Gli scavi archeologici della villa romana di Correggio.
Eccezionale lo stato di conservazione delle strutture lignee del complesso rustico utilizzato dal I al VI secolo d.C.
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Bologna, 12/10/2005
 Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna - Comune di Correggio
Un complesso rustico di età romana che presenta, caso unico in Emilia-Romagna, travi, alzati e pavimenti di legno in eccellente stato di conservazione, grazie al deposito alluvionale di acqua e argilla che li ha protetti nei secoli. Dopo tre anni di scavi, la villa romana rinvenuta durante la normale attività estrattiva all’interno di una cava di proprietà della ditta Unieco, nel Comune di Correggio, si conferma di notevole interesse storico e archeologico.


Particolare dello scavo con le travi in legno: in quella con scanalatura centrale venivano incastrate le assi che costituivano le pareti

Le indagini hanno interessato un’area lunga circa 80 metri e larga una decina, recuperando un impianto rustico di età romana destinato, almeno nella parte conservata e finora indagata, ad un’intensa attività produttiva. Le campagne di scavo, condotte dalla ditta Gea Srl di Parma sotto la direzione scientifica dell’archeologa Renata Curina della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, sono iniziate nel 2002 per proseguire nei mesi estivi degli anni successivi grazie alla stretta collaborazione tra la Ditta Unieco, la Bonifica Parmigiana-Moglia, il Comune di Correggio e da quest’anno l’Università degli Studi di Parma.

 
Foto dello scavo

La villa presenta due settori ben distinti, uno a sud (di circa 30 metri) adibito ad area cortilizia, e uno a nord che doveva ospitare la parte abitativo-produttiva. Le campagne di scavo, concentrate in quest’ultimo settore, hanno messo in luce un complesso di notevoli dimensioni utilizzato per almeno cinque secoli, dalla prima età imperiale al VI secolo d.C.: queste diverse fasi d’uso hanno probabilmente modificato la planimetria originaria della struttura. Sono state individuate alcune strutture murarie perimetrali, costituite essenzialmente da frammenti di mattoni e tegole, e altre strutture divisorie interne, fatte di legno e argilla, realizzate con una tecnica edilizia più povera. Complessivamente si distinguono diversi ambienti dotati di focolare, alcuni dei quali mantengono ancora la pavimentazione originaria in terra battuta o legno, conservatasi fino ad oggi grazie alla particolare natura del sottosuolo. Di eccezionale interesse lo stato di conservazione delle strutture lignee che, nei casi indagati finora nella nostra regione, vanno generalmente perdute mentre qui permettono di acquisire una esauriente documentazione sulla tecnica edilizia impiegata e confermare molte ipotesi sulla costruzione degli alzati e la realizzazione di piani pavimentali in epoca romana. Finora lo scavo ha restituito soprattutto frammenti in “ceramica grezza”, caratterizzati da un impasto grossolano.



Orlo di anforetta

Porzione di bicchiere in ceramica (V-VI sec.)
Notevole invece il rinvenimento di piccola testa usata probabilmente come elemento ornamentale: il reperto è al momento sottoposto ad analisi di laboratorio per individuarne il materiale che, di buona qualità e sicuramente non prodotto in loco, potrebbe essere pietra vulcanica, fattore che aprirebbe nuove riflessioni e interrogativi. Anche se l’impianto non si è conservato nella sua interezza l’area riveste una notevole importanza per la conoscenza storica del territorio di Correggio e della media pianura reggiana, e consentirà di arricchire il patrimonio artistico del Comune e in modo particolare del Museo Civico dove verranno conservati i reperti rinvenuti. Nell’estate 2006 si svolgerà l’ultima campagna di scavo con l’obiettivo di completare l’indagine archeologica e permettere così all’area di assolvere al suo compito primigenio di cassa di espansione del canale Naviglio.