Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna

Gruppo Città di Claterna

 

Bologna, 12/10/2005
Ufficio stampa


La città romana di Claterna: un caso di studio, un’opportunità di ricerca
 

 


Claterna era il nome della città romana situata sulla via Emilia fra le colonie di Bologna (Bononia), ad ovest, e Imola (Forum Corneli), ad est. Città di medie dimensioni, visse fra la prima metà del II secolo a.C. ed il V secolo d.C., durante tutto il periodo della colonizzazione romana in questa parte della regione.
Attualmente, nulla di essa è visibile sul territorio: Claterna ‘dorme’ intatta sotto i campi. La sua localizzazione è frutto dall’analisi incrociata di una serie di dati: la persistenza del toponimo nella estrema parte orientale del territorio comunale di Ozzano dell’Emilia (BO), persistenza documentata dalle fonti scritte e cartografiche dall’antichità fino ai nostri giorni; l’affioramento di numerosi reperti archeologici di età romana durante le arature dei campi posti fra la frazione di Maggio ed il torrente Quaderna; il rinvenimento, fin dalla metà del XIX secolo, di pavimentazioni a mosaico, epigrafi e oggetti in bronzo.
I primi scavi sistematici furono condotti tra il 1890 e il 1933, a cura prima di Edoardo Brizio, direttore del Museo Civico di Bologna, e poi di Salvatore Aurigemma, commissario della Soprintendenza alle Antichità. Una seconda tornata di ricerche si svolse negli anni ’50 e ’60, sotto la direzione di Guido Achille Mansuelli della Soprintendenza alle Antichità.
Questi scavi esplorarono piccole porzioni della città antica, mettendo in luce allineamenti stradali, ambienti relativi a case (domus) con le tipiche pavimentazioni a mosaico e cocciopesto, edifici di funzione più incerta –come la struttura absidata parzialmente scavata da Mansuelli nel 1959- e, naturalmente, una grandissima quantità di materiale mobile, ceramiche, monete, svariati oggetti in metallo ed osso lavorato, frammenti architettonici decorati in pietra, vasetti di vetro, ecc. Negli anni ’30 furono recuperate alcune pavimentazioni musive di particolare pregio qualitativo, oggi esposte al Museo Civico Archeologico di Bologna.
Da allora la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna ha avuto rare occasioni di scavo programmato. Risalgono agli anni Ottanta alcune campagne di scavo stratigrafico -condotte da Jacopo Ortalli- che, unitamente a verifiche di superficie, hanno finalmente consentito di ricostruire con precisione la forma urbana del municipio e il tracciato delle sue strade principali. Ma dopo queste, Claterna è stata oggetto di interventi di scavo e sondaggi più che altro preventivi alla realizzazione di nuovi impianti Enel, Seabo, fibre ottiche, ecc.
Ma alla fine degli anni ’80, supportata dalla nascita del Gruppo Archeologico Città di Claterna, è iniziata una nuova modalità di ricerca sull’abitato antico. Sono state avviate numerose campagne di indagine di superficie –cioè di raccolta e rilievo dei materiali affioranti sulla superficie dei campi dopo le arature- che hanno permesso di delimitare per la prima volta la possibile area di massima espansione dell’abitato e di definire le linee principali del suo sviluppo urbanistico attraverso la localizzazione degli assi stradali e la presenza di insediamenti agricoli nel territorio controllato dalla città. Dalla fine degli anni ’90 tale lavoro si è arricchito con i dati offerti dalla fotografia aerea, che ha permesso di posizionare con precisione diversi elementi strutturali sepolti.
La mole di informazioni ricavata dagli scavi –programmati e di emergenza-, dalle ricognizioni di superficie e dalle foto aeree è ora confluita nella prima cartografia archeologica in formato GIS della città di Claterna, strumento fondamentale per la programmazione di qualsiasi futura attività di indagine.
Molto rimane da scoprire di questa città romana che rappresenta, con pochi altri in Italia, un eccezionale caso di studio proprio perché è rimasta sepolta e intatta sotto i campi, in seguito al totale abbandono in età antica. Da allora il deposito archeologico costituito dalle strutture romane e dagli strati di terreno -che permettono di ricostruire la storia della città antica- non è mai stato sconvolto o intaccato, contrariamente a quanto è successo in città come Bologna o Imola che hanno continuato a vivere sopra sé stesse, in un ciclo continuo di distruzione e ricostruzione.
La città di Claterna si sviluppava a sud e a nord della via Emilia, l’importante arteria consolare aperta ufficialmente nel 187 a.C., che attraversava l’Emilia-Romagna da Rimini a Piacenza. Se conosciamo, nelle sue linee essenziali, lo sviluppo delle strade urbane, nulla sappiamo con precisione riguardo alle divisioni interne della città e alle destinazioni funzionali dei singoli spazi. Ipotetica rimane la localizzazione del foro (la piazza principale) a nord della via Emilia ed in prossimità del torrente Quaderna, così come non è ancora possibile precisare e posizionare all’interno della città antica gli edifici pubblici (templi, teatro, anfiteatro, terme, basilica, luoghi di riunione, ecc) che pur Claterna dovette possedere, come ci fa supporre il ritrovamento di elementi architettonici di grandi dimensioni, dei quali alcuni decorati.
Allo stesso modo, nonostante numerosi reperti siano riconducibili alla presenza di necropoli monumentali all’esterno dell’area urbana, di fatto la “città dei morti” non è ancora stata individuata.
Claterna potrebbe riservare grosse sorprese anche riguardo alle sue origini. Ne lasciano ipotizzare un’ascendenza etrusca non solo gli studi sul toponimo ma anche alcuni rinvenimenti di materiale attribuibile ad una fase preromana.

A cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e del Gruppo Archeologico Città di Claterna
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