IL PALAZZO DUCALE DI SASSUOLO
Prospettive per l'intervento di restauro del fronte meridionale
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La contestualizzazione paesaggistica del complesso.

Arch. Emanuela Storchi, Funzionario Architetto  presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara

Responsabile Unico del Procedimento

Il Palazzo Ducale di Sassuolo è interessato da un progetto di restauro relativo al fronte sud del complesso che ha lo scopo non solo di consolidare e rifunzionalizzare il fronte che si affaccia sui Giardini Ducali con la sua scenografica terrazza e la sottostante vasara (spazio destinato al ricovero invernale delle piante in vaso), ma anche di ripristinare il sistema di visuali originali che dal palazzo permettevano di traguardare il casino di caccia, mediante la riapertura della loggiato centrale.

L’intervento si avvarrà di due finanziamenti per un importo complessivo di 4.200.000 Euro:

-Fondi per lo Sviluppo e la Coesione FSC 2007-2013, riprogrammazione delle economie di gara relative alla delibera CIPE n.38 del 2012, Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per un importo di 3.500.000 Euro

-Fondi provenienti dalla rimodulazione del piano degli interventi finanziati attraverso le risorse stanziate ai sensi dell’art. 1, comma 140, della legge 232/2016, per un importo di 700.000 Euro.

La gara per i servizi tecnici e di progettazione è stata pubblicata dalla Centrale di Committenza INVITALIA per conto delle Gallerie Estensi in data 3 Marzo 2020 ed il bando e le informazioni sono disponibili sui siti web istituzionali dei due soggetti.

Il complesso architettonico sfrutta il concetto delle visuali per celebrare la grandezza e il potere del ducato a livello territoriale: per chi arriva dalla strada della Toscana la prima immagine del Ducato di Modena, superata la zona montuosa, è costituita dalla percezione del grande parco i cui viali portano lo sguardo al grande Palazzo Ducale, misura tangibile della magnificenza del principe. Per chi alloggia nel palazzo la visuale traguarda il casino di caccia del Belvedere,  mediante la grande terrazza del belvedere con la sottostante vasara.


Fig. 1 - Cannocchiale visuale al casino di caccia materializzato dal filare di pioppi; foto area dell’area del Palazzo Ducale prima della lottizzazione dell’area verso il fiume Secchia, pubblicata in Quaderni Modenesi, 10, aprile 1976, p. 37

Il progetto di Pietro Bezzi per il parco-giardino di Sassuolo, infatti, si inserisce a pieno titolo all’interno del modello lenotriano del giardino settecentesco di Versailles, che non dialoga con il paesaggio circostante, bensì diventa esso stesso il paesaggio. Il modello dell’architetto e paesaggista francese Le Nôtre si basa su un sapiente gioco di prospettive, organizzate su di un grande asse che ha come centro generatore il palazzo, e che si estende verso l’abitato da un lato e verso il parco-giardino dall’altra: visivamente si perde verso l’orizzonte, quasi a catturare l’infinito.

A Sassuolo i due stradoni principali, uno che dal palazzo punta su Valleurbana e l’altro che dal fianco occidentale si indirizza verso Magreta, sono gli elementi base del progetto, intorno ai quali si collocano tutti gli altri elementi costituenti il repertorio paesaggistico dell’epoca: il parterre, le fontane, i viali del parco-giardino. Questi due assi non sono come ci si aspetta perpendicolari alla facciata principale del palazzo, bensì paralleli ad essa. Infatti la facciata principale è troppo vicina al centro abitato e dalla parte opposta il parco-giardino è limitato dal letto del fiume Secchia, ecco perché l’asse principale interseca le facciate laterali in direzione Nord-Sud, ed ecco perché la facciata sud è quella più significativa del palazzo.


Fig. 2  - Palazzo Ducale, il parterre e l’apertura sul parco; immagine per gentile concessione dell’Arch. Vincenzo Vandelli

I lavori vedono una valorizzazione sia monumentale che paesaggistica dell’intero complesso in quanto riconsiderano da un lato la sistemazione del parco antistante il fronte sud della zona più propriamente storica e monumentale, recuperando una porzione di parco che per tanto tempo è stata privata della pubblica fruizione ma che costituisce il vero e proprio giardino alle dipendenze del Palazzo Ducale e dall’altro ne valorizzano gli aspetti monumentali, riaprendo i fornici del loggiato del fronte sud che permettevano di traguardare dal Palazzo Ducale la Villa Belvedere mediante la concretizzazione del cannocchiale visivo costituito dal filare di pioppi. Quindi i lavori di recupero del fronte sud consentiranno di portare in primo ordine il concetto delle visuali sulle quali si basava l’impianto del palazzo settecentesco, con le quali il complesso monumentale stringe forti rapporti connettivi con il paesaggio circostante.


Fig. 3 - I fornici originali aperti nel loggiato della manica meridionale; Conte Filippo Bentivoglio, 1863, Il lato sud della Corte del Palazzo d’Espagnac, dagherrotipo in L. CAVOLI, Storia di Sassuolo, 1860-1872, ms., n Reggio Emilia, Biblioteca Municipale “L.Panizzi”, Fondo “Manoscritti Reggiani”

Questo assetto creato dall’uomo a vasta scala in uno stretto rapporto con l’elemento monumentale che è il Palazzo Ducale con le sue pertinenze, crea un sistema che costruisce il paesaggio, conferendogli alti valori testimoniali; infatti il Palazzo Ducale di Sassuolo rientra in una zona dichiarata di notevole interesse pubblico che si estende tra Sassuolo e Montegibbio lungo la sponda del fiume Secchia e contiene un’insolita molteplicità di aspetti meritevoli di tutela:

“un insieme di quadri per le libere visuali aperte su di essa da numerosi punti di Belvedere, ed in modo particolare, per lo scenario suggestivo offerto dal famoso cannocchiale del viale di pioppi fra la residenza estiva estense del Palazzo Ducale e il casino di caccia del Belvedere”;

- “notevole interesse rivestono gli insediamenti storici: il Palazzo Ducale conservato pressoché intatto nei suoi lineamenti originali  e il Castello di Montegibbio, oltre a diffuse espressioni di architettura minore rustica legata nei suoi valori compositivi al complesso estense;”

- “notevole interesse paesaggistico dovuto alla concomitante presenza di emergenze geologiche, botaniche e morfologiche  che si fondono in un paesaggio ricco di testimonianze storico-artistiche significative”.

La tutela paesaggistica ai sensi dell’art. 136 del Codice dei Beni Culturali di notevole interesse pubblico riafferma l’interconnessione tra architettura e paesaggio.

           
Fig. 4 - Dichiarazione di notevole interesse pubblico

 

Acque e giardini: note storiche sulle trasformazioni del fronte meridionale del Palazzo Ducale tra XV e XVIII secolo.

Arch. Elisa Fain, Funzionario Architetto  presso le Gallerie Estensi di Modena

Supporto al Responsabile Unico del Procedimento

L’intervento di restauro del fronte meridionale del Palazzo Ducale avrà ad oggetto sia la conservazione e la valorizzazione della facciata dell’edificio, con la finalità di ripristinare le relazioni visive e spaziali tra palazzo e giardini, sia il recupero di questi ultimi.

Per queste ragioni gli approfondimenti di studio e le indagini che sono stati condotti finora hanno riguardato non solamente le strutture architettoniche ma anche gli elementi costituenti i Giardini Ducali, il cui recupero è già entrato nella fase esecutiva con il coordinamento del Comune di Sassuolo per il primo lotto costituito dal Giardino con Obelischi.

Il Giardino ed il Parco Ducale devono essere intesi infatti non come elemento accessorio del complesso ma come spazio ad esso strettamente connesso in un impianto che almeno a partire dal Seicento è stato concepito e trasformato in modo unitario.

Già dai tempi di Borso d’Este (1450-1471) Sassuolo era stata eletta come meta prediletta per lo svago nobiliare, in particolare per le battute di caccia che potevano godere della vicinanza del fiume Secchia dalle sponde incolte e arbustive, oltre che di aree boscose e collinari.

Sull’articolazione dei Giardini Ducali nel periodo rinascimentale possiamo fortunatamente desumere alcune significative notizie dall’affresco della Sala delle Vedute del Castello di Spezzano a Fiorano Modenese, databile all’ultimo decennio del Cinquecento. Ai piedi della scarpa del castello si può percepire uno spazio concepito in maniera unitaria, ritmato da elementi geometrici quali quadrati, cerchi, elissoidi, ordinato secondo assi di simmetria e punti di fuga come viali che si dipartono a raggiera da un punto centrale. Molto interessante è anche la testimonianza resa dall’affresco sulla presenza di una rete di canali più antica che oltre a servire i mulini del borgo, insieme alle esondazioni del Secchia poteva costituire anche una minaccia per l’integrità stessa dei giardini.


Fig.5 - La rocca di Sassuolo nella Sala delle Vedute del Castello di Spezzano a Fiorano Modenese, foto di Lucio Rossi gentilmente concessa dalla Dott.ssa Stefania Spaggiari

Anche per tali ragioni le riforme seicentesche volute dal duca Francesco I (1629-1658) ed affidate all’architetto romano Bartolomeo Avanzini interessarono in maniera organica sia gli edifici, avviando la definitiva trasformazione “da rocca a delizia”, sia i giardini e l’intera rete idrica del territorio con il coinvolgimento di figure tecniche quali l’ingegnere Cristoforo Malagola e Gaspare Vigarani; a ciò si aggiungano, come noto, i disegni dello stesso Gian Lorenzo Bernini per i gruppi scultorei di alcune fontane.

È probabilmente proprio un manufatto idraulico l’invenzione più sorprendente dei Giardini Ducali nel periodo barocco: la Peschiera Ducale o “Teatro delle Fontane”, successivamente “Fontanazzo”, per cui studi recenti avvalorano il rilevante contributo del Vigarani. Essa si inseriva nel più complesso progetto di interramento dei fossati castellani e di revisione dei canali e manufatti idraulici da cui veniva essa stessa alimentata.


Fig. 6 - La Peschiera in una fotografia di Paolo Pugnaghi del 2019

L’impianto seicentesco dei giardini e del parco aveva carattere longitudinale, con prospettive lunghe che trovavano il principale punto focale nel palazzo e si estendevano a traguardare punti di fuga lontani, tendenti all’infinito secondo l’estetica barocca, con lunghi viali alberati e la costruzione di una collina-belvedere.

I giardini di Sassuolo dovevano aver raggiunto all’epoca una significativa notorietà se lo stesso André Le Nôtre, architetto paesaggista di Luigi XIV creatore dei giardini di Versailles e fautore della diffusione del modello del giardino formale francese in Europa, nel suo viaggio in Italia nel 1678 non mancò di visitare i giardini ritenuti più belli tra cui anche la stessa Sassuolo (insieme a Tivoli, Frascati, Colorno e Pratolino sebbene, come riporta l’autore della notizia Dezallier d’Argenville, essi fossero ben poca cosa a confronto dei giardini francesi, eccezion fatta per la Venaria Reale).

È con il duca Francesco III che trova però compimento l’assetto del parco e del fronte meridionale giunto fino ai nostri giorni, sebbene con trasformazioni e lacune. Riprendendo i caratteri dei modelli di giardino formale francese, ormai diffusi e tradotti nei giardini delle principali corti europee, Pietro Bezzi architetto e scenografo veneziano a metà Settecento confermava e rafforzava l’impostazione del parco lungo una direttrice longitudinale e risolveva finalmente il nodo del salto di quota tra palazzo e giardino con un articolato sistema di terrazze e scalinate panoramiche.

Il parterre ai piedi del palazzo, il giardino più formale, secondo dettami ormai riportati anche nella trattatistica dell’epoca, si articolava in partimenti e arzigogolati disegni di siepi ed aiuole costellate da vasi di terracotta come ci viene suggerito da un’incisione di G. Silvestri; perno dell’organizzazione dello spazio era una vasca-fontana circolare di cui le recenti indagini archeologiche hanno individuato il sistema di adduzione.


Fig. 7 - Facciata meridionale del Palazzo Ducale di Sassuolo e parterre in una incisione di G. Silvestri della fine del Settecento, pubblicata in E. ANTONINI, Di un ritiro superbo, Modena, 1999, p.33

L’ambito più raccolto del parterre era circondato oltre che da murature anche dal tracciato del Canale di Sassuolo che veniva riformato in questo periodo assumendo un andamento sinuoso a doppia ansa con camminamenti laterali, elementi di grande interesse che sono stati approfonditi durante le indagini archeologiche come verrà successivamente illustrato.

Oltre il canale si estendeva il cosiddetto “Giardino con Obelischi” per la presenza di due guglie da cui dovevano dipartire a raggiera vialetti alberati in un assetto volumetrico di pieni e vuoti che, seppure non documentato puntualmente nell’iconografia, trova conferma in planimetrie del progetto e nel confronto con giardini coevi.

Progressivamente il giardino sfumava infine nel parco, con carattere più silvestre, in quanto destinato alle passeggiate ed alla caccia, attività a cui la corte estense continuava ad essere dedita.

Il recupero dei giardini e dei manufatti idraulici del Palazzo Ducale di Sassuolo, che potrà trovare attuazione in un futuro stralcio di intervento consequenziale al restauro della facciata meridionale, sarà un’operazione necessaria per il compimento di un unicum spaziale, al fine di ritrovare l’identità di questo luogo e di restituirlo finalmente al godimento del pubblico ed alla trasmissione al futuro.


Fig. 8 - La prospettiva lunghissima del Parco Ducale, che dopo il parterre si perde verso gli Appennini

 

Acque e giardini: conferme e nuove acquisizioni dalle indagini archeologiche.

Dott.ssa Sara Campagnari, Funzionario Archeologo presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara

Hanno condotto gli scavi i Dott. Eugenia Marchi, Daniele Mazzitelli, Claudio Negrelli, Marco Palmieri di Phoenix Archeologia s.r.l.


Tra il dicembre 2018 e il febbraio 2020, in relazione all’articolato progetto di restauro e valorizzazione della facciata meridionale del Palazzo Ducale, del giardino e del parterre, sono state effettuate indagini archeologiche preliminari, in applicazione della procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico, come previsto dal Codice dei Contratti Pubblici. Si è trattato di una vasta campagna di sondaggi effettuati in più fasi e finalizzati a verificare la fattibilità del progetto, posizionati sia nel parterre del palazzo, sia nei giardini, seguiti da ampliamenti delle aree che hanno restituito i dati più significativi. Ai sondaggi, in fase di ultimazione, è stato affiancato il controllo archeologico in corso d’opera ai lavori per la sostituzione di una condotta fognaria posizionata lungo Via del Parco. Le indagini sono state condotte sul campo dalla ditta  Phoenix Archeologia s.r.l., con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.

Nell’area del Giardino con Obelischi le indagini hanno rivelato la presenza di un tratto di un poderoso muro in ciottoli e frammenti laterizi legato con malta, databile tra le fasi tardo medievale e moderna del complesso costituito dal Parco Ducale. Tale struttura doveva probabilmente delimitarne almeno in parte il lato orientale (Fig. 9).

 
Fig. 9  - Muro rinvenuto lungo Via del Parco, sullo sfondo l’affaccio del palazzo sul parterre

Attorno ai due obelischi settecenteschi del giardino è stato possibile rinvenire i resti di una precedente sistemazione costituita da un cordolo in laterizi con andamento circolare, del diametro di circa 11 m, affiancato dai resti di uno stradello in ghiaia. Il cordolo che circondava l’obelisco ovest venne sormontato successivamente da un basamento, probabilmente funzionale ad un arredo del giardino (Fig. 10).


Fig. 10 - Giardino Ducale - Vista del cordolo attorno all’obelisco est

In prossimità del limite del giardino lungo Via del Parco correva un canale di adduzione delle acque verso il canale sinuoso (o Giracanale) che circonda il parterre. La canalizzazione venne dismessa in epoca recente a causa della realizzazione di un collettore fognario e per l’innalzamento del piano di calpestio, come ha rivelato il rinvenimento di uno stradello in ciottoli con bordatura laterizia a ca. 70 cm di profondità al disotto di Via del Parco. La struttura, della larghezza media di 1,10 m, era caratterizzata da sponde in ciottoli di medie e grandi dimensioni, disposti in modo regolare e dalla presenza di una pavimentazione, sempre in ciottoli. La sponda orientale del canale fu oggetto di due sistemazioni successive in mattoni  - l’ultima di epoca moderna - che si legarono alla struttura in ciottoli originaria (Fig. 11).


Fig. 11 - Via del Parco - Sponda est del canale in primo piano, sullo sfondo la tubatura moderna

I sondaggi, realizzati trasversalmente al canale sinuoso che separa giardino e parterre, hanno fornito interessanti dati sulle sue fasi strutturali. La muratura esterna, prospettante sul Giardino con Obelischi, in una prima fase era probabilmente irrobustita da una serie di piccoli contrafforti costituiti da pilastri in laterizi e ciottoli; in una fase successiva i pilastri vengono demoliti e si pone in opera una muratura in ciottoli e mattoni, sulla quale in una terza fase viene realizzato un nuovo paramento laterizio piuttosto irregolare (Fig. 12).


Fig. 12 - Giardino Ducale - Prospetto del Giracanale lato sud

La sponda affacciata sul parterre fu oggetto invece di un’accurata sistemazione mediante la realizzazione di un camminamento posto a quota superiore rispetto al parterre e costituito da mattoni posti in piano, poggiante su una spessa fondazione in ciottoli legati con malta e sabbia. L’accesso al parterre avveniva scendendo due gradini costituti da laterizi sagomati e posti di coltello, mentre nel settore centrale, in asse con la fontana, la gradinata era costituita da tre elementi (Fig. 13)


Fig. 13 - Parterre - Camminamento e gradini del Giracanale, lato nord

I sondaggi nel parterre hanno evidenziato inoltre la presenza di un’articolata rete di canalizzazioni idriche. Tra queste, oltre ad alcune piccole condotte di scarico in mattoni provenienti dal palazzo e databili preliminarmente tra la tarda età moderna e l’epoca contemporanea, si segnala l’ampia condotta idrica che doveva alimentare la fontana posta al centro del parterre. La struttura, della larghezza massima di 1,6 m, in mattoni legati con malta, nel tratto iniziale in uscita dal palazzo presenta una copertura a falsa volta, mentre nel tratto in attraversamento dell’area a giardino è caratterizzata da una copertura piana (Fig. 14).


Fig. 14 - Parterre - Condotta idrica di adduzione alla vasca centrale nel punto in cui intercetta il vecchio corso del Canale di Sassuolo, vista dalla fontana

La condotta intercettava un tratto del Canale di Sassuolo che con direzione Sud-Est/Nord-Ovest, prima delle sistemazioni seicentesche, scorreva lungo il lato meridionale della Rocca di Sassuolo, come parrebbe testimoniare anche la splendida veduta del Castello di Sassuolo del 1593 affrescata nel Castello di Spezzano. Il canale venne probabilmente defunzionalizzato in via definitiva nel XVIII secolo, in occasione della realizzazione del parterre nel suo assetto definitivo.

La struttura presentava un’ampiezza media di ca. 3,5 m. e le sue sponde erano rivestite da un paramento in mattoni (Fig. 15).


Fig. 15 - Parterre - Sponda nord del Canale di Sassuolo

La condotta di adduzione alla fontana lo intercettò in un tratto della notevole ampiezza di 4,2 m. In questo punto i paramenti delle sponde, della larghezza di ca. 60 cm, erano costituiti da mattoni disposti in piano e legati con calce. Tutto il sistema di condotte venne intercettato in epoca contemporanea dalla realizzazione di impianti fognari.

Anche la fontana, come la sponda del canale sinuoso, era circondata da un camminamento, con superficie in mattoni posti di coltello, sorretta da una fondazione in ciottoli e mattoni.

Le importanti risultanze delle indagini, in via di conclusione, rappresentano una base conoscitiva determinante per affrontare in modo integrato lo studio delle fasi di vita del complesso di Palazzo Ducale.