Nel giugno del 1216 i Faentini distrussero il castello di Casola lasciando in vita i suoi abitanti che si insediarono più in basso, sulla sponda destra del Rio Casola, prima che questo precipiti verso il fiume Senio.
Nel corso dei secoli il borgo si ampliò verso sud, seguendo il ciglione che sovrasta la riva sinistra del fiume, mantenendo come parrocchiale e luogo di sepoltura dei casolani l’antica chiesa del castello, sopravvissuta alla sua distruzione.
Era detta anche Chiesa di Sopra per distinguerla dalla Chiesa di Sotto, eretta verso la metà del ‘500 ai margini del paese e dedicata a Santa Maria Maddalena.
Nel 1657 la titolarità della parrocchia e il fonte battesimale furono spostati nella Chiesa di Santa Maria Maddalena che divenne l’Assunta. La Chiesa di Sopra continuò ad essere utilizzata come cimitero e luogo di culto.
In un documento della metà del ‘700 si presenta con la facciata rivolta ad occidente con sopra la porta (E) la rosa che dà luce all’interno insieme ad altre quattro finestre poste nelle pareti laterali.
Costruita in arenaria con bozze agli angoli, la chiesa risulta lunga poco più di 16 metri e larga 7,5. In fondo, al centro, è posto l’altar maggiore (A) mentre due altari dedicati al SS. Crocifisso (C) e a San Giuseppe (D) trovano spazio in due rientranze a metà delle pareti laterali.
Da una scaletta (B), posta nella parete di fondo, si accede ai locali della canonica. Sul muro destro si eleva di due metri e mezzo dal tetto un campanile a vela con una campana del 1478.
Attorno al 1820 la chiesa cessò d’essere officiata, ma continuò ad ospitare le sepolture dei casolani. Il sagrato serviva da pubblico cimitero mentre all’interno si trovavano otto sepolcreti: due del Comune (H e L), uno delle donne (G), due dei bambini (N e O), uno dei sacerdoti (I) e due delle famiglie Poggi e Berti (F e M).
A metà dell’800, con la costruzione di un nuovo cimitero a valle del paese, la Chiesa di Sopra perdette importanza e in poco tempo l’edificio, già in stato precario, crollò e venne abbandonato.
Rimase in piedi solo una parte del muro di levante e il piccolo campanile con la vecchia campana che continuò per circa un secolo a far sentire la sua voce in occasioni di lutto e di solennità.
Dal 1985, dopo decenni di silenzio, si odono di nuovo i suoi rintocchi che annunciano la nascita di ogni nuovo abitante di Casola Valsenio
L'indagine archeologica
Nel
1927, nel primo volume delle Chiese della Diocesi d’Imola, in conclusione delle
pagine dedicate alla Chiesa di Sopra di Casola Valsenio, padre Serafino Gaddoni
scriveva “È inutile notare come questo luogo meriti d’essere conservato per il
suo interesse storico e religioso”.
Già a quell’epoca dell’antico edificio non restava in piedi che parte del muro
di levante e il piccolo campanile a vela. Dopo ottant’anni la situazione si era
ulteriormente aggravata, presentando un dissesto statico con lesioni che ne
compromettevano la stabilità con il rischio di cancellare la memoria materiale
del più antico monumento del paese. Le murature in pietra di fiume risultavano
fortemente scollegate e sconnesse ed il campanile a vela presentava un vistoso
‘fuori piombo’, tanto da lasciar prevedere un possibile ribaltamento con
pericolo per l’incolumità pubblica.
Grazie
ai contributi finanziari dell’Unione Europea e della Provincia di Ravenna, nel
2011 il Comune di Casola Valsenio ha provveduto al consolidamento dei resti
dell’edificio religioso con un intervento preceduto da un’indagine
archeologica del sito.
Tale indagine ha portato alla luce la pavimentazione dell’edificio, la
fondazione di una cappella laterale sul lato valle, oltre a numerose sepolture
ed oggetti di devozione religiosa di varie epoche: spille, grani di rosario,
piccoli crocifissi, medagliette e un azabache jacopeo (a sinistra, Fig. 2).
Si tratta di un monile di produzione spagnola in lignite fossile con un foro
passante diffuso tra i pellegrini che si recavano a Santiago di Compostela. È un
oggetto poco diffuso in ambito italiano e il confronto con altri esemplari, tra
cui uno ritrovato ad Alghero, rimanda ai morti di peste tra la fine del XVI e
l’inizio del XVII secolo.
Il Restauro
Conclusi gli scavi si è proceduto all’intervento di consolidamento che non
ha comportato modifiche all’aspetto esteriore dei resti dell’edificio. Tali
operazioni sono consistite in:
- scarnitura e pulitura dei giunti di malta e nuova stuccatura;
- trivellazione ed inserimento all'interno della muratura di armature pre-tese
in materiale composito (barre fibra di vetro) fissate con iniezioni di resina al
fine di ricollegare i pannelli che nel tempo si erano slegati;
- protezione delle murature in elevazione dall’infiltrazione di acqua con un
sottile cordolo di collegamento in fibra di basalto e resina;
- consolidamento delle fondazioni con inserimento di micropali trivellati e
travi in cemento armato.
È un intervento che salva un monumento che dall’alto del poggio continuerà a
ricordare alle future generazioni di casolani le origini e la storia del loro
paese.
Supervisione scavi archeologici
Dott.ssa Chiara Guarnieri (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna)
Direzione scavi archeologici
Dott. Pierluigi Giroldini
Progetto e direzione dei lavori di consolidamento
Arch. Irene Gambetti
Ing. Marco Campoli
Esecuzione lavori
Tec.Inn s.r.l.
Sollazzini s.r.l.
6 giugno 2012