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Claterna era il nome della città romana situata sulla via Emilia fra le
colonie di Bologna (Bononia), ad ovest, e Imola (Forum Corneli),
ad est. Città di medie dimensioni, visse fra la prima metà del II secolo a.C. ed
il V secolo d.C., durante tutto il periodo della colonizzazione romana in questa
parte della regione.
Attualmente, nulla di essa è visibile sul territorio: Claterna ‘dorme’
intatta sotto i campi. La sua localizzazione è frutto dall’analisi incrociata di
una serie di dati: la persistenza del toponimo nella estrema parte orientale del
territorio comunale di Ozzano dell’Emilia (BO), persistenza documentata dalle
fonti scritte e cartografiche dall’antichità fino ai nostri giorni;
l’affioramento di numerosi reperti archeologici di età romana durante le arature
dei campi posti fra la frazione di Maggio ed il torrente Quaderna; il
rinvenimento, fin dalla metà del XIX secolo, di pavimentazioni a mosaico,
epigrafi e oggetti in bronzo.
I primi scavi sistematici furono condotti tra il 1890 e il 1933, a cura prima di
Edoardo Brizio, direttore del Museo Civico di Bologna, e poi di Salvatore
Aurigemma, commissario della Soprintendenza alle Antichità. Una seconda tornata
di ricerche si svolse negli anni ’50 e ’60, sotto la direzione di Guido Achille
Mansuelli della Soprintendenza alle Antichità.
Questi scavi esplorarono piccole porzioni della città antica, mettendo in luce
allineamenti stradali, ambienti relativi a case (domus) con le tipiche
pavimentazioni a mosaico e cocciopesto, edifici di funzione più incerta –come la
struttura absidata parzialmente scavata da Mansuelli nel 1959- e, naturalmente,
una grandissima quantità di materiale mobile, ceramiche, monete, svariati
oggetti in metallo ed osso lavorato, frammenti architettonici decorati in
pietra, vasetti di vetro, ecc. Negli anni ’30 furono recuperate alcune
pavimentazioni musive di particolare pregio qualitativo, oggi esposte al Museo
Civico Archeologico di Bologna.
Da allora la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna ha avuto
rare occasioni di scavo programmato. Risalgono agli anni Ottanta alcune campagne
di scavo stratigrafico -condotte da Jacopo Ortalli- che, unitamente a verifiche
di superficie, hanno finalmente consentito di ricostruire con precisione la
forma urbana del municipio e il tracciato delle sue strade principali. Ma dopo
queste, Claterna è stata oggetto di interventi di scavo e
sondaggi più che altro preventivi alla realizzazione di nuovi impianti Enel, Seabo,
fibre ottiche, ecc.
Ma alla fine degli anni ’80, supportata dalla nascita del Gruppo Archeologico
Città di Claterna, è iniziata una nuova modalità di ricerca sull’abitato antico.
Sono state avviate numerose campagne di indagine di superficie –cioè di raccolta
e rilievo dei materiali affioranti sulla superficie dei campi dopo le arature-
che hanno permesso di delimitare per la prima volta la possibile area di massima
espansione dell’abitato e di definire le linee principali del suo sviluppo
urbanistico attraverso la localizzazione degli assi stradali e la presenza di
insediamenti agricoli nel territorio controllato dalla città. Dalla fine degli
anni ’90 tale lavoro si è arricchito con i dati offerti dalla fotografia aerea,
che ha permesso di posizionare con precisione diversi elementi strutturali
sepolti.
La mole di informazioni ricavata dagli scavi –programmati e di emergenza-, dalle
ricognizioni di superficie e dalle foto aeree è ora confluita nella prima
cartografia archeologica in formato GIS della città di Claterna,
strumento fondamentale per la programmazione di qualsiasi futura attività di
indagine.
Molto rimane da scoprire di questa città romana che rappresenta, con pochi altri
in Italia, un eccezionale caso di studio proprio perché è rimasta sepolta e
intatta sotto i campi, in seguito al totale abbandono in età antica. Da allora
il deposito archeologico costituito dalle strutture romane e dagli strati di
terreno -che permettono di ricostruire la storia della città antica- non è mai
stato sconvolto o intaccato, contrariamente a quanto è successo in città come
Bologna o Imola che hanno continuato a vivere sopra sé stesse, in un ciclo
continuo di distruzione e ricostruzione.
La città di Claterna si sviluppava a sud e a nord della via Emilia,
l’importante arteria consolare aperta ufficialmente nel 187 a.C., che
attraversava l’Emilia-Romagna da Rimini a Piacenza. Se conosciamo, nelle sue
linee essenziali, lo sviluppo delle strade urbane, nulla sappiamo con precisione
riguardo alle divisioni interne della città e alle destinazioni funzionali dei
singoli spazi. Ipotetica rimane la localizzazione del foro (la piazza
principale) a nord della via Emilia ed in prossimità del torrente Quaderna, così
come non è ancora possibile precisare e posizionare all’interno della città
antica gli edifici pubblici (templi, teatro, anfiteatro, terme, basilica, luoghi
di riunione, ecc) che pur Claterna dovette possedere, come ci fa supporre
il ritrovamento di elementi architettonici di grandi dimensioni, dei quali
alcuni decorati.
Allo stesso modo, nonostante numerosi reperti siano riconducibili alla presenza
di necropoli monumentali all’esterno dell’area urbana, di fatto la “città dei
morti” non è ancora stata individuata.
Claterna potrebbe riservare grosse sorprese anche riguardo alle sue
origini. Ne lasciano ipotizzare un’ascendenza etrusca non solo gli studi sul
toponimo ma anche alcuni rinvenimenti di materiale attribuibile ad una fase
preromana.
A cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
e del Gruppo Archeologico Città di Claterna
Per info: Carla Conti, Ufficio stampa SBAER, tel. 051.223773-220675-224402 fax
051.227170 - sba-ero.stampa@beniculturali.it - website
www.archeobo.arti.beniculturali.it
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