Il Museo Nazionale Etrusco è intitolato
alla memoria del Conte Pompeo Aria che sulle orme del padre Giuseppe organizzò
il primo nucleo della collezione.
Sorge sul margine dell’ampia area
archeologica, interamente di proprietà dello stato. È proprio la consistenza dei
resti strutturali di questa antica città a fare del sito un caso unico nel
panorama dei centri abitati etruschi. A differenza di altre città etrusche -come ad esempio l’antica Felsina che dall’antichità ad oggi fu
popolata senza soluzione di continuità- qui l’abbandono del sito garantì la
conservazione quanto meno dell’impianto urbano nel suo disegno originale, cosa
che ci consente ancora oggi di percorrere le antiche strade lungo le quali si
snodano case di abitazione, aree artigianali ed edifici sacri.
Fino a pochi anni fa, in assenza di notizie dagli autori greci
e latini, si ignorava il nome di questo centro. Il recente ritrovamento di un
frammento ceramico ha consentito di identificare la città con il nome di
Kainua, dal greco kainòs/kainòn che vuol dire “nuovo”: siamo dunque in
presenza di un centro che si chiama “Città nuova” al pari della Neapolis
(Napoli) della Magna Grecia.
L'importanza della città di Kainua emerge per
altro evidente dalla ricca documentazione archeologica. Rinvenimenti di resti
murari e reperti di vario tipo risalgono alla fine del XVIII secolo ma le prime
scoperte significative si avranno solo alcuni decenni più tardi, in occasione
dei lavori per la sistemazione a parco dell’area attorno alla villa, entrata a
far parte delle proprietà della famiglia dei conti Aria nel 1831.
Dal 1862 in
poi si cimentarono negli scavi della città illustri archeologi dell’epoca da Gozzadini a Chierici fino a Brizio cui si deve, in particolare, la prima
sistemazione in vetrine dei materiali all’interno della Villa Aria nonché la
prima guida al museo e ai resti archeologici. Con l’acquisizione allo Stato
dell’area archeologica nel 1933 il museo fu trasferito nell’attuale sede, nel
pianoro di Misano, e l’assetto espositivo che oggi vediamo è quello del 1979,
arricchito dai risultati degli scavi condotti con regolarità dagli anni
cinquanta in poi.
Veduta della necropoli nord
La vicenda della città etrusca che occupò
il Pian di Misano e la soprastante altura di Misanello durò circa due secoli,
dalla fine del VI alla metà del IV secolo a.C.
Ciò che fa di tale sito un’eccezionale
testimonianza nell’ambito della civiltà etrusca è l’impianto urbano della città,
nella quale la regolare scansione modulare degli spazi è segno di una ben
precisa pianificazione. Improntata alla dottrina urbanistica greca è
l’ortogonalità di strade e isolati, la dislocazione di aree cultuali, abitative
e produttive, anche se i segni della sua fondazione rituale sono fortemente
radicati nelle norme religiose etrusche. Affacciata sul fiume Reno, che
nell’antichità costituiva formidabile vettore di transito dall’Etruria tirrenica
al Po, la città ebbe l’importante ruolo di cerniera di smistamento delle merci
lungo tale asse. In particolare il flusso di metalli dalla Toscana dovette
sostanziare una vivace attività metallurgica, sia per quanto riguarda il bronzo
che il ferro. Cospicua è anche la produzione ceramica, sia di stoviglie che
laterizi, alimentata dalla buona qualità dell’argilla locale e dalla ricchezza
di acqua, imbrigliata con grande maestria in un capillare sistema di captazione
e relativo smaltimento. La prosperità di questo centro fu interrotta alla metà
del IV secolo a.C. dall’invasione celtica e nel mutato scenario della
romanizzazione solo una fattoria si impostò sopra i resti dell’antica città, poi
completamente abbandonata.
Acropoli: podio dell'edificio sacro "D"