Situato sulle prime colline dell'Appennino, a
cavallo del torrente Guerro e a dominio di importanti vie di transito verso la
pianura modenese, il
territorio di Castelvetro è stato da sempre sede di importanti stanziamenti umani. Il
volume traccia un quadro di questi stanziamenti nelle varie epoche a partire
dall'età del Bronzo, quando prevale la tendenza a organizzarsi in nuclei
abitativi consistenti (a livello di villaggio) con capacità di sfruttare le
potenzialità agricole e strategiche dell'area. Durante l'occupazione etrusca
sembra prevalere la vocazione del colle (dove sorge l'attuale abitato) a fungere
da caposaldo a controllo territoriale; risale a questo periodo l'importante
necropoli di V sec. a.C. che testimonia il ruolo svolto dai gruppi aristocratici
etruschi non solo nei centri urbani ma anche sul territorio.
L'occupazione gallica cancella la funzione strategica dell'abitato etrusco e il
territorio di Castelvetro torna ad essere occupato e sfruttato dal punto di
vista agricolo e residenziale in età romana, quando alcune ville si
distinguono sia per estensione e complessità dell'impianto che per l'entità
delle strutture produttive rinvenute, che mostrano una notevole ricchezza
economica dell'area che pare protrarsi fino all'età tardo-antica. Ne è un
esempio clamoroso il tesoretto di migliaia di monete d'argento rinvenuto in
località Frascarolo, sepolto da qualche facoltoso possidente forse quando si
avvicinava a Modena l'esercito di schiavi insorti guidati da Spartaco nel 72
a.C.
Più scarsi e discontinui sono i dati relativi al periodo altomedievale, quando
certamente l'insicurezza che di nuovo gravava sul territorio nei secolo compresi
tra la caduta dell'impero e il Mille portarono a un nuovo arroccamento sul colle
sede dell'attuale cittadina.