
La
necropoli romana rinvenuta nel 2002 a Gambulaga, in territorio ferrarese, rappresenta una
scoperta archeologica di grande rilievo. Piccolo ma importante, il sepolcreto
appartenne alla ricca famiglia dei Fadieni vissuta nell'area deltizia durante la prima età imperiale. Al di là del merito scientifico e dell'importanza del
contesto di scavo, delle stele funerarie -veramente straordinarie per patrimonio
figurativo e intensità del testo epigrafico- e dei corredi funerari di
riferimento, preme rilevare la novità della scoperta di Gambulaga. Essa offre la
rara occasione di poter apprezzare le manifestazioni funerarie di una delle
famiglie che presumibilmente abitavano le grandi ville del territorio padano
(quali conosciamo, ad esempio, dagli scavi di Russi) o i ricchi borghi rurali che
si collocavano lungo le strade consolari della Cisalpina. Si tratta di
rappresentanti di quella classe dirigente medio-alta che costituì l'ossatura del
sistema economico di questa regione e ne fece, tra la tarda età repubblicana e
il II secolo d.C., una delle più ricche dell'Impero; tra loro erano certo scelti
gli alti gradi della burocrazia e dell'esercito romano.
Il volume racconta non solo la storia di uno scavo e di una famiglia, ma apre
uno squarcio sui riti e le cerimonie funebri e sulle vicende economiche e lo
stile di vita dei Fadieni. Anche per questo l'omonima mostra allestita alla
Delizia Estense del Verginese dal 27 aprile 2006 al 27 maggio 2007 ha avuto e
sta avendo un così grande successo di pubblico e di critica. Il gradimento dei
visitatori e la copertura della stampa, anche a livello nazionale, confermano la
capacità di suggestione di una necropoli per vari aspetti unica, dove le
stele sembrano sussurrare all'orecchio del viandante, ancora oggi, il loro
messaggio di verità e bellezza
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