Il 23 e 24 settembre due interessanti iniziative per conoscere meglio il Ponte del Diavolo
VENERDI’ 23 SETTEMBRE 2016, ORE 20,45
PRESSO LA SALA CONSIGLIARE DI PAVULLO NEL FRIGNANO (MO)
IN PIAZZA R. MONTECUCCOLI, 1
PONTE ERCOLE, UN ANTICO LUOGO DI CULTO
Presenta Francesco Rossi, letture di Fabrizio Giovetti
Interviene Donato labate, archeologo della Soprintendenza Archeologia,
belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara
Il Ponte del Diavolo, da oltre tre secoli, ha restituito reperti archeologici,
che dalla preistoria arrivano sino all'età moderna, in particolar modo si
segnalano numerose monete di epoca romana ritrovate nei pressi del Ponte e sul
vicino Monte Apollo.
Tali ritrovamenti sono da mettere in relazione con la presenza di un antico
luogo di culto a Pont'Ercole, forse associato alle acque salutari, di cui
recentemente se ne hanno avuto ulteriori prove, grazie alle moderne indagini
scientifiche da parte della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio
per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e
Ferrara
INGRESSO GRATUITO
SABATO 24 SETTEMBRE 2016
PONTE ERCOLE ( O DEL DIAVOLO) (T)
Visita guidata ai luoghi dei ritrovamenti archeologici nei dintorni di Ponte Ercole
La camminata ha inizio in località Pracanina di Lama Mocogno. Durata: +/- 3 ore
Viaggio: partenza da Pavullo con auto proprie alle ore 14.00 - sede CAI - Via
Ricchi, 1/3
Equipaggiamento: abbigliamento da media montagna
Quota di partecipazione: € 3.00 + spese assicurazione per i non soci CAI
D.E.: M. Luisa Severi - 329.1067153 V.D.: Enrico Iacoli
Info: Club Alpino Italiano - Sezione di Modena - via IV Novembre, 40 -
Tel. 059.826914
Martedì 20.30 - 23.00 Mercoledì e Venerdì 17.00 - 19.30 - e.mail:
modena@cai.it
Sottosezione di Pavullo nel Frignano - via A. Ricchi, 3 - tel. 0536.1814319
Mercoledì dalle 20.30 alle 22.30 - e.mail:
pavullo@cai.mo.it
Lama Mocogno (MO) – Alla scoperta di un grandioso esempio di archeologia stradale, la settecentesca Via Vandelli, e di uno straordinario monumento naturale, il millenario Ponte d’Ercole, talmente magico da prendere il nome di Ponte del Diavolo
Nell'ambito del progetto di valorizzazione dell'importante itinerario storico della Via Vandelli e di Ponte del Diavolo si è tenuta sabato 15 giugno l'interessante iniziativa "Aspettando il solstizio a Ponte del Diavolo"
L'iniziativa
è nata da una proposta della Commissione Cultura del Gruppo Giovani Imprenditori
di Confindustria Modena che, in gemellaggio con il FAI Giovani Emilia-Romagna e
il FAI Giovani Modena, si pone un duplice obiettivo: valorizzare l'ambiente e il
turismo sostenibile, e riscoprire un itinerario storico di primaria importanza
per l'Appennino modenese, la Via Vandelli ed il suo landmark site più celebre,
il Ponte del Diavolo.
Tutto si è svolto il 15 giugno, a ridosso del solstizio d'estate, una data che
richiama le tradizioni folkloristiche legate all'evento astronomico e alla
supposta origine soprannaturale del monolite.
La via Vandelli era l'antica strada commerciale e militare del Ducato di Modena
che che collegava Modena a Massa. Tra il 1738 e il 1751, l'abate
ingegnere, geografo e matematico di corte Domenico Vandelli fu incaricato di
disegnare un tracciato stradale all'avanguardia dei tempi, dirigendo
personalmente i lavori.
Arrivati a Pavullo, la Via Vandelli porta ai boschi del Ponte d'Ercole, o del
Diavolo, il favoloso monolite naturale di arenaria modellato dagli agenti
naturali nel corso dei secoli. Lungo 33 m, il monolite ha assunto nel tempo la
forma di un ponte, una forma
che ha dato origine a numerose leggende popolari tra cui
quella che sia stata dimenticata qui dal Diavolo, distratto da un gruppo di
streghe danzanti. Quel che è certo è che l’area circostante il Ponte d’Ercole ha
restituito testimonianze d’interesse archeologico che vanno dall’età
protostorica all’epoca medievale, reperti che attestano una millenaria
frequentazione del luogo, legata soprattutto alla presenza del ponte naturale e
di sorgenti d’acqua.
Come arrivare al parcheggio attrezzato di Ponte del Diavolo: Percorrere la Strada Statale 12 in direzione
Abetone. Passato Pavullo, prima di entrare nel paese di Lama Mocogno, imboccare
la via Ponte d'Ercole che si trova sulla destra.
(via Ponte d'Ercole è in Comune di Lama Mocogno
mentre il Ponte del Diavolo è in Comune di Pavullo)
La Via Vandelli
Nel 1738 il duca Francesco III d'Este, su pressioni asburgiche, diede il via
ai lavori di costruzione di una grande arteria transappenninica che doveva
collegare Modena a Massa, in prospettiva dell'imminente matrimonio del figlio
Ercole con Maria Teresa Cybo-Malaspina, foriero per il Ducato Estense
dell'ambito sbocco al mare.
Terminale ideale della nuova via era infatti il Porto dell'Avenza, considerato
una succursale del ben più importante porto franco di Livorno.
A sovrintendere alla realizzazione dell'ambizioso progetto fu chiamato lo
scienziato, ingegnere e matematico Domenico Vandelli.
I lavori si protrassero sino al 1751, con un'interruzione di sei anni dovuta
all'invasione austro-sarda dei territori estensi conclusasi con la pace di
Aquisgrana del 1748.
Numerosi furono gli ostacoli incontrati, sia di carattere geografico che
politico. Era anzitutto necessario evitare lo sconfinamento del percorso nei
territori contermini dello Stato Pontificio, della Repubblica di Lucca e del
Granducato di Toscana. Questa contingenza costrinse ad adottare un tracciato
impegnativo, per lo più di crinale, che prevedeva il superamento del valico del
Passo delle Radici e del Monte Tambura, e l'attraversamento delle Alpi Apuane.
Le molteplici difficoltà indussero l'ingegner Vandelli ad adottare soluzioni
innovative per l'epoca, come l'introduzione delle curve di livello per
cartografare nel dettaglio l'area interessata, o la realizzazione di ampi
spiazzi artificiali intagliati nella roccia, ancor'oggi denominati con la
locuzione di Finestra Vandelli.
A tal proposito, non possiamo dimenticare che proprio intorno alla metà del
XVIII si assiste al passaggio dal trasporto someggiato al trasporto su carri,
segnato ad esempio dalle coeve costruzioni della Trieste-Lubiana-Vienna e della
Susa-Chambery.
Per rispondere alle mutate esigenze, la via fu dotata di poste, osterie e di un
servizio di corriere a cavallo o “procaccio”.
La Via Vandelli
La sua fortuna però durò poco. Il tracciato, particolarmente impervio a
ridosso dello spartiacque appenninico, e le elevate altitudini che esponevano la
strada agli agenti atmosferici e a frequenti frane determinarono un precoce
abbandono dell'arteria a favore della nuova strada Giardini-Ximenes che deviava
verso Pistoia.
Nonostante questo, la via che prese poi il nome dal proprio progettista, deve
essere considerata la prima strada carrozzabile italiana logisticamente gestita
e a tempo stesso una realizzazione d'avanguardia nel panorama ingegneristico
europeo.
Attualmente, nei tratti ancora conservati, rappresenta un grandioso esempio di
archeologia stradale anche se nel complesso le condizioni di degrado, se non
addirittura di abbandono, prevalgono di gran lunga.
Gli interventi di restauro del recente passato, concentratisi nel tratto massese
ma non supportati da adeguata manutenzione, non hanno risolto, se non
temporaneamente, le difficoltà di accesso ad alcune delle aree più
significative, come il passo del Monte Tambura.
A ciò si accompagna l'inadeguatezza della segnaletica culturale, che rende in
più punti assai difficoltoso il riconoscimento del percorso della via.
A fronte di questo stato di conservazione e valorizzazione del tutto
deficitario, appaiono quantomai ragguardevoli le potenzialità della Via Vandelli,
in un’ottica di turismo sostenibile, efficacemente descritto nei principi che
ispirano il programma Cultural Routes of the Council of Europe.
Tra questi ci si limita a ricordare la tutela e la valorizzazione del patrimonio
culturale e naturale inteso come fattore di miglioramento della qualità della
vita e fonte di sviluppo sociale, economico e culturale.
Peraltro il Frignano è interessato dal Grande Itinerario Culturale Europeo
Transromanica. The Romanesque Routes of European Heritage, nato nel 2007 (www.transromanica.com)
Lungo il suo percorso è possibile osservare il Ponte d'Ercole, uno straordinario monumento
naturalistico ribattezzato Ponte del Diavolo.
Si tratta di una delle molteplici emergenze geologiche che si incontrano lungo
la via, costituite da manifestazione gassose (cd. Fuochi) e di idrocarburi,
salse, torbe e gli affioramenti ofiolitici (es. Sasso Tignoso).
Il Ponte è in realtà un monolite di roccia arenaria immerso in una fitta
boscaglia, modellato dall'erosione a forma di arco, posto nei pressi della
sorgente minerale di Brandola, da cui sgorga acqua termale sulfurea alcalina,
usata per scopi medicamentosi sino agli inizi del XX secolo.
La particolare conformazione della roccia ha dato origine a numerose leggende
popolari tra cui quella che narra che il Diavolo, distratto da un gruppo di
streghe che nella notte ballavano nel bosco, si dimenticò sul suo percorso il
ponte che avrebbe dovuto portare ad un agricoltore del posto per raggiungere i
suoi appezzamenti di terreno, in cambio della sua anima.
Da un punto di vista archeologico l'area ha conosciuto una frequentazione sin
dalla preistoria. I più antichi manufatti sono costituiti da due lame in diaspro
tipologicamente riferibili all'inizio del Paleolitico superiore. All'età del
Bronzo risale probabilmente l'originaria utilizzazione cultuale, in particolare
sulle pendici dell'altura soprastante di Poggio Pennone o Monte Apollo. Tale
funzione è mantenuta sino almeno al IV-V secolo d.C., mentre un primo abitato
protostorico è documentati sin dal IV secolo a.C.
Il Ponte d'Ercole (o Ponte del Diavolo), straordinario monumento naturalistico
lungo il percorso della Via Vandelli
Il Ponte d’Ercole o Ponte del Diavolo
Il monolite che dà il nome al sito è una formazione di arenaria, modellata a
forma di ponte dall’azione erosiva e millenaria degli agenti naturali. La sua
figura imponente e suggestiva ha alimentato la leggenda che attribuisce al
diavolo la sua modellazione.
Il sito è sovrastato a sud dal pianoro di Poggio Pennone o Monte Apollo: proprio
sul versante affacciato verso Ponte d’Ercole sgorga una sorgente le cui acque,
oggi captate in un acquedotto, defluivano in direzione del ponte per incanalarsi
verso il Fosso di Casina.
L’estremità settentrionale della struttura è stata oggetto di interventi
antropici che hanno portato alla creazione di una grande vasca per la raccolta
dell’acqua scavata nell’arenaria naturale del macigno.
La cavità ottenuta presenta alla base una buca di palo, che sosteneva
verosimilmente una copertura, e tre grandi fori artificiali alle pareti. Su
quello orientale doveva impostarsi un canale di alimentazione, forse collegato
direttamente alla sorgente di Poggio Pennone, mentre gli altri due (nella parete
opposta) dovevano servire per il deflusso del liquido, come testimoniano i
profondi solchi generati dallo scorrimento dell’acqua, riscontrabili alla base
delle aperture. Una di esse è sormontata da una rientranza di forma
quadrangolare, probabile alloggiamento di una paratia per regolare l’afflusso.
Ponte d'Ercole. Particolare dei solchi generati dallo scorrimento dell’acqua
L’esigenza di convogliare e regolare lo scorrimento dell’acqua non deve
essere stata priva di connotazioni rituali (come una sorta di vasca lustrale per
bagni purificatori), forse legate anche a possibili proprietà terapeutiche delle
acque cui si attribuiva un’azione guaritrice.
Non vi sono elementi certi per datare la vasca ma l’intensa frequentazione del
sito in età romana lascia ipotizzare una sua realizzazione nell’antichità; in
ogni caso, appare già raffigurata in un affresco cinquecentesco conservato nel
Castello di Spezzano.
Allo stesso modo, non è sicura l’origine antica dei due toponimi Ponte d’Ercole
e Monte Apollo, attestati per la prima volta verso la metà del XVIII secolo,
epoca a cui risalgono i primi ritrovamenti archeologici nell’area: è probabile
quindi che tali appellativi siano una creazione erudita di epoca moderna, anche
se le divinità interessate sono spesso legate a sorgenti e culti delle acque.
Castello di Spezzano. Particolare dell'affresco cinquecentesco che raffigura il
Ponte del Diavolo
Il Ponte d’Ercole (o Ponte del Diavolo) nell’antichità
L’area circostante il Ponte d’Ercole ha restituito testimonianze d’interesse
archeologico che vanno dall’età protostorica all’epoca medievale, e che
attestano una frequentazione del luogo legata soprattutto alla presenza del
ponte naturale e di sorgenti d’acqua.
I numerosi materiali rinvenuti sono frutto per lo più di ritrovamenti
occasionali avvenuti durante il secolo scorso, seguiti poi da sondaggi eseguiti
dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
L’occupazione dell’area durante il I millennio a.C. è attestata dal rinvenimento
di frammenti ceramici e oggetti di ornamento databili tra l’VIII ed il VI secolo
a.C.
Nel periodo successivo il sito sembra rientrare, come tutta la montagna
modenese, nella zona di influenza ligure: lo rivelano le forme ceramiche e
alcuni accessori dell’abbigliamento che trovano confronti in coevi contesti
dell’Emilia occidentale e di oltre Appennino, oltre a una punta di lancia
ritualmente piegata che caratterizza i depositi funerari di ambito ligure nel IV
e III secolo a.C.
Con il periodo romano (II secolo a.C. – V secolo d.C.) le testimonianze si
intensificano e sono rappresentate, oltre che da resti murari, coperture in
laterizi e tessere di mosaico, da manufatti in metallo, ceramica, vetro.
Particolarmente significativa è la presenza di un cospicuo numero di monete:
migliaia di esemplari che coprono tutto l’arco di frequentazione del santuario e
che probabilmente costituivano un’offerta votiva deposta direttamente nelle
acque oppure entro piccole buche scavate nel terreno.
Queste testimonianze inducono a ipotizzare l’esistenza, in età romana, di una
complessa area cultuale articolata attorno al Ponte d’Ercole, cui vanno riferite
anche le notizie del ritrovamento di tracciati stradali che suggeriscono, oltre
a un itinerario appenninico, un possibile percorso processionale che congiungeva
l’altura di Poggio Pennone con l’area del “ponte” e le strutture annesse.
Il sito è stato frequentato anche in età medievale e moderna, fino ai giorni
nostri, come dimostrano alcuni elementi di armamento riferibili a una sepoltura
medievale sconvolta (tra cui un eccezionale morso di cavallo in ferro) e le
numerose medagliette devozionali datate dal XVII al XIX secolo, segno della
continuità delle pratiche legate alle acque salutifere in associazione con il
culto mariano.
L'incantevole veduta del Ponte d'Ercole o Ponte del Diavolo continua ad
affascinare il pubblico di ogni età
Responsabile di zona: Anna Bondini (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna)
Aspettando il solstizio a Ponte del Diavolo
Sabato 15 giugno 2013, dalle ore 17.30,
a Ponte del Diavolo, nel Comune di Lama Mocogno (MO)
ore 17.30 - ritrovo presso il Parcheggio attrezzato di Ponte del Diavolo,
Via Ponte Ercole, Lama Mocogno (MO)
coordinate gps
+44° 19' 14.95"
+10° 44' 58.74"
ore 18 - "Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra
e forte"
Daniele Dallai e Giovanna Barbieri (Orto Botanico di Modena)
Milena Bertaccini (Museo Gemma 1786 - Museo Mineralogico Estense
dell'Università di Modena e Reggio Emilia)
ore 18.40 - "Prima di percorrere la mia strada io ero la mia strada"
Paola Foschi (storica, cartografa, corografa, collaboratrice dell'Archivio di Stato di Modena)
ore 19.15 - Inaugurazione della pannellistica
Filippo Maria Gambari (Soprintendente per i Beni Archeologici
dell'Emilia-Romagna)
Elena Salda (Presidente Gruppo giovani Imprenditori di Confindustria Modena)
Marina Forni (Presidente FAI Emilia-Romagna)
L'evento è gratuito e aperto a tutti.
Si prega peraltro di dare conferma via
mail faigiovani.modena@fondoambiente.it
Possibilità di erogare un contributo libero a partire da € 5,00 per gli iscritti
al FAI ed € 10,00 per i non iscritti
Possibilità di iscriversi al FAI, tariffa promozionale FAI Giovani, € 10,00 dai
18 ai 25 anni ed € 20,00 dai 26 ai 40 anni