramusella caporiacci) e la bella cavalletta Dolichopoda laetitiae.
LA FREQUENTAZIONE UMANA DELLA TANA DEL RE TIBERIO NEGLI ULTIMI SECOLI
La Tana del Re Tiberio continuò ad essere frequentata dall’uomo anche in
tempi recenti, con finalità ovviamente diverse da quelle funerarie e di culto
proprie delle età del Rame, del Bronzo e del Ferro e del periodo romano. Verso
la metà dell’Ottocento, il guano accumulatosi nella grotta fu ad esempio
sfruttato dall’agrario emiliano Giovanni Orlandi per essere impiegato come
fertilizzante.
Tra XIX e XX secolo cominciò invece una stagione di intenso studio scientifico
(geologia, archeologia, speleologia), legata a figure pionieristiche quali
Giuseppe Scarabelli (1820-1905), Giacomo Tassinari (1812-1900) e Giovanni
Bertini Mornig (1910-1981). Nell’inverno tra il 1944 e il 1945 il fronte della
Seconda Guerra Mondiale si fermò per molti mesi lungo l’asta del Torrente Senio:
alcune famiglie locali decisero di sfollare, per un periodo limitato,
all’interno della nostra cavità.
Ne è una conferma diretta una scritta a carboncino, datata 1944, ancora oggi ben
leggibile in una delle pareti gessose. Ma, sino al recente passato, la
frequentazione più cospicua era probabilmente legata a gente comune e semplici
curiosi, che vi si recavano affascinati da una leggenda qui ambientata: il nome
della cavità sarebbe derivato dall’omonimo Imperatore romano, il quale si
sarebbe nascosto a lungo all’interno per sfuggire ad una profezia che lo voleva
morto a causa di un fulmine. Stanco dell’isolamento, in una giornata serena egli
uscì infine all’aperto, ma il tempo cambiò repentinamente e Tiberio morì
folgorato così come predettogli.
Tale leggenda, simboleggiante l’ineluttabilità del destino e in passato molto
famosa in tutta la Romagna, fu oggetto di rielaborazioni poetiche, artistiche e
persino teatrali da parte di numerosi autori.
LE RICERCHE ARCHEOLOGICHE (a cura di
Monica Miari)
Nell’antichità la Grotta del Re Tiberio rappresentò uno dei luoghi di culto
naturali più importanti della regione. Ne sono testimonianza i bronzetti votivi
e le centinaia di vasetti miniaturistici deposti in prossimità delle vaschette
di raccolta delle acque di stillicidio, raccolti in più riprese in 150 di
ricerche.
Nel 2010, nell’ambito del progetto di recupero museale della grotta, gli scavi
diretti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna hanno
riportato in luce l’intero sistema di vaschette votive della parete d’ingresso.
Grazie all’apertura di un saggio interno è stata poi messa in luce la
stratigrafia completa dei depositi archeologici, dalla preistoria all’età
moderna. Sì è avuto così modo di accertare che la grotta fu utilizzata
intenzionalmente come luogo di sepoltura tra l’età del Rame e gli inizi del
Bronzo Antico (III - inizi II millennio a.C.) e, successivamente, a scopo
cultuale, dalla metà del I millennio a.C. fino ad età romana-imperiale.
Vasetti miniaturistici deposti in prossimità delle vaschette di raccolta delle
acque di stillicidio: ne sono stati trovati a centinaia
LE CAMPAGNE DI SCAVO DEL 2010: LA ZONA INGRESSUALE (a cura di Claudio
Negrini)
L’indagine archeologica ha permesso di comprendere il funzionamento del
complesso sistema per la raccolta e lo scolo della acque di stillicidio
collegato alle vaschette esistenti sulla parete Sud della grotta. Nel corso
della seconda età del ferro (550-400 a.C. ca) venne realizzato il primo impianto
di captazione, immagazzinamento e deflusso delle acque, costituito dalle
vaschette della parete meridionale e dalle canalizzazioni scavate sul fondo
della caverna. In questo sistema, legato allo sfruttamento delle acque di
stillicidio, è da riconoscere l’area sacra d’età umbra.
Grazie al raggiungimento del piano basale di ingresso, già all’entrata si
possono notare alcune scoline scavate direttamente sul conglomerato, che
convergono verso un inghiottitoio naturale nella parete Sud, in cui riconoscere
il principale collettore per il deflusso della acque di quasi tutto il settore
ingressuale.
Durante l’età romana l’utilizzo della grotta non sembra cambiare. Non solo il
sistema creato appare ancora in uso, ma è mantenuto efficiente e adeguatamente
aggiornato. Inoltre viene innalzato anche un piccolo muretto a secco, di cui si
conserva parte della fondazione in scaglie di gesso disposte in ordini
irregolari. Tale struttura muraria sembra configurarsi come una sorta di
sbarramento–soglia dell’ingresso della grotta, verosimilmente funzionale al
raggiungimento di un camminamento ricavato sulla parete meridionale, che
permetteva a sua volta la fruizione delle vaschette.
Purtroppo i reperti d’età romana nella zona ingressuale sono venuti alla luce
per lo più in giacitura secondaria, rimescolati negli strati post-classici e
moderni. Tuttavia alcuni di questi attestano una frequentazione continuativa
della grotta almeno fino al III secolo d.C. Da questo momento tutto il sistema
di captazione dell’acqua sorgiva sembra essere stato abbandonato. Ciò ha portato
alla formazione di quei depositi più o meno naturali a cui si deve la copertura
e l’occlusione del sistema di drenaggio. Su questi depositi si impostano diversi
livelli di frequentazione medievali e moderni, caratterizzati da tracce di
focatura in testa. Gli strati medievali sono stati identificati grazie alla
presenza di frammenti di maiolica riferibili ad un periodo tra il XIV ed il XV
secolo d.C.
IL “SAGGIO A” ALL’INTERNO DELLA GROTTA (a cura di Paola Poli)
Il saggio più interno è stato eseguito a partire da una vecchia trincea del
2002 che è stata riaperta ed ampliata, al cui interno si conservava gran parte
dei sedimenti archeologici originari, che hanno permesso di leggere una sequenza
di livelli di frequentazione che a partire dall’età del rame arriva fino a
quella moderna.
Le testimonianze più antiche sono di carattere funerario e sono emerse lungo la
parete occidentale del sondaggio. Qui sono presenti piccole cavità naturali,
all’interno delle quali si sono rinvenuti due strati di ossa umane sovrapposte e
reperti per lo più ceramici riferibili ai corredi funerari. Le analisi
antropologiche hanno portato al riconoscimento di 4 individui, 2 infanti e 2
adulti. Lo scheletro del bambino più piccolo si trovava nel livello più basso e
nella parte più interna della nicchia originaria. Le ossa di dimensioni maggiori
invece si trovavano nel livello superiore e mostravano una netta divisione tra
quelle lunghe intenzionalmente raggruppate e le altre. Non sono stati
individuati invece i crani dei defunti. Ciò sembra frutto di un intenzionale
rimaneggiamento, comprendente pratiche asportazione dei resti, legate al culto
degli antenati. Dopo l’abbandono delle sepolture, sopra alle ossa, si è formato
un livello di concrezionamento che le ha in gran parte ricoperte. La
frequentazione antropica successiva si caratterizza per una serie continua di
depositi, intervallati da diversi piani di frequentazione.
Concordemente con quanto individuato da Scarabelli nella trincea del 1870, si
sono individuati vari livelli riferibili all’età del ferro, attribuibili a due
momenti diversi della frequentazione preromana del sito. Si potrebbe pensare che
alla frequentazione umbra ne sia seguita un’altra, presumibilmente in età
celtica. La maggior parte dei frammenti ceramici di entrambe le fasi sono
attribuibili a vasi utilizzabili per raccogliere e conservare le acque,
compatibili quindi all’uso santuariale della grotta.
Sopra questi strati, senza apparente soluzione di continuità, sono venuti alla
luce i depositi riferibili all’età romana, che andavano a riempire
definitivamente la parte più profonda del saggio, innalzandone il piano di
calpestio fino al sostanziale livellamento del settore. I materiali contenuti in
questi strati sono da ricondurre ad età repubblicana o primo-imperiale. Questo
esteso livellamento potrebbe essere parte di un’intenzionale risistemazione
generale della grotta, eseguita dai Romani al momento della loro occupazione del
sito, a cui non è estranea anche la costruzione del muretto all’ingresso.
Successivamente l’area è caratterizzata da una serie di livelli di crescita
riferibili alle fasi di frequentazione della grotta post-classiche, medievali e
post-medievali, tra cui si segnala un piano d’uso con tracce d’attività
pirotecniche medievali forse da ricondurre all’azione dei famosi falsari noti
sin dalle prime ricerche ottocentesche.
LA CAVA DI MONTE TONDO OGGI: ESEMPIO DI SOSTENIBILITÀ ESTRATTIVA GYPROC
SAINT-GOBAIN
L’attività del polo unico regionale per l’estrazione di gesso, denominato cava
Monte Tondo, è oggi svolta a cielo aperto con metodo di estrazione tradizionale,
contestualmente all’attività di recupero ambientale e di tutela delle
biodiversità locali. La cava, oggi certificata ambiente ISO 14001, confina e
coesiste con il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola; Gyproc
Saint-Gobain è difatti impegnata nella missione di operare come membro
responsabile nella comunità nella quale opera, valorizzando il territorio e
assicurandosi che l’estrazione sia condotta minimizzando gli impatti ambientali.
Il gesso estratto viene impiegato per la produzione di soluzioni innovative per
l’edilizia ecosostenibile, nel limitrofo stabilimento Gyproc Saint-Gobain,
contribuendo al progresso economico della vallata. Il paesaggio “lunare” di cava
rappresenta a tutti gli effetti un laboratorio multidisciplinare a cielo aperto;
attività di ricerca scientifica, sportive e turistico-culturali, tra cui la
messa in sicurezza della grotta di Re Tiberio, sono tra le azioni di sviluppo
sostenibile poste in essere dalla gestione Gyproc Saint-Gobain.
Enti promotori e finanziatori: Regione Emilia-Romagna - Assessorato
Sicurezza territoriale, Difesa del Suolo e della Costa. Protezione civile Comune
di Riolo Terme, Provincia di Ravenna, Gyproc Saint-Gobain
Progetto scientifico: Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna, Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna
Coordinamento tecnico -amministrativo del progetto
Regione Emilia-Romagna: Annarita Rizzati, Massimo Romagnoli
Comune di Riolo Terme: Antonella Caranese , Alfio Gentilini
Provincia di Ravenna: Marco Bacchini
Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna: Massimiliano Costa,
Alessandro Poggiali
Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna: Monica Miari,
Claudia Tempesta
Comune di Casola Valsenio: Fabio Ceroni
Progetto di consolidamento del calpestio della grotta: Gyproc
Saint-Gobain (progettisti Nicola Sciarra e Antonello Fanti, direzione lavori
Antonello Fanti, responsabile di cantiere Silvano Sartor, direzione e
coordinamento tecnico Roberto Margutti)
Progetto e realizzazione percorso di visita: Consorzio di Bonifica
Romagna Occidentale (direzione tecnica Gabriele Minardi)
Indagini archeologiche: Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna (direzione scientifica Patrizia von Eles e Monica Miari),
Wunderkammer s.n.c. (responsabili Claudio Negrini e Paola Poli; analisi
geo-archeologiche Fabrizio Finotelli; paleoantropologia Claudio Cavazzuti)
Rilievo topografico laser scanner: Virtual Geo s.r.l. di Pordenone
(coordinatore Roberta Tedeschi, responsabile Fabrizio Gardenal), con il
Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico ambientali dell’Università di
Bologna
Documentazione fotografica: Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna e ente gestionale parchi
per informazioni sulle visite vedi
http://www.parcovenadelgesso.it/
http://www.comune.rioloterme.ra.it/
Referente Massimiliano Costa, Direttore dell’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna
INAUGURAZIONE GROTTA DEL RE TIBERIO: Sabato 10 maggio ore 9.30 nell’Aula multimediale della Rocca di Riolo Terme
INTERVENGONO AL CONVEGNO:
Paola Gazzolo, assessore alla difesa suolo e protezione civile della
Regione Emilia Romagna
Francesco Rivola, assessore ai Parchi della Provincia di Ravenna
il Sindaco del Comune di Riolo Terme
Silvia Altran, Sindaco del Comune di Monfalcone, leader del
progetto Julius
Roberto Margutti, proprietà Gyproc Saint Gobain
Monica Miari, archeologa della Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna
Claudio Negrini e Paola Poli, ditta Wunderkammer che ha effettuato gli
scavi archeologici
Gabriele Minardi, Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale
Massimiliano Costa, Direttore dell’Ente di Gestione per i Parchi e la
Biodiversità – Romagna
Barbara Donati, autrice del libro della favola sulla leggenda del Re
Tiberio
La famiglia dell’ex Assessore regionale Mario Luigi Bruschini
Al termine buffet offerto dall’Amministrazione Comunale di Riolo Terme
ALLE ORE 15 TRASFERIMENTO ALLA GROTTA DEL RE TIBERIO PER LA VISITA GUIDATA INAUGURALE
Per successive visite alla Grotta del Re Tiberio consultare i siti www.parcovenadelgesso.it e www.parchidiromagna.it
Da domenica 3 aprile a domenica 30 ottobre 2016
VISITE GUIDATE GRATUITE
il
sabato alle ore 15.30, la domenica e festivi alle ore 10 e alle ore 15.30
Prenotazione obbligatoria 389 031 2110 oppure
speleo.la@nottola.org
al momento della prenotazione le guide forniranno le indicazioni per raggiungere
il punto di ritrovo
Le visite sono a cura delle Guide Speleologiche del Parco Regionale della
Vena del Gesso Romagnola in collaborazione con La Nottola APS-ASD grazie al
contributo del Comune di Riolo Terme e del Parco Regionale della Vena del Gesso
Romagnola. La visita dura da 60 a 90 minuti.
Consigliate scarpe comode con suola in
gomma, meglio se scarponcini o scarpe da trekking. Viene fornito il caschetto.
All’interno della grotta la temperatura è di circa 12 °C tutto l’anno.
Gruppi a numero limitato, consigliata la prenotazione: cell. 389.031.2110 (no sms),
mail retiberio@nottola.org n.b.
al momento della prenotazione le guide forniranno le indicazioni per raggiungere
il punto di ritrovo
Per Scuole, Centri Estivi e gruppi organizzati di circa 20 partecipanti è
possibile visitare la grotta anche infrasettimanalmente al prezzo convenzionato
di €6,00 a persona. Per i più esperti e avventurosi, saranno presto attivate
anche visite al tratto "speleologico/storico".
Se concordate per tempo, non ci sono
problemi di giorni e orario per le visite invernali.