Il
termine "aes
signatum" definisce i lingotti di rame presenti in tutta Italia tra il V e il VI sec.a.C., ottenuti per fusione in matrice bivalve, di peso variabile tra il
mezzo e i due chilogrammi, e in genere recanti un contrassegno, i più antichi
una sorta di ramo secco. Dei numerosi ripostigli di aes signatum rinvenuti
in Emilia -la regione dove vengono ritrovati con più frequenza- il più ricco,
con 99 pezzi recuperati, è certamente quello di Castelfranco Emilia che schiude
nuovi orizzonti alla ricerca sull'assetto politico-economico del territorio
nella seconda Età del Ferro.
Il volume di Diana Neri fornisce un contributo specifico affrontando la
pubblicazione di due rinvenimenti molto particolari, già noti ma mai editi in
modo esaustivo. Il ripostiglio di pani aes signatum e di lingotti del
podere Cappella -il più ricco del genere finora noto- è pubblicato
integralmente ed è accompagnato da una serie di considerazioni di ordine
tecnico, suffragate da analisi di laboratorio affidate a Livio Follo, che
invitano a considerare questa produzione in un preciso contesto
storico-culturale, quello dell'Emilia del VI e V secolo a.C..
Il ripostiglio monetale di podere Pradella, datato alla fine del III secolo,
apre uno spiraglio importante su un periodo per il quale i dati del territorio
modenese sono ancora troppo scarsi per avanzare proposte realistiche di
ricostruzione storica.
Diana Neri estende la sua ricerca ad altri ritrovamenti fatti a Castelfranco
Emilia e soprattutto a quel gruzzolo di monete greche in bronzo, databili tra il
IV e III sec. a.C., probabili indizi di un santuario frequentato fino alla
vigilia della romanizzazione, da localizzare in rapporto con risorgive e acque
correnti locali tra i poderi Pradella e Prato dei Monti.