Martedì 4 giugno 2019, alle ore 20,30, sarà ufficialmente presentato il restauro dell’organo monumentale e della cantoria affrescata (G. B. Facchetti/F.lli Ruffatti – 1524/1964; Fratelli Taraschi - 1546)
Realizzato nel 1524 in concomitanza con la complessa ricostruzione della
chiesa abbaziale di san Pietro, lo strumento - come attesta l’iscrizione sulla
cornice- è opera dell’organaro bresciano Giovanni Battista Facchetti, celebrato
autore di altri importanti organi, tra i quali quello della chiesa di
Sant’Agostino di Modena, nonché protetto dal cardinale Ippolito d’Este. A questa
prima fase dovrebbero risalire sia gli intagli del fronte, dorati da Pellegrino
Munari, sia la decorazione pittorica della cassa, caratterizzata dal bel fregio
a monocromo, denso di umori grotteschi, con Putti e figure chimeriche con
strumenti musicali e dalle candelabre sui fianchi, in raffinata grisaille, con
rialzi d’oro su un prezioso fondo blu notte, la cui paternità è ora assegnata,
da studi recenti, a Giovan
Antonio Scaccieri.
Soltanto vent’anni dopo, nel 1546, Giovanni Taraschi completò la decorazione dipingendo gli sportelli, con due
miracoli dei santi Pietro e Paolo, il pontile che collega lo strumento al
monastero, e la cantoria, raffigurando nei sottarchi Storie di David, e lungo la
balconata Il trasporto dell’arca santa. Espressione di una cultura figurativa
prossima al modello mantovano di Giulio Romano ed ai cartoni di Raffaello per
gli arazzi della Cappella Sistina, noti attraverso stampe e incisioni, questa
preziosa decorazione pittorica, già gravemente compromessa dalla fragilità
strutturale dell’organo e dai conseguenti dissesti, ha subito ulteriori danni a
seguito del sisma del 2012.
La recrudescenza dei danni strutturali, mai risolti completamente in passato,
unita alle ultime sollecitazioni sismiche hanno messo nuovamente in crisi il
sistema costruttivo della balconata e l’intonaco affrescato, annullando
l’efficacia dei precedenti restauri risalenti al 1959. Questa situazione ha reso
necessario un ulteriore intervento manutentivo con la conseguente messa in
sicurezza dell’affresco dai nuovi danni e la revisione dei vecchi interventi di
restauro ormai inefficaci. Si è intervenuti rimuovendo le precedenti grossolane
stuccature e gli estesi rifacimenti pittorici, ed eseguendo un’approfondita
pulitura dello sporco e delle vernici. Questo approccio ha consentito ai
restauratori di effettuare un nuovo ed efficace consolidamento riportando così
l’affresco ai naturali equilibri cromatici di un tempo.
L’intervento di restauro e di consolidamento della tribuna
Già a seguito degli interventi eseguiti all’inizio del Settecento si erano
formati diversi dissesti causa poi dello smontaggio di parte dell’organo e più
tardi dell'occlusione degli archi di sostegno della tribuna con murature di
soccorso.
Fu solo nel primo ‘900, dopo gli allarmi di una stampa locale sempre più
preoccupata per lo stato delle decorazioni della tribuna, che venne avviato un
primo serio intervento di consolidamento.
Con il sisma del 2012 i problemi si sono non solo ripresentati ma accentuati. La
tribuna e l’organo, collocati nell’ultima arcata che separa la navata centrale
da quella laterale sinistra, sono raggiungibili solo dal monastero attraverso un
pontile. La tribuna è poi sostenuta da due archi che s’impostano su una coppia
di colonne piuttosto esili, ma in grado comunque di assolvere la funzione di
sostegno.
A seguito del sisma del 2012 è stata avviata un’attenta ricognizione che ha
permesso di individuare un insieme piuttosto articolato di problemi. Ad
esclusione delle due colonne centrali, la tribuna e la struttura di sostegno
sono realizzati in muratura di mattoni pieni intonacati e incastonate nel
profilo degli archi che dividono la navata centrale. L’elemento architettonico
interagisce quindi con la struttura principale di cui è prigioniera, che ne
condiziona il comportamento e le stesse modalità di dissesto, soprattutto per i
movimenti nel piano della parete. Di fatto la struttura dell’organo risentiva
sia dei movimenti delle arcate della navata sia delle azioni in senso ortogonale
trasmesse dalla struttura del pontile di collegamento, che tendevano a spingerla
fuori dal piano. Aspetto questo sottolineato dall’evidente fuoripiombo
dell’ambone dell’organista.
L’azione combinata di questi fenomeni ha determinato la formazione di un
preoccupante quadro di dissesto. Il tentativo di controllo messo a punto nei
primi del ‘900 con la posa di una serie di tiranti ha permesso solo in minima
parte di attenuare il problema. Adesso occorreva rimettere in sesto l’intera
struttura della tribuna e del pontile eliminando le cause che avevano
determinato il grave dissesto e rispettando la delicata configurazione
originaria.
Si è raggiunto questo obiettivo con il delicatissimo smontaggio dell’organo, la
rimozione del piano di calpestio della tribuna, il consolidamento della
sottostante struttura muraria al fine di ripristinarne la continuità,
l’esecuzione di mirate opere di cuci-scuci e la disposizione di un nuovo sistema
di tiranti longitudinali e trasversali, vincolati a loro volta alla parete della
navata di sinistra e al fascio di pilastri laterali della navata centrale
nell’obiettivo di contrastare i meccanismi descritti. Durante i lavori di
rimozione del piano di calpestio della tribuna sono stati ritrovati ampi
frammenti della decorazione cinquecentesca della navata centrale, opportunamente
conservate e visibili.
Il restauro dell’organo
Lo strumento, costruito nel 1524, fu completamente ricostruito dalla “Ditta
Fratelli Ruffatti di Padova” nel 1963/64, su progetto di Luigi Ferdinando
Tagliavini e Paolo Marenzi, col riutilizzo del materiale antico superstite: la
riadozione della trasmissione meccanica (tra i primissimi casi in Italia nel
secolo XX), la disposizione fonica ispirata a quella cinquecentesca, la ricerca
di intonazione e sonorità che si rifacessero all’antico, fecero di quest’organo
uno “strumento pilota” per la ricerca di nuove vie costruttive, significativo
percorso che l’arte organaria italiana andava intraprendendo in quegli anni.
Nel recente restauro, effettuato dalla stessa Ditta costruttrice, si è
intervenuti sullo strumento senza modificare la sua storia e la sua fisionomia,
rispettando gli ideali che ne avevano al tempo guidato la concezione e la
costruzione.
Al momento dello smontaggio, lo strumento si mostrava in stato di grave
precarietà funzionale. Dopo il delicato lavoro di rimozione di tutte le parti
dell’organo dalla cantoria, tutto il materiale bisognoso di restauro è stato
trasportato a Padova presso il laboratorio della ditta Fratelli Ruffatti. Le
valvole in pelle dei somieri che alimentano le canne, ormai deteriorate, sono
state sostituite. La trasmissione meccanica tra tasti e somieri e stata
revisionata, per ridurre i punti di attrito, anche con l’introduzione di fibra
di carbonio.
La trasmissione della consolle posta in navata è stata aggiornata secondo le
migliori tecnologie oggi disponibili. Tutte le canne sono state pulite, rimesse
in forma e restaurate, con particolare attenzione al recupero strutturale e
sonoro delle monumentali canne di facciata, prezioso manufatto dell’organaria
cinquecentesca italiana, che presentavano microfori sulle pareti e pericolosi
cedimenti al piede. Le pelli deteriorate dei mantici sono state sostituite e
tutte le restanti parti dello strumento sono state ripulite e rimesse nel
miglior stato di funzionamento possibile.
Alla conclusione dei lavori di consolidamento della cantoria e il restauro degli
affreschi, lo strumento è stato ricomposto. Verificato il corretto funzionamento
di tutte le parti, l’organo è stato sottoposto alle operazioni di intonazione e
accordatura di ciascuna delle canne sonore: in questa fase, oltre a curare le
sonorità delle canne cinquecentesche del Facchetti, si è cercato di valorizzare
lo strumento potenziandone le possibilità sonore, senza tradirne l’originale
concezione estetica.
Il restauro del monumentale organo e della tribuna dipinta (G.B.
Facchetti/G. Taraschi/F.lli Ruffatti)
Prima metà del sec. XVI/1964
Restauro e consolidamento eseguito tra il 2018 e il 2019
Abbazia dei Padri Benedettini di San Pietro a Modena
Parrocchia di San Pietro
Priore/Parroco
Dom Stefano De Pascalis osb
Rilievo geometrico laser scanner
BSTS – Benatti Servizi Tecnici s.r.l. - Soliera
Georadar, prove penetrometriche statiche e di prelievo campioni indisturbati
SO.IN.G – Strutture e Ambiente s.r.l. – Livorno
Indagini diagnostiche non invasive
DI.AR. – Diagnostica per immagini per i beni cultuali - Modena
Monitoraggio vibrazionale, letture fessurimetri, livellazioni
GEODES s.r.l. – Castelnuovo Rangone
Consulenza tecnico-storica organo
m.i Stefano Pellini, Michele Gaddi
Consulenza storica-artistica decorazioni tribuna
prof.ssa Sonia Cavicchioli
Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Coordinamento generale, progetto e Direzione Lavori architettonica
arch. Vincenzo Vandelli
PROGETTISTI ASSOCIATI - Sassuolo
arch. Domenico Biondi
arch. Gaetano Marzani
arch. Paolo Vandelli
arch. Vincenzo Vandelli
Progetto di consolidamento della tribuna e Direzione Lavori strutturali
prof. ing. Giovanni Cangi – Città di Castello
Coordinatore per la Sicurezza
arch. Paolo Vandelli
PROGETTISTI ASSOCIATI
Imprese esecutrici
Consolidamento strutturale della tribuna
L’ARCA s.r.l. - Modena
Consolidamento e restauro delle decorazioni pittoriche
Luca Rubini - Modena
Restauro e manutenzione dell’organo
FAMIGLIA ARTIGIANA FRATELLI RUFFATTI s.n.c.- Padova
Impianto elettrico
NEONKING s.r.l. - Modena
Alta sorveglianza
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di
Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
arch. Graziella Polidori, arch. Leonardo Marinelli, arch. Francesca Tomba,
dott.ssa Elena Marconi
L’intervento è stato realizzato grazie a:
Abbazia dei Padri Benedettini di San Pietro a Modena
Parrocchia di San Pietro Apostolo
Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
8X1000 Chiesa Cattolica
Arcidiocesi di Modena - Nonantola. Ufficio beni culturali ecclesiastici - Nuova
edilizia di culto
Vari donatori anonimi