Monete, pesi da stadera, monili, amuleti e altri oggetti in metallo e terracotta saranno depositati nel nascente Museo Delta Antico
La collaborazione tra soprintendenze e reparti operativi di Carabinieri e
Guardia di Finanza ha sempre dato e continua a dare proficui risultati nel campo
della tutela del patrimonio archeologico e del contrasto al fenomeno degli scavi
clandestini.
Il materiale di età romana sequestrato circa tre anni fa dalla Tenenza della
Guardia di Finanza di Comacchio in casa di un cercatore clandestino ferrarese
non solo si è rivelato di chiaro interesse archeologico ma potrebbe gettare
nuova luce sul popolamento del territorio delle Valli di Comacchio nel periodo
intercorso tra la scomparsa dell'etrusca Spina e la piena romanità.
Alcune delle numerose monete sequestrate nel 2014 a un cercatore clandestino
dalla GdF di Comacchio
Si tratta di 309 reperti, in gran parte monete più altri oggetti in metallo o
terracotta, che solo di recente l’autorità giudiziaria ha assegnato alla
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di
Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara al termine dell’iter
seguito al sequestro.
Il materiale necessiterà di uno studio approfondito ma già adesso si può
affermare l’elevato valore storico-archeologico del consistente numero di monete
in bronzo o argento, pesi di piombo da stadera e degli altri elementi metallici
lavorati recuperati dalla GdF.
Le monete coprono un arco temporale che va dall'età repubblicana romana al pieno
medioevo. La più antica risale al 90 a.C. ed è un quinario d’argento di L. Calpurnius Piso Frugi, con testa laureata di Apollo su un lato e dea Vittoria
sull’altro; di poco posteriori un quinario di L. Rubrius Dossenus con testa di
Nettuno (87 a.C.) e un denarius d'argento di L. Rustius, con testa elmata di
Minerva e ariete, del 76 a.C.
Risalgono all’età imperiale le numerose monete riferibili agli imperatori
Augusto, Tiberio, Claudio, Vespasiano, Traiano, Adriano, Antonino Pio,
Alessandro Severo, Gallieno, Costantino, Costanzo II e Magno Decenzio e sono
infine presenti diversi esemplari di età medievale.
Oltre alle monete, sono stati recuperati monili, amuleti e medaglie in bronzo, alcuni pesi di piombo da stadera di
varie forme, notoriamente in uso in età romana, delle esagonette in terracotta
usate nelle pavimentazioni delle residenze rurali di età imperiale, e altri
oggetti in metallo e lamina di bronzo, di piccole dimensioni, riferibili forse a
cinture, rivestimenti di cassette di legno o altri oggetti per ora non meglio
identificabili.
Esagonette in terracotta normalmente usate nelle pavimentazioni delle residenze
rurali di età imperiale
L'insieme del materiale è di chiaro interesse archeologico e la rarità di alcune
monete, come il quinario di L. Calpurnius Piso Frugi del 90 a.C. ne legittima
l’inserimento tra i materiali classificati di interesse numismatico.
La presenza di monete di età romano-repubblicana, combinata all'importante
ritrovamento di una struttura di laterizi di notevoli dimensioni, ritenuta un
faro di età romana, potrebbe gettare nuova luce sulla presenza antropica in
questo territorio dopo la scomparsa dell’antica città etrusca di Spina, sulle
prime fasi della romanizzazione e fino e oltre l’età augustea.
Grazie a un accordo tra la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di
Bologna e il Comune di Comacchio tutto il materiale –di proprietà statale ai
sensi dell'art. 91 del Decreto legislativo 42 del 22.01.2004- sarà affidato in
deposito permanente al nascente Museo Delta Antico.
Resta il danno irreparabile causato dalla decontestualizzazione del materiale
sequestrato: anche se venisse confermata la provenienza dal territorio di
Comacchio, dove il cercatore clandestino è stato sorpreso mentre usava il metal
detector in un'area posta sotto vincolo archeologico, sono perse per sempre le
informazioni essenziali che ogni reperto comunica all’archeologo che lo estrae
dalla terra. Così come il luogo e il contesto di rinvenimento, tombale o
abitativo che sia, raccontano a chi sa interpretarli la Storia e le storie del
reperto, allo stesso modo lo scavo abusivo lo rende muto, recando un danno
irreversibile non solo a livello scientifico ma anche patrimoniale.
Referente dott.ssa Sara
Campagnari
Archeologa della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città
metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara