Due archeologhe della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna ai vertici dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria
Home - Comunicati stampa - Archeologhe SBAER Bernabò Brea e Miari
In memoria di Giuliana Riccioni, scomparsa a Bologna il 9 novembre 2008

Venerdì 2 marzo 2012, alle 11, si è tenuta  presso la sede dell’IIPP, in via Sant'Egidio a Roma, l’Assemblea dei Soci dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria per il rinnovo delle cariche sociali
E' con viva soddisfazione che la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna dà notizia dell'elezione di due sue funzionarie, Maria Adelia Bernabò Brea, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Parma, e Monica Miari, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Sarsina, ai vertici della più prestigiosa Istituzione di studi di preistoria e protostoria del Paese (vedi http://www.iipp.it/ )

Per l'elezione del Presidente, erano in lizza Maria Adelia Benabò Brea e Fabio Martini; per l'elezione del Consiglio Direttivo concorrevano Marco Baioni, Clarissa Belardelli, Daniela Cocchi, Mauro Cremaschi, Antonio Curci, Isabella Damiani, Raffaele de Marinis, Renata Grifoni, Giovanni Leonardi, Laura Longo, Laura Maniscalco, Franco Marzatico, Monica Miari, Cristiana Morigi Govi, Lucia Sarti e Alessandro Zanini
Dopo la lettura dei programmi di lavoro presentati dai singoli candidati, l'assemblea ha eletto Maria Bernabò Brea Presidente dell'IIPP e Monica Miari consigliera assieme a Clarissa Belardelli, Daniela Cocchi, Isabella Damiani, Raffaele de Marinis, Giovanni Leonardi, Franco Marzatico e Lucia Sarti

Un risultato certamente straordinario per una Soprintendenza relativamente piccola come quella per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna che onora, con le funzionarie che l'hanno conseguito, l'intero Istituto in cui lavorano

Riportiamo, di seguito, la sintesi dei curriculum e i programmi presentati dalle due funzionarie all'Assemblea dei Soci IIPP

Maria Adelia Bernabò Brea
Laureata in Lettere presso l’Università di Genova nel 1975; dal 1980 è Funzionario Archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna, ricoprendo l’incarico di responsabile per la Preistoria dell'Emilia occidentale; dal 1991 è Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Parma.
Oltre agli scavi effettuati per compiti istituzionali di tutela, dal 1984 conduce le indagini nella terramara S. Rosa a Poviglio insieme al Prof. Mauro Cremaschi dell’Università di Milano e dal 1995 le indagini nel sito neolitico di S. Andrea a Travo insieme al Prof. Alain Beeching dell’Università di Lione.
Ha curato l’allestimento delle sezioni preistoriche del Museo Nazionale di Parma e del Museo Civico di Piacenza (con A.M. Carini), del Museo Civico della terramara Santa Rosa a Poviglio (RE) e del Parco archeologico di S. Andrea e del Museo Civico della Media Val Trebbia a Travo.
Ha co-organizzato le mostre: "Le terramare si scavano per concimare i prati", Parma, 1994 (con A. Mutti); "Le terramare. Prima civiltà padana", Modena 1997 (con A. Cardarelli e M. Cremaschi); “Antichi segni dell’uomo”, Firenze 2004 (con A. Revedin).
Ha partecipato all’organizzazione dei congressi: XXXV Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria “Le comunità della preistoria italiana. Studi e ricerche sul Neolitico e le età dei metalli”, Lipari, 2-7 giugno 2000; “Archeologia ad Alta velocità”, Parma, 9 giugno 2003; XXXIX Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria “Materie prime e scambi nella preistoria italiana”, Firenze, 25-27 novembre 2004; “5000-4300 a.C. Il pieno sviluppo del Neolitico in Italia”, Finale Ligure, 8-10 giugno 2009; VL Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria “Preistoria e Protostoria dell’ Emilia Romagna”, Modena, 26-31 ottobre 2010.
Ha tenuto l’incarico di Docenza di Preistoria e Protostoria presso l’Università di Parma per l’a.a. 2001-2002; ha seguito come correlatrice 18 tesi di Laurea, Specializzazione o Dottorato in Preistoria presso le Università di Bologna, Parma, Pavia, Milano, Trieste, Pisa ed Aix-en Provence.
E’ rappresentante della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna presso l'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, del quale è stata consigliere negli anni 2000-2009.
Tra le pubblicazioni, le più significative sono:
BERNABÒ BREA M. MUTTI A., a cura di, 1994, Le terremare si scavano per concimare i prati, Catalogo della mostra di Parma, ed. Silva, Parma.
BERNABÒ BREA M. , CARDARELLI A., CREMASCHI M., a cura di, 1997, Le Terramare. La prima civiltà padana, Catalogo della mostra di Modena, ed. Electa, Bologna.
BERNABÒ BREA M. CASTAGNA D., OCCHI S., 1999, L’insediamento del Neolitico superiore a S. Andrea di Travo (PC), in "Padusa" XXXIV, pp. 7-54.
BERNABÒ BREA M. , CREMASCHI M., a cura di, 2004, Il Villaggio Piccolo della Terramara di Santa Rosa (Poviglio). Scavi 1987-1992. Origines, Firenze.
Bernabò Brea M., 2006, Una statuina femminile da un contesto funerario neolitico nel Parmense, in “Rivista di Scienze Preistoriche”, LVI, pp197-202.
BERNABÒ BREA M., VALLONI R., a cura di, 2008, Archeologia ad Alta Velocità, Atti del Convegno di Parma 9.6.2003, Quaderni di Archeologia dell’Emilia Romagna, 22, Edizioni Del Giglio, Firenze.
BERNABÒ BREA M., 2009, Parma tra il VI e il II millennio prima di Cristo, in D. Vera, a cura di, Parma romana, Ed. MUP, Parma, pp. 43-109.
BERNABÒ BREA M. , CREMASCHI M., a cura di, 2009, Acqua e civiltà nelle terramare. La vasca votiva di Noceto, Ed. Skirà, Milano.
BERNABÒ BREA M., MAZZIERI P. 2009, Oggetti e contesti rituali nella cultura VBQ dell’Emilia occidentale, in “Padusa”, XLIV, pp. 7-42.
BERNABÒ BREA M., MAFFI M., MAZZIERI P., SALVADEI L., 2010, Testimonianze funerarie della gente dei Vasi a Bocca Quadrata in Emilia occidentale. Archeologia e antropologia, in “Rivista di Scienze Preistoriche”, LX, pp. 63-126.

Monica Miari è Funzionario archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna dal 1999.
Dopo la nomina, ha lavorato in Emilia Occidentale con l'incarico di responsabile della tutela della provincia di Piacenza e di direttore dell’Area Archeologica di Veleia (PC), di cui ha curato il riallestimento. Scavi e ricerche di ambito pre-protostorico sono confluiti negli Atti del Convegno sull'Alta Velocità di Parma, nella mostra di Genova e nei convegni di Milano e Mondovì sui Liguri, nella mostra di Napoli sulle Ambre e negli Studi in onore di Bagolini di Udine.
Attualmente opera in Romagna, dove dirige il Museo Archeologico Nazionale di Sarsina e ricopre il ruolo di funzionario specialista per la pre-protostoria.
I primi risultati degli scavi dell'abitati preistorici di Provezza, Forlì e Cattolica, della necropoli di Forlì–Quattro, dell'abitato preromano di Cesena e del popolamento umbro della Romagna sono stati presentati nell'ambito della Giornata di Studi organizzata dall'Università di Bologna su “La Romagna nell'età del Bronzo”, del XXVII Convegno di Studi Etruschi, della Riunione Scientifica dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria sull'Età del rame in Italia e di quella tenutasi a Modena nel 2010 e dedicata alla Preistoria e Protostoria dell'Emilia-Romagna. In tale occasione, in qualità di membro del Comitato Organizzatore, ha partecipato all'organizzazione dell'iniziativa “La settimana della Preistoria”, a cui hanno aderito una trentina di musei archeologici della regione da Piacenza fino alla Romagna. Ha anche curato, in collaborazione con i Musei del San Domenico di Forlì, la mostra “Forlì al crocevia della preistoria di Romagna”.

Programma di Maria Adelia Bernabò Brea
Avendo presentato, in vista delle prossime elezioni, la mia candidatura a Presidente dell’ Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria per il prossimo triennio, accolgo volentieri l’invito rivoltomi di precisare quali sono gli aspetti sui quali mi propongo di lavorare, in questo momento che si prospetta irto di difficoltà.
E’ fin troppo noto che la gravissima crisi economica in cui ci troviamo è parte di una crisi generale e profonda della nostra società, che comporta la perdita di valori e di fiducia; è sotto gli occhi di tutti che la prospettiva di occupazione giovanile è l’aspetto più preoccupante per il futuro. Benché qualcosa in Italia sembri in via di cambiamento, è certo che la stretta sul piano economico peggiorerà ulteriormente nell’immediato futuro.
Come accade per tutti gli Istituti Culturali, le difficoltà che il Paese sta vivendo rappresentano un serio ostacolo alla vita dell’I.I.P.P., sottraendo risorse vitali. Ma nello stesso tempo, essendo ben chiaro che una maggiore coesione può costituire una difesa contro le avversità, il suo valore quale centro di aggregazione di tutti coloro che lavorano nel campo della Preistoria e della Protostoria va progressivamente aumentando.
La comunità dei preistorici e protostorici italiani, oltre a partecipare a tutti i mali del Paese, ha anche un fattore di debolezza endemico nella tradizionale separazione tra diversi settori disciplinari e ambiti professionali, che agisce spesso come un elemento disgregante e che ostacola la capacità di coesione.
Possiamo aggiungere che (come in ogni comunità ?) personalismi e rivalità sono la regola, al punto che sembra quasi utopica l’idea di poterli mitigare. Eppure nelle difficoltà crescenti l’unico tentativo di difesa sta nel far fronte comune, usando la varietà delle nostre competenze come una ricchezza e comprendendo che i problemi e le debolezze dei singoli settori – Università, Soprintendenze, Musei - sono facce dello stesso meccanismo negativo, si ripercuotono sugli altri e diventano debolezze comuni.
Per questo motivo il ruolo dell’ Istituto, naturale punto di riferimento per gran parte della nostra comunità, diventa sempre più importante e merita di essere potenziato.
Non dobbiamo sottovalutare l’aspetto positivo che l’Istituto è sano dal punto di vista amministrativo grazie ad una gestione corretta e attenta e si deve dare atto all’attuale Direttivo di aver saputo superare anni difficili garantendo fin qui le risorse necessarie. I finanziamenti ministeriali hanno infatti continuato ad essere elargiti grazie alla buona gestione della biblioteca e al buon livello dell’attività svolta, soprattutto nel campo editoriale. E’ purtroppo possibile che nei prossimi anni vi sia un ulteriore diminuzione delle risorse; il primo impegno per il prossimo Presidente dovrà esser quello di fare ogni sforzo per mantenere sia gli standard di qualità richiesti dalle tabelle ministeriali, sia i rapporti già instaurati con gli organi competenti.
Anche le risorse già individuate in sede locale, pur minoritarie, non andranno trascurate, e soprattutto si dovrà curare il rapporto con il Polo Bibliotecario Fiorentino, nell’ambito del quale sembra probabile che l’Istituto possa trovare la sua nuova sede, in virtù dell’interesse che per il Polo riveste la nostra biblioteca, significativa in quanto biblioteca specializzata.
A proposito di quest’ultimo punto, come è noto una nuova sistemazione pare inevitabile se pur non immediata; senz’altro essa rappresenterà un momento traumatico, ma avrà anche il vantaggio di essere accompagnata dalle convenzioni con gli Istituti e/o gli Enti con cui l’I.I.P.P. manterrà rapporti privilegiati, in modo che siano precisati diritti e doveri ed evitati gli equivoci intercorsi nel passato.
Un altro aspetto positivo della passata gestione è stato lo sviluppo delle risorse interne, derivate dalle tessere sociali e dalle vendite dei libri, che rappresentano una base significativa. Su di essa potremo continuare a fare affidamento a condizione di mantenere in servizio il personale di cui oggi l’Istituto dispone. A mio parere il risparmio che alcuni consigliano di fare sul personale si tradurrebbe inevitabilmente in un grave danno economico e di immagine; ho peraltro avuto modo di verificare, in passato, l’inefficienza di una gestione affidata al volontariato o a persone di limitata competenza.
Gli importanti strumenti di cui l’I.I.P.P. dispone, ovvero l’editoria e i luoghi di incontro fisici (le Riunioni Scientifiche e le Assemblee) e digitali (il sito web) possiedono una potenzialità elevata, non solo per far circolare la comunicazione scientifica – che resta l’aspetto fondante e la punta di diamante dell’Istituto - ma per migliorarne la funzione di momenti di aggregazione. In alcuni aspetti tali strumenti possono essere migliorati; constato, ad esempio, che le Assemblee rischiano di essere meno rappresentative di quanto dovrebbero poiché per molti soci (soprattutto non strutturati) diventa oneroso frequentarle. Sarebbe utile, almeno sui temi più importanti, una consultazione preliminare per via digitale, ferme restando le prerogative dell’Assemblea quale organo statutario fondamentale. Il sito web, benché già ricco e ben strutturato, potrebbe essere ulteriormente potenziato, in modo da fornire un numero sempre maggiore di servizi ai soci, attraverso la circolazione dell’informazione non solo scientifica, ma anche professionale e “politica”.
Ritengo infatti che si deva cercare di sviluppare un maggiore senso di appartenenza all’Istituto, cosa che - nell’attuale carenza di risorse che impedisce altre iniziative - si può ottenere curando tutti gli aspetti in cui si possono fornire servizi ai soci.
L’Istituto dovrebbe inoltre tendere alla valorizzazione e alla tutela di tutte le realtà che confluiscono in esso.
Le Università, che hanno finora avuto il maggior peso nella rappresentanza dell’I.I.P.P., stanno attraversando un momento delicato, in conseguenza dei nuovi assetti richiesti dalla riforma in atto, molto critici per le cattedre afferenti alla nostra disciplina che si trovano in minoranza entro estesi raggruppamenti disciplinari. Il problema appare molto grave per la formazione delle nuove leve, e di conseguenze per il futuro della nostra disciplina.
Le Soprintendenze invece, nonostante la diminuzione di concorsi specialistici, si trovano in un momento positivo grazie al numero insolitamente alto di Soprintendenti di formazione preistoria e protostorica. Esse dunque devono essere meglio rappresentate e più attive all’interno dell’I.I.P.P., non solo per il ruolo che ricoprono nella tutela e nella ricerca, ma anche perché gestiscono gran parte dei cantieri di scavo, con tutto ciò che questo significa sul piano delle opportunità lavorative per i giovani.
Ma anche i Musei degli Enti locali dovrebbero assumere un ruolo più significativo nell’Istituto, anche in considerazione del loro numero e delle realtà molto variegate che rappresentano. Un maggiore coordinamento potrebbe probabilmente costituire un sostegno per i musei minori, spesso isolati e gestiti da Amministrazioni impoverite e sempre meno sensibili.
Un altro aspetto che mi sembra importante sviluppare è il rapporto con le altre discipline che lavorano fianco a fianco con gli archeologi pre-protostorici. Qualcuno mi suggerisce un ventaglio molto ampio di discipline umanistiche con cui meriterebbe tenersi in contatto, ma in un primo momento sarebbe utile che avessero voce nel nostro Istituto almeno i rappresentanti delle discipline naturalistiche, con le quali abbiamo uno stretto legame per antica tradizione e per consuetudine quotidiana.
Infine i cosiddetti “non strutturati” rappresentano la categoria a cui soprattutto dovremmo prestare la massima attenzione. Se la carenza di risorse impedisce di fornire aiuti più concreti, si deve quanto meno dar loro una voce all’interno dell’Istituto e offrire spazi di incontro per aiutarli a coordinarsi e a valorizzarsi.
Si possono, ad esempio, incoraggiare ad organizzare seminari su argomenti scientifici o professionali; si può lasciare spazio nel sito web per far circolare informazioni utili dal punto di vista della formazione e delle occasioni lavorative. Si devono infine tener d’occhio i nuovi strumenti per l’imprenditoria giovanile che il governo stia lanciando, per valutare se possono nascere iniziative da appoggiare.
Uno degli aspetti su cui ci si potrebbe attivare è il tema – molto importante - della visibilità, di cui l’I.I.P.P.parla da tempo. Constatiamo ogni giorno il peso crescente dei media, mentre la nostra disciplina ha bisogno di un impegno particolare per arrivare ad essi e per arrivarci in modo corretto. Le attività divulgative e il turismo culturale potrebbero essere canali da esplorare anche come occasione di lavoro per i giovani.
Ma se vogliamo che l’I.I.P.P. possa costituire un sostegno valido per tutti noi, dobbiamo preoccuparci di rafforzarlo, ovvero di migliorarne prestigio e visibilità. Mi pare che questo richieda, oltre che uno sforzo di promozione rivolto all’esterno, anche un maggiore impegno da parte dei soci a tenere in considerazione l’Istituto in tutti i modi possibili. Ad esempio condividendo con esso le proprie iniziative, facendo pervenire sistematicamente le informazioni, arricchendo la biblioteca, iscrivendosi come soci personali anche quando si è rappresentanti di Enti, incoraggiando colleghi e istituti stranieri ad iscriversi.
Teniamo presente che un Istituto debole non serve a nessuno.
Il messaggio fondamentale è che la gestione dell’Istituto non può essere portata avanti efficacemente solo dal Direttivo e dalla Segreteria, ma deve essere arricchita dal coinvolgimento e dalla partecipazione attiva dei soci, che devono contribuire suggerendo nuove iniziative ed inoltre essere disponibili a portarle avanti anche in prima persona.
Con queste intenzioni metto a disposizione dell’ I.I.P.P. il mio impegno, l’esperienza sull’Istituto che ho maturato negli anni in cui sono stata Consigliere e l’intenzione di fare ogni sforzo per superare le divisioni interne. Credo di poter essere favorita in questo da una parte dall’ampio ventaglio delle persone a cui sono legata da rapporti di stima, dall’altra dall’assenza di vincoli che possano costituire obblighi impegnativi.

Programma di Monica Miari
La mia personale formazione e l'esperienza maturata in questi anni di lavoro presso la Soprintendenza dell'Emilia Romagna mi portano a ritenere che, quando praticata con propositi determinati, la collaborazione tra diversi enti e figure professionali possa costituire un modello vincente anche in contingenze difficili come quelle in cui ci troviamo ad operare in questi anni.
E' quindi mia profonda convinzione che solo attraverso la sinergia tra Soprintendenze, Università, Musei, altri enti competenti e archeologi professionisti si possa concorrere allo sviluppo dell'archeologia preistorica e protostorica, nonché alla salvaguardia, tutela e valorizzazione dei beni e dei siti.
L'istituto, nel suo ruolo di raccordo e di punto di riferimento per i preistorici italiani, costituisce la sede naturale in cui tali obiettivi possano esprimersi in tutta la loro potenzialità.
Come?
Innanzitutto sfruttando le opportunità che le nuove tecnologie ci offrono per:
− favorire la circolazione delle informazioni e del sapere scientifico;
− incentivare la creazione di archivi digitali e la loro messa in rete (come auspicato anche nel corso dell'ultima Riunione Scientifica);
− agevolare la partecipazione alle iniziative dell'Istituto per tutti i soci che per motivi lavorativi o geografici hanno difficoltà nel raggiungere la sede (collegamenti on-line, riunioni in video-conferenza, ecc.);
− attivare nuove sinergie in campo sia nazionale che internazionale (accesso a banche dati, riviste e pubblicazioni on-line, partecipazione a progetti "di rete");
− sviluppare progetti ad hoc grazie ai quali valorizzare le competenze dei giovani e incentivarne la partecipazione attiva.
Non occorre sottolineare come il potenziamento di tali strumenti consentirà anche di incrementare la visibilità esterna.
Vi sono, inoltre, importanti tematiche e istanze che, di forte attualità all'interno delle soprintendenze, investono il mondo della ricerca pre-protostorica nel suo complesso, quali:
- il riconoscimento e l'incentivazione della partecipazione delle figure professionali specialistiche sui cantieri di scavo (archeologi preistorici, geoarcheologi, archeobotanici, archeozoologi, paleoantropologi, ecc.);
- l'elaborazione di linee guida per l'archeologia preventiva che prevedano attente valutazioni dei suoli sepolti;
- l'incentivazione allo stanziamento programmatico di somme per analisi specialistiche e datazioni radiometriche;
- l'elaborazione di strategie e sinergie che incrementino l'edizione dei dati di scavo.
Senza pretesa di essere esaustiva, sarà mia cura, qualora fossi eletta, farmi tramite dell'Assemblea, portare tali progetti e tematiche all'interno del Consiglio, e operare per il loro sviluppo.

Bologna, 5 marzo 2012