Il Soprintendente per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna, Filippo Maria Gambari:
“Dagli scavi del cantiere non è emerso nessun elemento di interesse
archeologico, tantomeno relativo al presunto antico porto romano di Ariminum"
Giovedì 31 gennaio 2013, il quotidiano “La Voce” ha pubblicato a pag. 16 un
articolo di Paolo Facciotto dal titolo “Il sospetto: pietre antiche sotto il TRC”
(con richiamo in prima pagina titolato "Pietre antiche a zonzo nel quartiere. E
se fossero resti del porto romano?") inerente il cantiere TRC Stazione FS di
Rimini.
Nell’articolo si citava “un assiduo lettore della Voce, particolarmente attento
alle testimonianze storiche della vecchia Rimini” che avrebbe “scorto”
un’eventuale “scoperta archeologica di rilievo” presso il cantiere TRC-Stazione
FS di Rimini. Il cronista aggiungeva di aver "verificato l’effettiva
esistenza di alcune indubbie tracce di antichità”, consistenti di fatto in
“lacerti di pietra bianca” e “porzioni di muratura formata da mattonelle cotte”.
Il Soprintendente per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, Filippo Maria
Gambari, precisa quanto segue:
• Come prescritto per le opere pubbliche (d.lgs. 163/2006, artt. 95-96), il
cantiere è seguito da una ditta archeologica che ha effettuato regolarmente il
controllo in corso d’opera della bonifica bellica, sotto la direzione
Scientifica di questa Soprintendenza per i Beni Archeologici
• La situazione stratigrafica del sito è caratterizzata da uno spesso strato
di riporto, composto di macerie e veri e propri “rifiuti” di natura
eterogenea e comunque di epoca post-moderna, già individuati da
funzionari di questa Soprintendenza negli anni ’90 del secolo scorso
nell’ambito di sopralluoghi effettuati durante alcuni lavori
• Nessun elemento di interesse archeologico, tantomeno relativo al presunto
“antico porto romano di Ariminum” di cui si fa menzione, è venuto alla
luce dagli scavi del cantiere
Al fine di accertare quanto diffuso nell’articolo, questa Soprintendenza,
allertata e coadiuvata dal Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Bologna, ha
comunque effettuato giovedì 31 stesso un sopralluogo congiunto con membri della
Stazione Carabinieri di Rimini, il comandante della Compagnia Carabinieri di
Rimini, il Direttore dei lavori, il Direttore di cantiere e l’archeologo della
ditta che ha seguito i controlli archeologici, con notevole dispiego di forze,
tanto più gravoso in momenti come questo di estrema limitazione di mezzi anche
per le attività ispettive di prassi.
Il sopralluogo non ha evidenziato alcuna traccia di materiali aventi
interesse archeologico come peraltro già noto dalla supervisione continuativa
effettuata nei mesi precedenti.
Se si fosse per tempo informata questa Soprintendenza dell’interesse da parte
della redazione del giornale nei confronti della situazione archeologica
dell’area in questione, dove presumibilmente dovrebbe essere situato l’antico
porto della città di Ariminum, non solo si sarebbe evitata una inutile
verifica ispettiva nella quale sono state coinvolte anche le Forze dell’Ordine,
ma si sarebbero potute fornire informazioni certe, ufficiali e in nessun modo
foriere di ambiguità o false aspettative.
Cogliamo l’occasione per ricordare che informazioni sicure e corrette
riguardanti i beni archeologici possono essere rilasciate esclusivamente da
questa Soprintendenza, in quanto unico Ente preposto alla tutela di tali
beni sull’intero territorio regionale. Qualsiasi “conferma” da parte di soggetti
diversi (nell’articolo si cita una dichiarazione resa dall’arch. Marcello
Cartoceti dell’ARRSA) non può essere pertanto ritenuta attendibile.