Ricominceranno dopo anni -l’ultima campagna di scavo è
datata 1988- le indagini archeologiche nell’abitato della città etrusca di
Spina, situata in provincia di Ferrara, nei comprensori comunali di Comacchio
(necropoli) e Ostellato (abitato).
Lo scavo, che verrà effettuato nell’area demaniale, avrà lo scopo di definire
meglio gli aspetti strutturali e cronologici del tessuto urbano e i rapporti con
gli apprestamenti difensivi e confinari, costituiti dal terrapieno palificato,
già in parte intercettato negli scavi passati.
Com’è noto la città di Spina venne fondata da popolazioni etrusche a poca
distanza dallo sbocco in mare del fiume Spinete -un importante ramo padano- e
alla confluenza di questo con un altro alveo fluviale di provenienza
appenninica, in un sito privilegiato per i commerci grazie alla facilità di
comunicazione con l’altra sponda dell’Adriatico, l’entroterra padano e l’Etruria
tirrenica.
Dagli ultimi decenni del VI secolo a.C. alla metà circa del III secolo a.C.,
l’abitato di Spina ebbe una vita fiorente, connotata da ricchi e articolati
traffici commerciali, primo fra tutti quello della ceramica di produzione attica.
La realtà descritta nelle fonti classiche prese prepotentemente corpo negli anni
Venti quando, nell’ambito del vasto programma di recupero dei bacini vallivi che
si erano formati nei secoli nel territorio deltizio, le attività di bonifica
riportarono in luce numerose tombe (oltre mille) nel bacino della Valle Trebba.
Le successive bonifiche degli anni Cinquanta e Sessanta portarono a individuare
un’altra consistente parte del vasto sepolcreto di Valle Pega (con circa 3000
tombe) prima e dell’abitato nella Valle Lepri/Mezzano poi.
Alla ricchezza dei corredi di gran parte delle tombe -a inumazione e a
cremazione– scavate nei dossi sabbiosi, si contrappone l’essenziale povertà
delle abitazioni, costruite con materiali leggeri e deperibili (legno, canne,
frasche, argilla), adatti alla scarsa consistenza e portanza dei terreni
vallivi; abitazioni peraltro che, almeno in alcune fasi, appaiono raggruppate
secondo uno schema urbanistico preordinato (insulae).
L’erogazione del consistente contributo ministeriale erogato alla Soprintendenza
per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna –che, nell’espletamento della prassi
tecnico-burocratica è affiancata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali
e Paesaggistici- consentirà la ripresa degli scavi in un settore dell’area
demaniale sinora inesplorato.
Gli scavi verranno eseguiti in modo estensivo, diversamente da quanto accaduto
in passato. Se si escludono infatti le indagini dirette nella seconda metà degli
anni Settanta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna -
Direzione del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, le numerose campagne sono
state condotte in modo parziale e “per saggi” da istituti universitari, su
concessione ministeriale.
In questa nuova operazione la Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna si avvarrà della collaborazione delle amministrazioni
comunali dei territori in cui ebbe vita Spina. I Comuni di Comacchio e Ostellato
si sono impegnati a sostenere la ricerca, contribuendo attivamente sia alla
predisposizione di mezzi e sistemi di sorveglianza dell’area archeologica, che
all’individuazione – con i necessari apprestamenti - di locali idonei ad
immagazzinare i materiali archeologici recuperati nello scavo, ad effettuare i
primi interventi del cosiddetto “post scavo” e ad ospitare gli operatori.
Tali forme di collaborazione si concretizzano in un protocollo d’intesa
stipulato, per ora, con il Comune di Comacchio ma che tra breve verrà condiviso
anche dall’Amministrazione comunale di Ostellato
Il progetto di scavo, che si snoderà nell’arco di diversi anni, godrà altresì
del contributo di istituti universitari, prima fra tutti l’Università di Ferrara
con cui è in via di perfezionamento una convenzione elaborata in collaborazione
con la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, alla quale si
affiancheranno nell’arco di due anni anche università straniere.
Va da sé che questo progetto dovrà coinvolgere anche le altre istituzioni
preposte alla tutela e valorizzazione del territorio, vale a dire la Provincia
di Ferrara e la Regione Emilia–Romagna. Il successivo passo infatti, quello
della musealizzazione e valorizzazione di strutture e materiali rinvenuti nello
scavo, richiederà uno sforzo comune da parte di tutte le istituzioni coinvolte
nel progetto.
Articolo di Carla Conti, informazioni scientifiche di Caterina Cornelio
Aggiornamento 30 gennaio 2009
Gli scavi della città etrusca di Spina (fine VI-metà III sec. a. C.), ripresi
nel 2007 a cura di questa Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, sono
ora sospesi, in attesa di poter procedere ad una nuova
campagna di scavo