Alla fine del mese di maggio 2006 è stato condotto, in collaborazione con il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, un saggio di scavo in Piazza Roma a Modena che ha portato alla luce alcune strutture di età romana. Il saggio -consistente in una trincea lunga 13 m, larga 4 m e profonda 6 m-, ha individuato un tratto di mura leggermente a scarpa da riferire alle fortificazioni di età romana, un muretto parallelo alle fortificazioni con la base di un pilastro e un piano di calpestio con laterizi. È stata inoltre documentata una successione stratigrafica, per un’altezza di circa 6 metri, formata da un’alternanza di depositi alluvionali e da giacimenti archeologici databili dall’età romana all’età contemporanea.
Le fortificazioni
La struttura più significativa riportata in luce è da riferire ad un tratto
delle fortificazioni di età romana, consistente in un grande muro in laterizi,
di cui è stato possibile accertare orientamento, stato di conservazione e
dimensioni. Il muro, con orientamento est-ovest è stato individuato a circa 1,10
m sotto l’attuale piano stradale, ed è largo al tetto circa 3,5 m mentre
l’altezza, per la parte di muro ancora conservata, è di circa 4,5 m. L’altezza è
comprensiva anche della porzione da riferire alle fondazioni, infossate per
circa 1,5 m.
Il fronte della mura esposte (quello che si affaccia verso l’abitato) appare a
scarpa con una sporgenza della base di circa 35 cm. Le dimensioni delle mura
alla base potrebbero pertanto misurate circa 4,20 m. Il prospetto settentrionale
delle mura, esterno alla città romana, non è stato indagato.
Il piano di campagna più antico di età romana è stato rilevato a circa 4 metri
di profondità al tetto del paleosuolo: a questa quota è stato pertanto riferito
il taglio della fossa di fondazione delle fortificazioni.
Le fortificazioni sono state realizzate con l’impiego di mattoni e senza
l’utilizzo di malta: come legante è stata utilizzata l’argilla. Per la loro
realizzazione è stato utilizzato una mattone con un modulo particolare, non
attestato al momento in altre costruzioni di età romana documentate nel
Modenese. Si tratta di un mattone più lungo, più largo e meno spesso del mattone
di tipo sesquipedale comunemente attestato nel Modenese e con misure all'incirca
di cm 45 x 29 x 6-9. Il tipo di mattone utilizzato nelle fortificazioni di
Piazza Roma misura invece cm 49,5/50 x 33 x 5,5: un modulo di origine greca
derivato dal piede dorico (circa 29,7 cm: con dimensione media dei mattoni
attestati in contesti di scavo attorno ai 33 cm) documentato in età ellenistica
e repubblicana tra il IV ed il II sec. a.C. Sulla base di tali elementi è
pertanto possibile riferire la datazione delle mura di Modena -quasi certamente-
al periodo della fondazione di Mutina (183 a.C.).
Le
fortificazioni viste dall'alto: la larghezza, al tetto, è di m. 3,5 circa
Il paramento delle fortificazioni appare regolare, con mattoni allettati in
piano. Solamente nella parte più alta, per circa 2 m dal tetto delle mura, il
paramento si presenta irregolare, con mattoni fortemente consunti. Non è chiaro
se ciò sia imputabile ad un fenomeno di erosione naturale, causato dalla
prolungata esposizione agli agenti atmosferici, o se invece sia da riferire a
fasi edilizie diverse e ad interventi di sopraelevazione. Al momento sembra
preferibile la prima ipotesi, anche considerando che il tipo di laterizi messo
in opera sembrerebbe lo stesso dalla base fino al tetto della muratura.
Lo stato di conservazione delle fortificazioni di età romana, nel tratto che
attraversa piazza Roma, non è uniforme. Dalle indagini precedentemente
effettuate è stato possibile accertare che la struttura difensiva, in questa
zona, risulta asportata fino a circa 3,8 metri di profondità. In questo tratto
le fortificazioni sono documentate soltanto nella parte delle fondazioni.
È noto inoltre che nel 1942, nel settore orientale di Piazza Roma, le
fortificazioni di età romana furono intercettate e verosimilmente in parte
asportate nel corso dei lavori di costruzione di rifugi antiaerei.
Il
muretto con pilastro e il piano di frequentazione
Il muretto (come documenta l'immagine a sinistra) è collocato a sud e alla
distanza di 10 piedi romani (circa 2,96 m) dal muro di cinta. Lo spazio tra i
due muri, da riferire ad un risparmio da destinare verosimilmente ad una strada,
non ha restituito resti di pavimentazioni e pertanto si può ritenere che il
passaggio fosse in terra battuta.
Il muretto, largo circa 45 cm ed alto circa 60 cm, è realizzato con corsi di
mattoni romani: il corso di mattoni più basso, di maggiore larghezza (circa 60
cm), costituisce la base della fondazione del muro. Al tetto del muro è
documentato un pilastro.
Anche la fossa di fondazione di questo muro parte dal piano di campagna rilevato
a circa 4 m di profondità.
Il muro con molta probabilità delimitava uno spazio aperto, da riferire
verosimilmente all’area di servizio di una domus (giardino, orto o
cortile). Nella parte interna del muro non sono stati rinvenuti pavimenti mentre
è stato riconosciuto un piano di frequentazione indicato dalla presenza di
alcuni laterizi disposti in piano, una sorta di camminamento per aree all’aperto
(vedi immagine in basso).
Il muro, impiantato probabilmente in età repubblicana, venne forse
successivamente in parte spogliato e utilizzato come base di supporto di un
pilastro.
All’inizio dell’età imperiale il muro con pilastro verrà coperto da detriti,
liberando altro spazio a ridosso delle fortificazioni.
Lo spazio tra i due muri: una strada in terra battuta
Lo spazio che separa le mura delle fortificazioni ed il muretto perimetrale di
una casa romana, è largo circa 3 metri ed è da riferire ad un risparmio da
destinare verosimilmente ad una strada, trovata alla profondità di circa 4
metri. L’assenza di battuti stradali e di resti pavimentali farebbe pensare che,
fin dall’origine, tale passaggio fosse in terra battuta. Al tetto del paleosuolo
è documentata la presenza di alcuni scarichi di cenere da riferire probabilmente
al momento dell’accantieramento per la realizzazione delle fortificazioni.
Il rapporto tra i depositi archeologici e le alluvioni
Lo scavo ha consentito di rilevare la successione stratigrafica dei depositi
naturali ed antropici in rapporto alle strutture e precisarne la datazione
grazie ai reperti rinvenuti nei giacimenti archeologici.
I depositi di età romana
Il deposito archeologico di età romana (II sec. a.C. – VI sec. d.C.) è spesso in
media circa 1,5 m ed è composto da accumuli più antichi presenti sul paleosuolo,
a circa 4 metri di profondità, fino ai depositi tardo-antichi, a circa 2,5 m di
profondità.
I depositi archeologici più antichi (accumuli di cenere ed uno strato) presenti
subito al di sopra del paleosuolo, sono da riferire alle prime fasi di vita
della città romana. Questi depositi, che non hanno restituito reperti utili alla
datazione, sono tuttavia coperti da uno strato molto antropizzato ricco di
reperti della prima età imperiale (I sec. d.C.). Si tratta di terra sigillata
italica e nord italica, pareti sottili, anfore, rozza terracotta, intonaci,
tessere di mosaico, vetri, fauna, e resti vegetali in buono stato di
conservazione. La formazione di questo deposito deriva da riporti di terreno
provenienti da demolizioni e rifiuti prodotti dalla città romana. Alla
demolizioni di prima età imperiale è da riferire anche la spoliazione del
muretto con basamento di pilastro. Contemporaneo, come formazione, risulta lo
strato che si è accumulato a sud del muretto. Questo deposito, leggermente più
argilloso dello strato antropizzato citato in precedenza, è sicuramente da
riferire ad un suolo vegetale non interessato dalla presenza di strutture
abitative. Anche lo strato che li ricopre non è caratterizzato dalla presenza di
resti strutturali e pertanto è da riferire, con molta probabilità, ad un suolo
vegetale che si è formato verosimilmente tra la media ed alta età imperiale. È
infatti coperto da un accumulo, in parte caratterizzato dalla presenza di
macerie con numerosi frammenti di laterizi (US 14), ed in parte da un suolo a
matrice argillosa (US 34). Questi strati hanno restituito alcuni frammenti
databili tra la media età imperiale (terra sigillata tarda nord-italica) ed il
tardo antico (una coppa a listello in ceramica verniciata). Particolarmente
significativo è l’accumulo di laterizi a ridosso delle fortificazione che sembra
formare una sorta di aggere a ridosso delle mura. Dai rapporti stratigrafici
sembrerebbe che l'US 34, molto più argillosa e con frammenti di ceramica e
laterizi, sia successiva all’US 14 e che questa Unità Stratigrafica si sia
formata a seguito di un probabile alluvionamento che precede forse quello di età
longobarda.
I laterizi disposti in piano indicano una
sorta di camminamento
L’alluvione di età longobarda (I alluvione)
Due depositi alluvionali di colore grigio, il primo a matrice argillosa molto
plastica ed il secondo a matrice sabbiosa con alternanza di straterelli di
sabbia ed argilla, coprono completamente i depositi di età romana e si addossano
al muro delle fortificazioni.
Al tetto di queste alluvioni sembra che si sia sviluppato un piano di calpestio
testimoniato sia dalla presenza di alcuni frammenti di laterizi in piano
(bonifica?) che dalla presenza di numerosi apparati radicali che si diramano da
questa superficie nelle unità stratigrafiche sottostanti.
Dopo l’alluvione di età longobarda, databile sulla base di fonti documentarie e
archeologiche nell’ultimo quarto de VI sec. d.C., le antiche fortificazioni di
età romana risultavano ancora visibili ed è verosimile che anche in età alto
medievale venissero utilizzate come opera difensiva.
Le alluvioni medievali (II, III e IV alluvione)
Un secondo deposito alluvionale a matrice limosa e di colore bruno chiaro (di
cui non è possibile precisare la datazione) ricopre l’area e si addossa alle
fortificazioni di età romana; al tetto di questo nuovo deposito è possibile
ipotizzare la presenza di un nuovo piano di calpestio testimoniato dal
rinvenimento, a ridosso del muro di cinta, di un accumulo di macerie costituite
da laterizi di età romana (accumulo quasi certamente derivato dalla spoliazione
delle mura romane). Segue un terzo apporto alluvionale a matrice limo sabbiosa,
con un nuovo piano di calpestio, e un ultimo apporto alluvionale, (il quarto)
sempre a matrice limosa, che ricopre anche le fortificazioni.
Quest’ultimo deposito alluvionale è tagliato da una trincea di spoliazione delle
fortificazioni di età romana la cui datazione è sempre da riferire al medioevo,
forse in un momento più avanzato di questo periodo (inizio basso medioevo?). La
datazione degli eventi alluvionali, in assenza di elementi datanti all’interno
dei depositi messi in luce nel saggio di scavo, è comunque da ascrivere tra
l’inizio dell’alto medioevo (I alluvione) ed il basso medioevo (ultima alluvione
con successiva spoliazione delle fortificazioni). A Modena, le fonti
documentarie attestano la pratica delle spoliazioni di monumenti antichi in
occasione della costruzione del duomo lanfranchiano e di quello precedente (IX-XII
secolo), oltre che da evidenze archeologiche (sepolture pre-lanfranchiane presso
il duomo).
I depositi basso medievali e di età moderna
Alla spoliazione delle fortificazioni segue un riempimento delle fosse di
spoliazione ed un livellamento del terreno con macerie molto frantumante
composte prevalentemente da piccoli frammenti di laterizi. Altri depositi da
riferire a livellamenti dell’area antistante il castello medievale di Modena
(attuale piazza Roma), sono da riferire altri due strati (UUSS 6 e 7). Al tetto
dell’US 6 è presente un piano di calpestio, con alcune aree concottate, resti di
fuochi o focolari, tagliato da una trincea di fondazione pertinente ad un muro
in ciottoli largo circa un metro. Si tratta di un muro di testa da mettere forse
in relazione ai resti del castello medievale di Modena e da riferire
verosimilmente ad una costruzione, di età basso medievale o moderna, forse le
strutture d’accesso al castello.
Il tutto è coperto da un ulteriore strato di livellamento di età moderna,
tagliato dalla fossa di fondazione di un muro in laterizi. L’ultima fase è
documentata con l’acciottolato della piazza, allettato su di uno strato di
ghiaia coperto dal manto d’asfalto.
Considerazioni conclusive
Dalla lettura delle stratigrafie rilevate nel saggio stratigrafico di
accertamento e nei carotaggi meccanici è stato possibile rilevare la presenza di
giacimenti archeologici e di depositi alluvionali.
Depositi archeologici di età romana
1 - Resti delle fortificazioni
Nel settore indagato dal saggio archeologico è emersa la presenza di un grande
muro conservato per un’altezza di circa 4,5 m, da circa 1,1 m sotto il piano di
calpestio della piazza fino a circa 5,6 m di profondità. La larghezza al tetto è
di 3,5 metri mentre alla base, per la presenza di una leggera scarpa, è
possibile che raggiungesse la larghezza di almeno 4 metri.
Lo stato di conservazione delle fortificazioni tuttavia non si presenta con le
stesse caratteristiche per tutta la lunghezza delle piazza. Infatti procedendo
verso est le mura sono emerse anche nei sondaggi meccanici contrassegnati dal
numero 5 e 8, dove il tetto della struttura è stato individuato tra m 3,8 e m
3,7. Inoltre immediatamente ad est del sondaggio 5 interventi di scavo eseguiti
nel 1942 e documentati dalla presenza di due fotografie dell’epoca hanno
certamente asportato almeno in parte la sommità della struttura.
2 - Resti di altre strutture
Immediatamente a sud del muro di fortificazione, nell’area occupata dalla città
di età romana, sono emersi resti strutturali pertinenti probabilmente ad
edifici. In particolare è stato rintracciato un muro con andamento parallelo
alle fortificazioni, posto alla profondità di m 3,6-4,1, già parzialmente
demolito in antico e riferibile verosimilmente a strutture di servizio di una
domus che doveva svilupparsi ancora più a sud, nell’area attualmente
occupata dalla piazza. A questo stesso edificio si deve riferire probabilmente
anche un piano di calpestio in frammenti laterizi individuato a m 4,1 di
profondità. La presenza di edifici residenziali nell’area di Piazza Roma è del
resto documentata anche da rinvenimenti di pavimentazioni a mosaico e di
strutture effettuati in passato lungo l’asse di via Farini, in via Fonteraso,
via Modonella e Corso Canalgrande.
3 - Depositi archeologici
Lo spessore dei depositi archeologici databili ad età romana nel settore
indagato è pari in media a circa metri 1,5. Tuttavia si deve rilevare che nel
sondaggio meccanico n° 2, ubicato nel settore meridionale della piazza, lo
spessore dei depositi di età romana raggiunge i 2,4 metri. Tali depositi hanno
restituito abbondante quantità di materiali databili dal I secolo d.C. al VI
secolo d.C.
Al tetto della successione stratigrafica di età romana è stata rilevata la
presenza di diversi depositi alluvionali.
Depositi alluvionali
I sedimenti alluvionali più antichi, che coprono la stratificazione di età
romana, sono databili intorno alla fine del VI secolo d.C. Altre alluvioni si
susseguono, intercalate da piani di calpestio scarsamente antropizzati, per uno
spessore mediamente pari a circa m 1,5.
Depositi archeologici medievali e di età moderna
Al tetto dei sedimenti alluvionali sono presenti diversi strati caratterizzati
prevalentemente da riporti costituiti prevalentemente da terreno frammisto a
frammenti di laterizi. Lo spessore di tali depositi è di circa 1 m.
Non sono stati individuati resti strutturali significativi, fatta eccezione per
un muro di fondazione in ciottoli emerso alla profondità di m 0,6 nella sezione
nord occidentale della trincea e databile genericamente ad età medievale. Non si
può escludere che tale struttura sia da riferire alla presenza del castello
Estense. In fase con questa struttura è documentato un piano di frequentazione
caratterizzato dalla presenza di diversi focolari e da sottili livelli di
carboni; non si può escludere che tali evidenze archeologiche possano riferirsi
alla presenza di strutture abitative di età medievale realizzate in materiale
deperibile, come terra e legno.
Un’altra struttura con fondazione in ciottoli e mattoni di modulo di età moderna
è stata rilevata nella sezione est del saggio di scavo.