
In anni recenti il settore meridionale del centro storico di Bologna č stato oggetto di numerosi scavi archeologici stratigrafici realizzati soprattutto nell’ambito di interventi edilizi: ricordiamo gli scavi estensivi condotti in via S. Caterina, Frassinago, Barberia, di nuovo D'Azeglio (nel corso della ristrutturazione di Palazzo Legnani-Pizzardi), Capramozza e in viale Aldini. Purtroppo le edizioni sistematiche di questi interventi, spesso importanti per la comprensione delle vicende storico-urbanistiche della cittą, sono state assai rare, se si esclude la pubblicazione esaustiva dello scavo archeologico di via Foscolo-Frassinago, di particolare rilievo, cui si aggiunge ora questa edizione sulle indagini svolte in via D’Azeglio.
Il lavoro occorso per dare notizia in tempi brevi di uno scavo particolarmente complesso ed articolato, in cui la sequenza serrata delle stratigrafie copre un arco cronologico di svariati secoli, č frutto della sinergia di figure professionali, studiosi di varie discipline che hanno elaborato i dati raccolti nel corso delle attivitą sul terreno, restituendo nel complesso un quadro interpretativo di grande interesse. A tutti gli autori, a coloro che hanno eseguito gli scavi va il riconoscimento dello sforzo compiuto per raggiungere l’obiettivo scientifico prefissato.
La complessitą delle stratigrafie individuate nello scavo di via D’Azeglio, il riconoscimento di un’importante sequenza strutturale e insediativa riscontrata in particolare per l’etą protofelsinea e felsinea, ha suggerito di completare il quadro conoscitivo attraverso la comparazione e l’edizione preliminare di altri due importanti scavi archeologici, quelli di via Capramozza e di viale Aldini, eseguiti quasi contemporaneamente e situati entrambi a breve distanza dall’intervento di via D’Azeglio.
E’ importante infine sottolineare lo stretto rapporto di collaborazione che si č instaurato fin dalle prime fasi operative con il Comune di Bologna e il soggetto esecutore del parcheggio sotterraneo, Bologna Park s.r.l., che hanno sostenuto la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna nella realizzazione di questa impresa che ha coinvolto non solo gli archeologi ma anche il personale scientifico e tecnico dell'Istituto, restauratori, fotografi e disegnatori, in quello spirito di condivisione degli obiettivi e reciproca stima che rende possibili risultati di eccellenza.