Ravenna, piazza Anita Garibaldi
I mosaici saranno prelevati, restaurati e valorizzati
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SBAER
30 agosto 2011

Ravenna, piazza Anita Garibaldi
I mosaici saranno prelevati, restaurati e valorizzati. La decisione della Soprintendenza

 Ogni intervento all’interno di un centro urbano che riguardi scavi in interrato comporta l’elevata possibilità di ritrovare strutture archeologiche sepolte. Per questo motivo, nella valutazione del “rischio” archeologico per la realizzazione di opere di pubblico interesse, la Soprintendenza consulta ed elabora i dati a sua disposizione, che dipendono dalle ricerche e dagli studi già fatti. Per l’area in questione non si avevano a disposizione dati puntuali; era ricostruita la presenza al di sotto del Liceo Classico - da N a S – di una struttura larga 50 metri corrispondente alla sponda orientale della Fossa Augusta che doveva corrispondere all’incirca all’attuale via Roma; più a nord in prossimità della stazione era localizzata una necropoli.
Altri tipi di ricerca non invasiva, come le indagini geomagnetiche o georadar, non danno, prescindendo da saggi di scavo di verifica, risultati attendibili all’interno di un centro urbano per la presenza di sottoservizi (gas, luce, rete idrica) che “disturbano” i dati e soprattutto in presenza di una falda acquifera molto superficiale, come a Ravenna, che impedisce la corretta segnalazione delle anomalie.
Il problema dell’acqua affiorante è infatti una costante negli scavi ravennati; in assenza di sistemi di contenimento dei margini di scavo - come ad esempio palancole in acciaio o micropali - lo scavo archeologico stratigrafico risulterebbe impossibile, perché invaso costantemente dall’acqua; si capisce quindi che l’inevitabile danno provocato dall’infissione delle palancole - una striscia di circa 10 cm – rientra in un margine tollerabile.
Nel contempo è quindi necessario predisporre un sistema di drenaggio continuo dell’acqua con una serie di pompe sempre attive (well point ), che deve essere accuratamente monitorato perché l’emungimento continuo non comporti cedimenti del terreno, con conseguenti danni agli edifici circostanti lo scavo.

L’intervento è stato autorizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici, su richiesta e finanziamento di Hera, come scavo archeologico stratigrafico, realizzato con la direzione scientifica della Soprintendenza (dott.ssa Chiara Guarnieri) e svolto dalla Ditta “La Fenice srl” di Bologna. Si tratta di due interventi di limitate dimensioni (m 8 x 10, profondità m 3,30), lasciati fin dall’inizio alla vista dei cittadini e chiariti da cartelloni esplicativi ai margini.
Il primo intervento, relativo al cassonetto posizionato parallelamente a via Roma, ha portato in luce solo i resti di abitazioni del ‘500 o del ‘600.
Più ricca la messe di dati emersa dall’intervento situato davanti al Liceo. Al di sotto di una serie di livelli di frequentazione di età bassomedievale si sono rinvenuti i resti di un’abitazione di età altomedievale, realizzata in argilla e legno, e di un’abitazione di età tardo antica, a cui appartiene un muro in mattoni ben riconoscibile nelle foto pubblicate. Ancora più sotto, coperti da livelli di abbandono, sono venuti in luce i resti di una casa di età romana; si tratta in particolare di cinque ambienti pavimentati in mosaico. Attorno ad un vano centrale, con pavimento a tessere bianche ed ospitante una vasca, sono disposti verso ovest due ambienti, uno decorato con esagoni contenenti fiori a sei petali, l’altro con un disegno a cerchi intersecatesi; lungo il lato est sono altri due ambienti, uno con decorazione ad esagoni, fiori a sei petali e stelle, simile a quello del lato opposto e l’altro con un tappeto a scacchi bianchi e neri. Si tratta di mosaici realizzati con tessere bianche e nere, databili all’interno del II sec. d.C. , i cui motivi decorativi sono ben noti per esempio a Faenza o nella villa di Russi.
I ritrovamenti sono di eccezionale importanza scientifica e porteranno a riscrivere la storia di quest’area della città che precedentemente si pensava libera da abitazioni vista la presenza della Fossa Augusta.

Vista l’importanza del rinvenimento e le difficoltà di conservazione dei resti in situ, che comporterebbe comunque uno strappo delle pavimentazioni per la necessità di impermeabilizzare la base dello scavo, si è deciso – anche in accordo con l’Amministrazione Comunale - di procedere alla rimozione dei mosaici e del muro tardoantico per consentirne il restauro e la futura valorizzazione/musealizzazione.
L’operazione che si va predisponendo non esclude peraltro che in un secondo momento sia possibile allargare l’indagine archeologica alle aree limitrofe. Occorre comunque precisare che l’eventuale estensione dello scavo dovrebbe avvenire solo a seguito di una precisa pianificazione e del reperimento di una somma adeguata alla realizzazione di una grande infrastruttura pubblica. In primo luogo non appare infatti possibile determinare con sicurezza la planimetria della casa a cui appartengono i mosaici rinvenuti, che si estende verso tutti i lati dell’attuale scavo. Occorre inoltre risolvere l’interferenza con il giardino che attualmente ospita anche essenze arboree di un certo pregio. L’estensione dello scavo richiederebbe infine un ben più ampio posizionamento delle palancole metalliche, con gli stessi problemi che queste hanno comportato per lo scavo attuale, senza contare che il drenaggio dell’acqua porterebbe ad un emungimento ben maggiore della falda, possibile solamente per un periodo di tempo limitato. Fatte salve le problematiche esposte, occorrerebbe comunque dare dei limiti “ artificiali” all’eventuale allargamento dell’indagine; si ricorda che così è stato per la ben nota “Casa dei tappeti di pietra”, che non è stata indagata nella sua interezza ma solamente per l’estensione dello stabile al quale si riferiva il garage interrato il cui scavo ha portato alla scoperta dei mosaici.
Sulla piazza sarà in ogni caso concordata con il Comune la predisposizione di un adeguato supporto informativo, che illustrerà in modo semplice ma completo i risultati delle ricerche ed i ritrovamenti.