Comacchio (FE) - Una nuova casa per i 309 reperti sequestrati nel 2014 dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Comacchio
Home - Scavi/Valorizzazione - Sequestro 2017

Monete, pesi da stadera, monili, amuleti e altri oggetti in metallo e terracotta saranno depositati nel nascente Museo Delta Antico

La collaborazione tra soprintendenze e reparti operativi di Carabinieri e Guardia di Finanza ha sempre dato e continua a dare proficui risultati nel campo della tutela del patrimonio archeologico e del contrasto al fenomeno degli scavi clandestini.
Il materiale di età romana sequestrato circa tre anni fa dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Comacchio in casa di un cercatore clandestino ferrarese non solo si è rivelato di chiaro interesse archeologico ma potrebbe gettare nuova luce sul popolamento del territorio delle Valli di Comacchio nel periodo intercorso tra la scomparsa dell'etrusca Spina e la piena romanità.

Alcune delle numerose monete recuperate nel 2014 dalla GdF
Alcune delle numerose monete sequestrate nel 2014 a un cercatore clandestino dalla GdF di Comacchio

Si tratta di 309 reperti, in gran parte monete più altri oggetti in metallo o terracotta, che solo di recente l’autorità giudiziaria ha assegnato alla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara al termine dell’iter seguito al sequestro.
Il materiale necessiterà di uno studio approfondito ma già adesso si può affermare l’elevato valore storico-archeologico del consistente numero di monete in bronzo o argento, pesi di piombo da stadera e degli altri elementi metallici lavorati recuperati dalla GdF.
Le monete coprono un arco temporale che va dall'età repubblicana romana al pieno medioevo. La più antica risale al 90 a.C. ed è un quinario d’argento di L. Calpurnius Piso Frugi, con testa laureata di Apollo su un lato e dea Vittoria sull’altro; di poco posteriori un quinario di L. Rubrius Dossenus con testa di Nettuno (87 a.C.) e un denarius d'argento di L. Rustius, con testa elmata di Minerva e ariete, del 76 a.C.
Risalgono all’età imperiale le numerose monete riferibili agli imperatori Augusto, Tiberio, Claudio, Vespasiano, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Alessandro Severo, Gallieno, Costantino, Costanzo II e Magno Decenzio e sono infine presenti diversi esemplari di età medievale.
Oltre alle monete, sono stati recuperati monili, amuleti e medaglie in bronzo, alcuni pesi di piombo da stadera di varie forme, notoriamente in uso in età romana, delle esagonette in terracotta usate nelle pavimentazioni delle residenze rurali di età imperiale, e altri oggetti in metallo e lamina di bronzo, di piccole dimensioni, riferibili forse a cinture, rivestimenti di cassette di legno o altri oggetti per ora non meglio identificabili.

Esagonette utilizzate per le pavimentazioni delle residenze rurali
Esagonette in terracotta normalmente usate nelle pavimentazioni delle residenze rurali di età imperiale

L'insieme del materiale è di chiaro interesse archeologico e la rarità di alcune monete, come il quinario di L. Calpurnius Piso Frugi del 90 a.C. ne legittima l’inserimento tra i materiali classificati di interesse numismatico.
La presenza di monete di età romano-repubblicana, combinata all'importante ritrovamento di una struttura di laterizi di notevoli dimensioni, ritenuta un faro di età romana, potrebbe gettare nuova luce sulla presenza antropica in questo territorio dopo la scomparsa dell’antica città etrusca di Spina, sulle prime fasi della romanizzazione e fino e oltre l’età augustea.
Grazie a un accordo tra la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna e il Comune di Comacchio tutto il materiale –di proprietà statale ai sensi dell'art. 91 del Decreto legislativo 42 del 22.01.2004- sarà affidato in deposito permanente al nascente Museo Delta Antico.
Resta il danno irreparabile causato dalla decontestualizzazione del materiale sequestrato: anche se venisse confermata la provenienza dal territorio di Comacchio, dove il cercatore clandestino è stato sorpreso mentre usava il metal detector in un'area posta sotto vincolo archeologico, sono perse per sempre le informazioni essenziali che ogni reperto comunica all’archeologo che lo estrae dalla terra. Così come il luogo e il contesto di rinvenimento, tombale o abitativo che sia, raccontano a chi sa interpretarli la Storia e le storie del reperto, allo stesso modo lo scavo abusivo lo rende muto, recando un danno irreversibile non solo a livello scientifico ma anche patrimoniale.

 

Referente dott.ssa Sara Campagnari
Archeologa della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara