Quaderni di Archeologia dell'Emilia-Romagna 17
CASTELVETRO
Archeologia e ricerche topografiche
a cura di Donato Labate
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Situato sulle prime  colline dell'Appennino, a cavallo del torrente Guerro e a dominio di importanti vie di transito verso la pianura modenese, il territorio di Castelvetro è stato da sempre sede di importanti stanziamenti umani. Il volume traccia un quadro di questi stanziamenti nelle varie epoche a partire dall'età del Bronzo, quando prevale la tendenza a organizzarsi in nuclei abitativi consistenti (a livello di villaggio) con capacità di sfruttare le potenzialità agricole e strategiche dell'area. Durante l'occupazione etrusca sembra prevalere la vocazione del colle (dove sorge l'attuale abitato) a fungere da caposaldo a controllo territoriale; risale a questo periodo l'importante necropoli di V sec. a.C. che testimonia il ruolo svolto dai gruppi aristocratici etruschi non solo nei centri urbani ma anche sul territorio.
L'occupazione gallica cancella la funzione strategica dell'abitato etrusco e il territorio di Castelvetro torna ad essere occupato e sfruttato dal punto di vista agricolo e residenziale  in età romana, quando alcune ville si distinguono sia per estensione e complessità dell'impianto che per l'entità delle strutture produttive rinvenute, che mostrano una notevole ricchezza economica dell'area che pare protrarsi fino all'età tardo-antica. Ne è un esempio clamoroso il tesoretto di migliaia di monete d'argento rinvenuto in località Frascarolo, sepolto da qualche facoltoso possidente forse quando si avvicinava a Modena l'esercito di schiavi insorti guidati da Spartaco nel 72 a.C.
Più scarsi e discontinui sono i dati relativi al periodo altomedievale, quando certamente l'insicurezza che di nuovo gravava sul territorio nei secolo compresi tra la caduta dell'impero e il Mille portarono a un nuovo arroccamento sul colle sede dell'attuale cittadina.

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