Quaderni di Archeologia dell'Emilia-Romagna 36
PARCO NOVI SAD DI MODENA: DALLO SCAVO AL PARCO ARCHEOLOGICO
Archeologia, antropologia, storia e ambiente di un insediamento periurbano di età romana e medievale
a cura di Donato Labate e Luigi Malnati
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Quaderno di Archeologia dell'Emilia-Romagna n. 36L'area Novi Sad è oggi un comodo parcheggio sotterraneo a pochi passi dal Duomo di Modena e dal palazzo dei Musei. Ma in superficie è anche Novi Ark, un parco di valore archeologico in cui sono stati ricollocato i manufatti più significativi rinvenuti durante lo scavo estensivo condotto nel 2009-2010 in occasione dei lavori per il parcheggio. Un luogo che, nel posto dell'ex Ippodromo modenese, espone come in un museo a cielo aperto importanti frammenti della storia di Mutina romana spiegandone genesi, collocazione e significato. Il tratto di strada con i basolati ricomposti, i recinti funerari, le stele e gli altri manufatti sono inseriti nel disegno moderno e funzionale dell'area verde mentre il passaggio dei cittadini e dei turisti che si fermano a guardare e a leggere i pannelli esplicativi è un segnale tangibile del successo dell'operazione.
Le problematiche e i risultati scientifici dello scavo archeologico esposti in questo volume danno conto dell'eccezionalità dell'impresa che arricchisce la storia della città antica di elementi fino ad allora inesplorati. La celerità con cui si sono dati alle stampe i risultati di un lavoro assai complesso è motivo di grande soddisfazione per la Soprintendenza (allora Archeologica, oggi Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara), l'amministrazione comunale e la Cooperativa Archeologia che ha effettuato materialmente gli scavi. Per la vastità dell'area indagata, per la quantità di strutture e materiali rinvenuti, per la sinergia tra imprese private e istituzioni gravitanti a vario titolo attorno al cantiere e per la restituzione alla città di un parco impreziosito dalla ricollocazione di pregevoli manufatti antichi, possiamo oggi dire che il caso del Novi Park di Modena è un esempio positivo di attività sul campo e di studio/divulgazione delle informazioni acquisite. L'ampio ventaglio cronologico individuato (dall'Età del ferro al Seicento, con preponderanza della fase romana) ha permesso non solo di arricchire la conoscenza della storia e delle dinamiche evolutive della città di Modena ma anche di conquistare un nuovo inestimabile patrimonio sia tangibile (i numerosi reperti sono già stati esposti al Museo Civico Archeologico Etnologico e in parte ricollocati nel parco) che immateriale, attraverso la messe di informazioni geologiche, storiche, topografiche, architettoniche, archeobotaniche, antropologiche e della cultura materiale che ha offerto il giacimento archeologico pluristratificato.

 


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