Indagini archeologiche nella Chiesa della Natività di Maria Santissima
Formigine, frazione Magreta (MO)

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Nell’ambito dell’intervento di restauro e consolidamento strutturale previsto nella Chiesa della Natività di Maria Santissima, in località Magreta (MO), via Don Franchini n. 26, eseguito in accordo con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna ha richiesto il controllo archeologico sui lavori di scavo. L’indagine mirava a verificare l’eventuale presenza di strutture o depositi di interesse archeologico nel sottosuolo, al di sotto del piano pavimentale dell’attuale chiesa, anche in considerazione del cospicuo materiale d'archivio che indicava la probabile presenza di fasi costruttive precedenti l'attuale.


Particolare del complesso chiesa-castello, tratto da “Mappa della Chiesa e Stabili del Benefizio Parrocchiale di Magreta” (Archivio Curia Arcivescovile di Modena)

Le strutture rilevate durante le indagini al di sotto dei piani pavimentali della chiesa attuale, paiono relative a diverse fasi costruttive della chiesa antica. Come evidenziato dalle fonti documentarie, la costruzione della chiesa pare attribuibile al XI-XII secolo. L’impianto originario della chiesa, che prevedeva una semplice pianta rettangolare, orientata canonicamente est-ovest e verosimilmente absidata sul lato posteriore (posto ad est), venne trasformato con l’apertura sui lati maggiori di due cappelle a pianta rettangolare. Tali strutture paiono riferibili al XVI secolo. Attestazione certa della presenza degli altari laterali all’interno della chiesa, e dunque delle due cappelle che li contenevano, è offerta dall’inventario del Rettore Ludovico Antonio Bartolamasi, datato 13 Ottobre 1675. Le cappelle laterali riportate nelle planimetrie settecentesche, rimasero in uso fino alla demolizione della chiesa, avvenuta nella prima metà del XIX sec., allorché si pose mano alla realizzazione di un nuovo edificio ecclesiastico.
Come evidenziato dagli scavi, la cappella meridionale venne impostata sfruttando in parte la parete ovest di un vano annesso alla chiesa, comunicante con essa attraverso una porta. La cappella venne realizzata dunque in seguito alla demolizione di questa struttura, pertinente verosimilmente al primo impianto della chiesa. La necropoli altomedievale, individuata nel “vano B”, che al momento rappresenta la testimonianza più antica rinvenuta nell’indagine archeologica in corso, pare attribuibile ad una fase compresa tra il XII ed il XIII secolo. E’ probabile che tale necropoli possa essere connessa alla presenza della cappella del castello di Magreta, consacrata nel 1218.

La chiesa attuale, in stile neoclassico, con impianto a croce latina a navata unica, orientata N/S, con fronte a nord, venne realizzata tra 1821 e 1823 su disegno di Felice Spezzani di Montegibbio, appartenente ad una ricca famiglia di possidenti locali. La chiesa venne solennemente inaugurata l’8 dicembre 1823 (Libro IV dei Battesimi, pag.314).
L’edificio ottocentesco occupa parzialmente l’area sulla quale era edificata una precedente chiesa, orientata secondo la tradizione cristiana in senso est-ovest, con l’abside rivolta a est. Il transetto della chiesa attuale poggia in parte sulle strutture di fondazione riferibili a un periodo compreso tra il XIII ed il XVII secolo.
In seguito al controllo archeologico sui lavori di scavo sono emerse cospicue tracce relative all’impianto dell’antica chiesa di Magreta e strutture sepolcrali. L’indagine archeologica, iniziata il 22 Novembre 2010 e ancora in corso, è effettuata sotto la Direzione Scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, archeologi Luca Mercuri e Donato Labate, ed è coordinata sul campo da Francesco Benassi coadiuvato, per i rilievi topografici, da Francesca Guandalini e Simona Scaruffi.

CORETTO DELL’ALA OVEST DEL TRANSETTO (VANO A)
Il cosiddetto “Coretto” dell’ala ovest del transetto dell’attuale chiesa, che ospitava fino agli anni cinquanta la sagrestia ed è oggi utilizzato per l’audizione delle funzioni liturgiche, occupa la parte anteriore della chiesa antica, il cui portale di ingresso tamponato risulta ancora visibile sul muro esterno in pietra a vista.
Sotto il pavimento attuale (a circa 25/26 cm di profondità) è venuta in luce un’ampia porzione di pavimentazione in mattoni, allettati su un letto di sabbia. La pavimentazione è caratterizzata da una cornice perimetrale di circa 28 cm di larghezza, che corre lungo le pareti sud ed ovest del vano, costituita da mattoni accostati sul lato maggiore. Il tappeto pavimentale presenta sul lato sud una porzione, costituita da elementi disposti sfalsati, mentre nella parte restante i mattoni sono disposti a spina di pesce. All’interno della pavimentazione figurano anche sporadici elementi di reimpiego: alcuni quadrelli in cotto e un mattone sesquipedale manubriato di età romana.
Il rinvenimento di un analogo lacerto pavimentale nell’angolo S-O dell’abside della chiesa (zona del coro, dietro l’altare maggiore), attesta che questa pavimentazione doveva originariamente costituire la pavimentazione unitaria dell’intera navata della chiesa antica. Questo pavimento potrebbe essere riferito alla fase cinquecentesca della chiesa (XV-XVI secolo).

Nel coretto è stata individuata anche una struttura muraria in mattoni legati da malta cementizia. Questa struttura (USM7) il cui tetto si trova appena al di sotto della quota pavimentale attuale del vano, presenta nella parte inferiore un ampio arco di scarico, interpretabile come contrafforte realizzato per esigenze statiche di consolidamento strutturale, o piuttosto come semplice base di una tramezza muraria che divideva in due parti il vano A. Dalla stratigrafia muraria tale opera risulta abbastanza recente, dal momento che venne realizzata a seguito della costruzione della fondazione del muro che separa il vano A dall’aula della chiesa, dunque dopo il 1823: la struttura di fondazione risulta infatti tagliata dalla USM7.
Pare perciò assai probabile che USM7 sia connessa all’utilizzo del vano come sagrestia, documentata in questa parte del transetto fino agli anni cinquanta. Nella necessità di dividere il vano non stupisce la scelta di impiegare un arco di scarico dal momento che il terreno su cui poggia la struttura si presenta caratterizzato da sepolcri, databili entro la prima metà dell’800, cioè fino alla realizzazione della chiesa attuale. Si può notare del resto che anche la fondazione ottocentesca, orientata nord-sud, presenta un arco di scarico, proprio in corrispondenza dell’intersezione con la USM7.

Nella parte del vano posta a nord della USM7 sono stati trovati i resti di tre strutture sepolcrali (TT.1-3), in parte intaccate dai lavori edilizi ottocenteschi e novecenteschi (TAV. 4). Si tratta di tombe a cassa laterizia originariamente coperte da volta a botte, ciascuna destinata ad accogliere all’interno di una singola cassa lignea i resti di un inumato. Come evidenziato nella tav. 2, due tombe risultano orientate E-O (tombe 1-2), mentre una risulta orientata N-S (tomba 3) .

ZONA DEL CORO (ABSIDE)
A seguito del controllo archeologico condotto sui lavori di scavo nella zona del coro, dietro l’altare maggiore della chiesa attuale, sono emerse cospicue tracce relative all’impianto dell’antica chiesa di Magreta. Si tratta di resti pavimentali e di strutture murarie di fondazione, anche se alcuni lacerti murari paiono pertinenti al piede dell’alzato.
Sono venute in luce strutture in ciottoli fluviali di medie e grandi dimensioni legati da malta (USM14; 24), orientate in senso est-ovest, identificate come la fondazione muraria del perimetrale sud della chiesa di XIII secolo.

La USM14 risulta in fase con altre strutture di fondazione dalle caratteristiche costruttive analoghe (USM13), con spessore di 70 cm., ortogonali e parallele ad essa, che insieme racchiudono un ambiente a pianta rettangolare (asse minore N/S, 2,50 m.). In fase di scavo e pulitura della USM14 si è evidenziata una porta (larghezza, 90 cm.), che doveva collegare l’aula della chiesa duecentesca ad un vano annesso. L’apertura rinvenuta risulta in parte occultata da una muratura successiva (USM15). La porta reca soglia in pietra, a quota – 74 cm. dal p.p., con impressi una scanalatura per la chiusura di un portale ligneo e l’alloggiamento rotondo per il cardine (Ø 6 cm.). La muratura della USM14 reca un battente che consentiva al portale l’apertura verso l’interno della chiesa. La soglia risulta ad una quota di 45 cm. inferiore rispetto a quella del lacerto pavimentale riferito al XIII sec. Probabilmente dovevano esistere dei gradini che dal livello inferiore della soglia conducevano al livello superiore del pavimento della chiesa.
Allo stato attuale non risulta ancora completamente chiarita la funzione dell’ambiente annesso al perimetrale meridionale della chiesa. Non si esclude che tale struttura possa essere identificata col campanile della chiesa di XIII secolo, come documentato nella Chiesa di S. Michele Arcangelo di Nonantola (MO), che presenta fondazioni realizzate con la medesima tecnica edilizia (ciottoli di fiume con rari frammenti laterizi) .

Addossata alla USM13, è stata rinvenuta una struttura muraria costituita da ciottoli fluviali di medie e grandi dimensioni e laterizi, legati da malta. Il confronto con una “Mappa della Chiesa e Stabili del Benefizio Parrocchiale di Magreta”, datata 8 Gennaio 1793, consente di ipotizzare che questa struttura rappresenti il muro perimetrale di una cappella aperta sul perimetrale sud della chiesa, indicata nella pianta storica della chiesa del XVIII secolo planimetria settecentesca come “Capella del Rosario”. Al centro della cappella è stato rinvenuto il basamento rettangolare dell’altare, costituito da mattoni e ciottoli fluviali legati da malta.
Alle spalle dell’altare maggiore della chiesa odierna, è stata individuata la volta di copertura di una struttura sepolcrale a camera laterizia (tomba 4), orientata N-S

CORETTO DELL’ALA EST DEL TRANSETTO (VANO B)
Il cosiddetto “Coretto” dell’ala est del transetto della chiesa attuale, occupa la zona dell’altare maggiore della chiesa antica, antistante all’abside, che chiudeva il fondo della navata sul lato est. In questo vano sono state individuate alcune strutture di fondazione in ciottoli fluviali di medie e grandi dimensioni legati da malta. Si tratta di due porzioni murarie ortogonali su cui si appoggiano i resti di una struttura costituita da laterizi legati da malta. Al momento dell’indagine archeologica di tale struttura (USM12) si conservano in posto tre corsi di mattoni. Come evidenziato da una planimetria settecentesca della chiesa, la USM12 è identificabile con la base di un muro che separava il presbiterio della chiesa da una camera dell’annessa sagrestia. Tale ambiente era dotato di una porta che consentiva direttamente l’ingresso alla zona dell’altare della chiesa.

Dal confronto tra due planimetrie del XVIII secolo emerge una evidente differenza proprio relativamente al muro che separava la zona del presbiterio e dell’altare maggiore dalla sagrestia. Mentre nella planimetria del 1793, allegata all’inventario di Don Giulio Cesare Gibertini (Archivio della Curia Arcivescovile di Magreta), la tramezza divisoria è evidente, in una planimetria di poco anteriore questa struttura non è presente e l’abside appare più ampia. L’indagine archeologica ha evidenziato che non ci sono tracce di strutture diverse da quelle rappresentate nella mappa del 1793. L’altra planimetria storica, conservata in copia presso l’archivio Parrocchiale, è dunque semplicemente imprecisa.

Un ulteriore saggio di scavo eseguito all’interno del vano ha individuato a circa 36 cm di profondità una tomba a cassa costituita da ciottoli fluviali e frammenti di mattoni romani, posti in opera a secco, orientata N/O-S/E. La sepoltura presentava una copertura alla cappuccina, costituita da mattoni sesquipedali manubriati di età romana di reimpiego. La tomba è adiacente ad altre sepolture non ancora indagate, caratterizzate da medesima struttura e orientazione, dunque non rappresenta una sepoltura isolata, ma fa parte di una necropoli altomedievale. La struttura di fondazione in ciottoli (USM12), pertinente ad un muro perimetrale della chiesa di XIII sec., taglia alcune strutture sepolcrali adiacenti al lato sud ed al lato est della tomba 6, sepoltura plurima, che ospitava quattro personaggi che forse rivestivano un ruolo di prestigio all’interno della comunità di Magreta.
In ambito regionale strutture sepolcrali analoghe sono documentate ad esempio all’interno del cortile del castello di Formigine (MO), nell’area sepolcrale della chiesa di S. Bartolomeo (XI-XII secolo); o in una necropoli databile tra VIII e X sec., rinvenuta nel seminterrato del castello di Montecchio Emilia (RE).

NAVATA CENTRALE DELLA CHIESA
Appena a ridosso dei gradini del presbiterio è stata evidenziata in fase di scavo, a 40 cm. di profondità dal piano di calpestio della navata, una struttura di fondazione muraria, in ciottoli fluviali di medie e grandi dimensioni, sporadici frammenti di laterizi di modulo romano (mattoni e tegole), disposti in opera in conci regolari, legati da malta (USM19). Tale struttura, orientata in senso E/O e recante larghezza media di 120 cm., risulta pertinente al perimetrale nord della chiesa del XIII secolo. Un saggio di scavo ha permesso di evidenziare il dente della risega di fondazione (piede di fondazione) a quota – 107 cm. dal pp. In considerazione dell’altro muro perimetrale opposto (USM14), risulta che la chiesa di XIII secolo aveva una larghezza interna di circa 8,36 m.
Parallelo alla USM19 è stata rinvenuto un lacerto murario, costituito da ciottoli fluviali legati da malta (USM20), che presenta larghezza media di 60 cm., identificabile come base di fondazione del muro nord della cappella laterale sinistra della chiesa (indicata nella planimetria settecentesca come “Cappella Gibertini”).


LE TOMBE PIU' SIGNIFICATIVE

La Tomba 2
DATAZIONE: Probabile XVIII (entro la prima metà dell’800).
Struttura sepolcrale a cassa laterizia (USM8), a pianta rettangolare, coperta da volta a botte
Sul fondo della tomba sono stati rinvenuti resti umani pertinenti alla deposizione funebre. Il corpo era deposto in posizione supina, con capo ad ovest (poco conservato), arti inferiori distesi e mani raccolte sul ventre. Il rinvenimento di numerosi chiodi in ferro (n. 31) e di labili resti lignei attesta che l’inumato doveva essere originariamente deposto all’interno di una cassa lignea. Dalle dimensioni delle ossa lunghe l’inumazione pare attribuibile ad un individuo maschio adulto. Tra le mani sono stati rinvenuti i resti di un rosario con vaghi in pasta vitrea nerastra di forma ovale o biconica (n. 56 vaghi con diam. 3 mm.; n.21 con diam. 4-5 mm.); in fase di setacciatura del terreno presente intorno ai resti umani è stato rinvenuto un dado da gioco in osso

La Tomba 4 dell'Abside, zona coro
ELEMENTI DATANTI: Calzature in cuoio e legno. DATAZIONE: XVIII sec. (probabilmente 1721)
Struttura sepolcrale a cassa laterizia in mattoni legati da malta, posti in opera orizzontalmente, a pianta rettangolare, coperta da volta a botte, con mattoni posti in opera di taglio. L’estremità sud della tomba taglia parzialmente il muro di fondazione della chiesa di XIII secolo (USM14). Gran parte della struttura risulta oggi coperta dell’altare maggiore della chiesa attuale. Sul fondo del vano sepolcrale della tomba, in corrispondenza dell’estremità sud, è stato rinvenuto un cumulo di frantumi laterizi pertinenti alla volta di copertura, che attesta che parte della copertura del lato sud è stata demolita, in una fase evidentemente successiva alla deposizione funebre, probabilmente per un’ispezione della sepoltura stessa, e poi ricostruita, senza rimuovere le macerie accumulatesi sul fondo. Sul fondo della tomba, parzialmente coperti dal cumulo di laterizi, si sono conservati i resti di un inumato, deposto in posizione supina, con arti inferiori paralleli e capo, posto a sud, poggiante su cuscino funerario in muratura. Tra i resti del defunto sono state rinvenute due calzature in cuoio con tacco in legno (una in discreto stato di conservazione): la posizione delle calzature ed il fatto che risultano in parte smembrate dimostra l’avvenuta manomissione della deposizione funebre.
Sul pavimento della zona del coro, dietro l’attuale altare maggiore, a fianco della tomba 4, è stata rinvenuta una lastra funeraria in marmo, forse relativa a questa tomba, con iscrizione in latino di cui allo stato risulta leggibile solo la prima parola, a causa dell’usura della superficie della lastra: “EXUVIAE/ ...”, cioè “(mortales) exuviae”, resti mortali.
Secondo l’inventario del 1792 stilato da don Giulio Cesare Gibertini e conservato presso l’Archivio della Curia Arcivescovile di Modena, questa sepoltura, posta nella parte centrale dell’aula della chiesa, sul lato sud, davanti all’altare del Rosario, dovrebbe essere relativa al Rettore Ludovico Antonio Bartholamasi, morto nel 1721, che resse la chiesa di Magreta dal 1671 al 1721. La posizione di questo sepolcro risulta documentata dalle due planimetrie del XVIII secolo.

La Tomba 6 del vano B
ELEMENTI DATANTI: Due fibbie in ferro da cintura. DATAZIONE: Epoca altomedievale (XI-XIII sec.).
DESCRIZIONE:Struttura sepolcrale a cassa a pianta rettangolare, costituita da ciottoli fluviali e frammenti di mattoni romani, posti in opera a secco (USM25), orientata N/O-S/E La tomba presentava alla sommità una copertura alla cappuccina, costituita da mattoni sesquipedali manubriati di età romana di reimpiego (originariamente sei per lato), appositamente sagomati su un lato per ricavare l’incastro necessario alla sistemazione a doppio spiovente, e mattoni infissi verticalmente alle estremità (si conserva solo quello posto ad est). Sotto la copertura si sono conservati i resti di tavole lignee, probabilmente in rovere (originariamente connesse mediante un cavicchio ligneo infisso nello spessore delle tavole), che coprivano i resti umani. L’inumato era deposto supino con gli arti inferiori distesi parallelamente e piedi ad est; il capo, non conservato, doveva essere posto sul lato ovest e rivolto. L’estremità ovest della tomba è stata infatti asportata in fase di costruzione del muro di fondazione in laterizi della chiesa ottocentesca (che separa il vano B dall’aula della chiesa), caratterizzato da un ampio arco di scarico. Al di sotto della prima inumazione sono stati rinvenuti altri tre inumati, tutti ugualmente deposti supini con gli arti inferiori distesi parallelamente, braccia flesse sul torace e capo ad ovest (non conservato a causa del taglio ottocentesco). I tre inumati inferiori paiono seppelliti nello stesso momento, mentre quello superiore potrebbe essere stato deposto in una fase successiva. Sul fondo della tomba, in corrispondenza del lato sinistro del bacino dell’ultimo inumato, sono state rinvenute due fibbie in ferro di forma circolare, di medie dimensioni (Ø 5,2/5,3 mm.), a sezione circolare, leggermente appiattita per l’alloggiamento dell’ardiglione, a sezione rettangolare ed appuntito. Le fibbie paiono non necessariamente pertinenti entrambe all’ultimo inumato, ma potrebbero essere appartenute ai due individui superiori. Questo tipo di fibbie per cinture di cuoio, risulta documentato tra XIII e XIV secolo . (di recente fibbie di questo tipo sono state rinvenute nell’area del Parco Novi Sad a Modena, in sepolture datate al XIII secolo)
L’utilizzo di questi manufatti, che rientrano nella categoria degli oggetti di abbigliamento personale, è illustrato ad esempio in una lastra marmorea tombale frammentaria del XIV secolo, che rappresenta a bassorilievo Bernardino da Montegibbio in armatura. Il rinvenimento di questi elementi dell’abbigliamento dimostra che i defunti dovevano essere stati deposti vestiti.

ANALISI DELLE FONTI DOCUMENTARIE
Dalle fonti di archivio risulta che una cappella (o oratorio) del castello di Magreta venne consacrata nell’anno 1218 da parte del priore locale, Patrizio Ferrarese, alla Natività della Beata Vergine. Altri documenti databili intorno alla fine del XIII secolo attestano la presenza di una chiesa presso il castello di Magreta. Il testamento di Federico da Fiorano del 16 giugno 1287 (a proposito dell’offerta di cera dovuta per la festa di San Geminiano al Vescovo), nonché il catalogo delle chiese modenesi del 1299, testimoniano la presenza di presso Magreta due chiese, entrambe dipendenti dall’episcopato di Modena. Si tratta della chiesa di San Faustino, extra moenia, ove nel 1276 il Vescovo Matteo Pio aveva autorizzato la fondazione di un Ospitale per pellegrini e malati , e appunto della cappella, o oratorio, presente all’interno del castello.
Notizie della persistenza della chiesa del castello sono poi offerte da documenti manoscritti databili al 1573, che indicano la figura di Don Giulio Reggio quale rettore della chiesa di Santa Maria di Magreta. L’importanza che andava nei secoli assumendo il nucleo chiesa-castello è testimoniato anche da un affresco che lo rappresenta in tutta la sua magnificenza del XVI secolo, posto nella “Sala delle Vedute” all’interno del Castello di Spezzano.
La mancanza di ulteriori menzioni della chiesa di S. Faustino oltre la metà del XVI secolo lascia supporre che, a partire dalla seconda metà del secolo, le funzioni della chiesa extra moenia vennero pian piano assunte dalla cappella del castello .
Sulla localizzazione della chiesa presso il castello siamo informati a partire dalla metà del XVIII secolo attraverso tre documenti di archivio. Un documento manoscritto, datato 13 aprile del 1757 e conservato presso l’Archivio Parrocchiale di Magreta, riporta una planimetria schematica della Chiesa di Santa Maria, situtata in fondo ad una Loggia ed ad una distanza di 16 pertiche dalla strada principale . La planimetria dettagliata della chiesa viene fornita inoltre da due documenti riferibili al XVIII: la “Mostra del Castello, Chiesa, ed Addicenze di Magreta” e la “Mappa della Chiesa e Stabili del Benefizio Parrocchiale di Magreta” . Queste planimetrie mostrano il complesso della chiesa e del castello, posto sulla riva destra della Fossa di Spezzano: in particolare si evidenziano una Loggia ed Andata, cui si accede da una porta arcata; uno stabile di proprietà Cincetti, sul fronte est; il prospetto principale della chiesa ed il Cemetero con Sepolcri; fabbricati di proprietà Cincetti o Camerali, sul fronte ovest. Le due planimetrie settecentesche evidenziano una chiesa caratterizzata da un'unica navata, con ingresso principale posto ad ovest; il battistero ricavato in un piccolo vano, posto immediatamente a sud dell’ingresso ; due cappelle laterali, ciascuna provvista di altare, ricavate simmetricamente sui lati maggiori (“Capella del Rosario”, a sud; “Capella Gibertini”, a nord); sul fondo della navata davanti all’abside, il presbiterio, rialzato rispetto all’aula da alcuni gradini, con al centro l’altare maggiore; infine il campanile a pianta quadrangolare, posto immediatamente a nord del presbiterio. Al di fuori della chiesa, sul lato sud, era posto un piccolo cimitero, rimasto in uso fino al 1821-23 .
La “Mappa della Chiesa e Stabili del Benefizio Parrocchiale di Magreta”, opera autografa di Gaetano Gibertini, datata 8 Gennaio 1793, era allegata all’inventario stilato in data 15 dicembre 1792 da don Giulio Cesare Gibertini (Rettore di Magreta e Vicario Foraneo della Congregazione di Formigine), anch’esso conservato presso l’Archivio della Curia Arcivescovile di Modena. Questo documento manoscritto, che contiene interessanti informazioni relative allo stato della chiesa dell’epoca, riferisce che essa era dotata di tre altari: l’altare maggiore, in scagliola, consacrato al Santissimo Sacramento; quello della cappella sud, con paliotto in scagliola e scaffa di legno, consacrato alla Beata Vergine del Rosario (“Cappella del Rosario”); quello della cappella nord, con paliotto, scaffa in scagliola e ancona, consacrato a San Pellegrino. Quest’ultimo venne realizzato nel 1631, grazie alla donazione di 300 ducatoni da parte di messer Gian Antonio Gibertini, come da lui disposto per via testamentaria nel 1592 . Per questo motivo la cappella nord è indicata nella pianta come “Cappella Gibertini”. L’inventario riferisce inoltre che nel 1667 la chiesa, non più in grado di accogliere in modo confacente la comunità di Magreta ormai aumentata considerevolmente, venne ingrandita. Per contribuire alle spese necessarie, Pellegrino Gibertini, figlio di Gian Antonio, aveva lasciato nel 1651 per via testamentaria 300 ducatoni. Come illustrato dalla planimetria della chiesa contenuta nella mappa, il manoscritto menziona sei sepolture esistenti all’epoca all’interno della chiesa, recanti lastre tombali iscritte: tre sepolture poste nell’aula dinnanzi allo scalino del presbiterio, delle quali le due laterali erano pertinenti ai confratelli ed alle consorelle, mentre quella centrale per gli ecclesiastici ; la sepoltura della famiglia Gibertini, posta davanti all’altare di San Pellegrino presso la cappella nord; la sepoltura del Rettore Ludovico Bartolamasi, morto nel 1721, posta davanti all’altare del Rosario presso la cappella sud.
Attraverso due schizzi del XVIII secolo (l’uno contenuto nella mappa del 1793, l’altro contenuto nei documenti dell’Archivio Parrocchiale di Magreta), è possibile farsi anche un’idea dell’aspetto esteriore dell’alzato della chiesa a quell’epoca. Nella citata mappa del 1793 in cui sono illustrati i possedimenti parrocchiali è riportato un dettagliato schema di assetto viario con le distanze tra gli incroci ed i fabbricati tra i quali si riconoscono l’Osteria ed il Castello e la Chiesa (“distante dalla Canonica 5/6 di millio”). I fabbricati del complesso chiesa-castello sono schizzati tridimensionalmente, visti da ovest: in primo piano è visibile un corpo di fabbrica a due livelli stretto e lungo, disposto parallelamente alla Fossa di Spezzano e porticato verso sud, in corrispondenza del “Piazzale”, cinto da costruzioni disposte a ferro di cavallo. In secondo piano, sul lato nord del piazzale, risulta ben leggibile l’edificio della chiesa, con fronte molto semplice, tipico delle pievi romaniche: un grande portale d’ingresso centrale, con una luce posta in alto in asse e copertura a capanna disposta secondo l’asse longitudinale dell’edificio.
Un’altra immagine, presumibilmente coeva, mostra il Castrum dall’esterno, con visione prospettica dal lato nord: si nota in primo piano il portale arcato d’ingresso alla Loggia, in secondo piano il muro nord della chiesa, dotata di cappella laterale (la cosiddetta “Cappella Gibertini”) e di una torre campanaria quadrangolare.
Per quanto riguarda il castello, i cui resti sono riemersi negli ultimi decenni, presso i fabbricati posti ad ovest della chiesa, pare che le prime notizie risalgano ai primi anni del Duecento. In quell’epoca, a seguito di frequenti lotte comunali, Modena decise di rafforzare i propri confini verso il reggiano edificando nuove fortezze e potenziando quelle esistenti: tra queste vi era anche l’antico castrum di Magreta. Il castello ebbe diversi proprietari, i Da Magreta, i De Rosa, Nicolò III d’Este ed i Pio di Carpi, poi di Sassuolo, raggiungendo, insieme al borgo, il suo massimo splendore nel corso del Settecento.

Committenza: Parrocchia di Magreta
Indagini archeologiche: ArcheoModena (Associazione professionale - Modena)
Testi, documentazione grafica e fotografica: Francesco Benassi
Rilievi topografici: Francesca Guandalini – Simona Scaruffi