Venerdì 2 marzo 2012, alle 11, si è tenuta presso la sede dell’IIPP, in
via Sant'Egidio a Roma, l’Assemblea dei Soci dell'Istituto Italiano di
Preistoria e Protostoria per il rinnovo delle cariche sociali
E' con viva soddisfazione che la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna dà notizia dell'elezione di due sue funzionarie, Maria
Adelia Bernabò Brea, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Parma, e
Monica Miari, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Sarsina, ai
vertici della più prestigiosa Istituzione di studi di preistoria e protostoria
del Paese (vedi http://www.iipp.it/ )
Per l'elezione del Presidente, erano in lizza Maria Adelia Benabò Brea e Fabio Martini;
per l'elezione del Consiglio Direttivo concorrevano Marco Baioni, Clarissa
Belardelli, Daniela Cocchi, Mauro Cremaschi, Antonio Curci, Isabella Damiani,
Raffaele de Marinis, Renata Grifoni, Giovanni Leonardi, Laura Longo, Laura
Maniscalco, Franco Marzatico, Monica Miari, Cristiana Morigi Govi, Lucia Sarti e
Alessandro Zanini
Dopo la lettura dei programmi di lavoro presentati dai singoli candidati,
l'assemblea ha eletto Maria Bernabò Brea Presidente dell'IIPP e Monica Miari
consigliera assieme a Clarissa Belardelli, Daniela Cocchi, Isabella Damiani,
Raffaele de Marinis, Giovanni Leonardi, Franco Marzatico e Lucia Sarti
Un risultato certamente straordinario per una Soprintendenza relativamente piccola come quella per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna che onora, con le funzionarie che l'hanno conseguito, l'intero Istituto in cui lavorano
Riportiamo, di seguito, la sintesi dei curriculum e i programmi presentati dalle due funzionarie all'Assemblea dei Soci IIPP
Maria Adelia Bernabò Brea
Laureata in Lettere presso l’Università di Genova nel 1975; dal 1980 è
Funzionario Archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia
Romagna, ricoprendo l’incarico di responsabile per la Preistoria dell'Emilia
occidentale; dal 1991 è Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Parma.
Oltre agli scavi effettuati per compiti istituzionali di tutela, dal 1984
conduce le indagini nella terramara S. Rosa a Poviglio insieme al Prof. Mauro
Cremaschi dell’Università di Milano e dal 1995 le indagini nel sito neolitico di
S. Andrea a Travo insieme al Prof. Alain Beeching dell’Università di Lione.
Ha curato l’allestimento delle sezioni preistoriche del Museo Nazionale di Parma
e del Museo Civico di Piacenza (con A.M. Carini), del Museo Civico della
terramara Santa Rosa a Poviglio (RE) e del Parco archeologico di S. Andrea e del
Museo Civico della Media Val Trebbia a Travo.
Ha co-organizzato le mostre: "Le terramare si scavano per concimare i prati",
Parma, 1994 (con A. Mutti); "Le terramare. Prima civiltà padana", Modena 1997
(con A. Cardarelli e M. Cremaschi); “Antichi segni dell’uomo”, Firenze 2004 (con
A. Revedin).
Ha partecipato all’organizzazione dei congressi: XXXV Riunione Scientifica
dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria “Le comunità della preistoria
italiana. Studi e ricerche sul Neolitico e le età dei metalli”, Lipari, 2-7
giugno 2000; “Archeologia ad Alta velocità”, Parma, 9 giugno 2003; XXXIX
Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria “Materie
prime e scambi nella preistoria italiana”, Firenze, 25-27 novembre 2004;
“5000-4300 a.C. Il pieno sviluppo del Neolitico in Italia”, Finale Ligure, 8-10
giugno 2009; VL Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e
Protostoria “Preistoria e Protostoria dell’ Emilia Romagna”, Modena, 26-31
ottobre 2010.
Ha tenuto l’incarico di Docenza di Preistoria e Protostoria presso l’Università
di Parma per l’a.a. 2001-2002; ha seguito come correlatrice 18 tesi di Laurea,
Specializzazione o Dottorato in Preistoria presso le Università di Bologna,
Parma, Pavia, Milano, Trieste, Pisa ed Aix-en Provence.
E’ rappresentante della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia
Romagna presso l'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, del quale è
stata consigliere negli anni 2000-2009.
Tra le pubblicazioni, le più significative sono:
BERNABÒ BREA M. MUTTI A., a cura di, 1994, Le terremare si scavano per concimare
i prati, Catalogo della mostra di Parma, ed. Silva, Parma.
BERNABÒ BREA M. , CARDARELLI A., CREMASCHI M., a cura di, 1997, Le Terramare. La
prima civiltà padana, Catalogo della mostra di Modena, ed. Electa, Bologna.
BERNABÒ BREA M. CASTAGNA D., OCCHI S., 1999, L’insediamento del Neolitico
superiore a S. Andrea di Travo (PC), in "Padusa" XXXIV, pp. 7-54.
BERNABÒ BREA M. , CREMASCHI M., a cura di, 2004, Il Villaggio Piccolo della
Terramara di Santa Rosa (Poviglio). Scavi 1987-1992. Origines, Firenze.
Bernabò Brea M., 2006, Una statuina femminile da un contesto funerario neolitico
nel Parmense, in “Rivista di Scienze Preistoriche”, LVI, pp197-202.
BERNABÒ BREA M., VALLONI R., a cura di, 2008, Archeologia ad Alta Velocità, Atti
del Convegno di Parma 9.6.2003, Quaderni di Archeologia dell’Emilia Romagna, 22,
Edizioni Del Giglio, Firenze.
BERNABÒ BREA M., 2009, Parma tra il VI e il II millennio prima di Cristo, in D.
Vera, a cura di, Parma romana, Ed. MUP, Parma, pp. 43-109.
BERNABÒ BREA M. , CREMASCHI M., a cura di, 2009, Acqua e civiltà nelle
terramare. La vasca votiva di Noceto, Ed. Skirà, Milano.
BERNABÒ BREA M., MAZZIERI P. 2009, Oggetti e contesti rituali nella cultura VBQ
dell’Emilia occidentale, in “Padusa”, XLIV, pp. 7-42.
BERNABÒ BREA M., MAFFI M., MAZZIERI P., SALVADEI L., 2010, Testimonianze
funerarie della gente dei Vasi a Bocca Quadrata in Emilia occidentale.
Archeologia e antropologia, in “Rivista di Scienze Preistoriche”, LX, pp.
63-126.
Monica Miari è Funzionario archeologo della Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia Romagna dal 1999.
Dopo la nomina, ha lavorato in Emilia Occidentale con l'incarico di responsabile
della tutela della provincia di Piacenza e di direttore dell’Area Archeologica
di Veleia (PC), di cui ha curato il riallestimento. Scavi e ricerche di ambito
pre-protostorico sono confluiti negli Atti del Convegno sull'Alta Velocità di
Parma, nella mostra di Genova e nei convegni di Milano e Mondovì sui Liguri,
nella mostra di Napoli sulle Ambre e negli Studi in onore di Bagolini di Udine.
Attualmente opera in Romagna, dove dirige il Museo Archeologico Nazionale di
Sarsina e ricopre il ruolo di funzionario specialista per la pre-protostoria.
I primi risultati degli scavi dell'abitati preistorici di Provezza, Forlì e
Cattolica, della necropoli di Forlì–Quattro, dell'abitato preromano di Cesena e
del popolamento umbro della Romagna sono stati presentati nell'ambito della
Giornata di Studi organizzata dall'Università di Bologna su “La Romagna nell'età
del Bronzo”, del XXVII Convegno di Studi Etruschi, della Riunione Scientifica
dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria sull'Età del rame in Italia e
di quella tenutasi a Modena nel 2010 e dedicata alla Preistoria e Protostoria
dell'Emilia-Romagna. In tale occasione, in qualità di membro del Comitato
Organizzatore, ha partecipato all'organizzazione dell'iniziativa “La settimana
della Preistoria”, a cui hanno aderito una trentina di musei archeologici della
regione da Piacenza fino alla Romagna. Ha anche curato, in collaborazione con i
Musei del San Domenico di Forlì, la mostra “Forlì al crocevia della preistoria
di Romagna”.
Programma di Maria Adelia Bernabò Brea
Avendo presentato, in vista delle prossime elezioni, la mia candidatura a
Presidente dell’ Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria per il prossimo
triennio, accolgo volentieri l’invito rivoltomi di precisare quali sono gli
aspetti sui quali mi propongo di lavorare, in questo momento che si prospetta
irto di difficoltà.
E’ fin troppo noto che la gravissima crisi economica in cui ci troviamo è parte
di una crisi generale e profonda della nostra società, che comporta la perdita
di valori e di fiducia; è sotto gli occhi di tutti che la prospettiva di
occupazione giovanile è l’aspetto più preoccupante per il futuro. Benché
qualcosa in Italia sembri in via di cambiamento, è certo che la stretta sul
piano economico peggiorerà ulteriormente nell’immediato futuro.
Come accade per tutti gli Istituti Culturali, le difficoltà che il Paese sta
vivendo rappresentano un serio ostacolo alla vita dell’I.I.P.P., sottraendo
risorse vitali. Ma nello stesso tempo, essendo ben chiaro che una maggiore
coesione può costituire una difesa contro le avversità, il suo valore quale
centro di aggregazione di tutti coloro che lavorano nel campo della Preistoria e
della Protostoria va progressivamente aumentando.
La comunità dei preistorici e protostorici italiani, oltre a partecipare a tutti
i mali del Paese, ha anche un fattore di debolezza endemico nella tradizionale
separazione tra diversi settori disciplinari e ambiti professionali, che agisce
spesso come un elemento disgregante e che ostacola la capacità di coesione.
Possiamo aggiungere che (come in ogni comunità ?) personalismi e rivalità sono
la regola, al punto che sembra quasi utopica l’idea di poterli mitigare. Eppure
nelle difficoltà crescenti l’unico tentativo di difesa sta nel far fronte
comune, usando la varietà delle nostre competenze come una ricchezza e
comprendendo che i problemi e le debolezze dei singoli settori – Università,
Soprintendenze, Musei - sono facce dello stesso meccanismo negativo, si
ripercuotono sugli altri e diventano debolezze comuni.
Per questo motivo il ruolo dell’ Istituto, naturale punto di riferimento per
gran parte della nostra comunità, diventa sempre più importante e merita di
essere potenziato.
Non dobbiamo sottovalutare l’aspetto positivo che l’Istituto è sano dal punto di
vista amministrativo grazie ad una gestione corretta e attenta e si deve dare
atto all’attuale Direttivo di aver saputo superare anni difficili garantendo fin
qui le risorse necessarie. I finanziamenti ministeriali hanno infatti continuato
ad essere elargiti grazie alla buona gestione della biblioteca e al buon livello
dell’attività svolta, soprattutto nel campo editoriale. E’ purtroppo possibile
che nei prossimi anni vi sia un ulteriore diminuzione delle risorse; il primo
impegno per il prossimo Presidente dovrà esser quello di fare ogni sforzo per
mantenere sia gli standard di qualità richiesti dalle tabelle ministeriali, sia
i rapporti già instaurati con gli organi competenti.
Anche le risorse già individuate in sede locale, pur minoritarie, non andranno
trascurate, e soprattutto si dovrà curare il rapporto con il Polo Bibliotecario
Fiorentino, nell’ambito del quale sembra probabile che l’Istituto possa trovare
la sua nuova sede, in virtù dell’interesse che per il Polo riveste la nostra
biblioteca, significativa in quanto biblioteca specializzata.
A proposito di quest’ultimo punto, come è noto una nuova sistemazione pare
inevitabile se pur non immediata; senz’altro essa rappresenterà un momento
traumatico, ma avrà anche il vantaggio di essere accompagnata dalle convenzioni
con gli Istituti e/o gli Enti con cui l’I.I.P.P. manterrà rapporti privilegiati,
in modo che siano precisati diritti e doveri ed evitati gli equivoci intercorsi
nel passato.
Un altro aspetto positivo della passata gestione è stato lo sviluppo delle
risorse interne, derivate dalle tessere sociali e dalle vendite dei libri, che
rappresentano una base significativa. Su di essa potremo continuare a fare
affidamento a condizione di mantenere in servizio il personale di cui oggi
l’Istituto dispone. A mio parere il risparmio che alcuni consigliano di fare sul
personale si tradurrebbe inevitabilmente in un grave danno economico e di
immagine; ho peraltro avuto modo di verificare, in passato, l’inefficienza di
una gestione affidata al volontariato o a persone di limitata competenza.
Gli importanti strumenti di cui l’I.I.P.P. dispone, ovvero l’editoria e i luoghi
di incontro fisici (le Riunioni Scientifiche e le Assemblee) e digitali (il sito
web) possiedono una potenzialità elevata, non solo per far circolare la
comunicazione scientifica – che resta l’aspetto fondante e la punta di diamante
dell’Istituto - ma per migliorarne la funzione di momenti di aggregazione. In
alcuni aspetti tali strumenti possono essere migliorati; constato, ad esempio,
che le Assemblee rischiano di essere meno rappresentative di quanto dovrebbero
poiché per molti soci (soprattutto non strutturati) diventa oneroso
frequentarle. Sarebbe utile, almeno sui temi più importanti, una consultazione
preliminare per via digitale, ferme restando le prerogative dell’Assemblea quale
organo statutario fondamentale. Il sito web, benché già ricco e ben strutturato,
potrebbe essere ulteriormente potenziato, in modo da fornire un numero sempre
maggiore di servizi ai soci, attraverso la circolazione dell’informazione non
solo scientifica, ma anche professionale e “politica”.
Ritengo infatti che si deva cercare di sviluppare un maggiore senso di
appartenenza all’Istituto, cosa che - nell’attuale carenza di risorse che
impedisce altre iniziative - si può ottenere curando tutti gli aspetti in cui si
possono fornire servizi ai soci.
L’Istituto dovrebbe inoltre tendere alla valorizzazione e alla tutela di tutte
le realtà che confluiscono in esso.
Le Università, che hanno finora avuto il maggior peso nella rappresentanza dell’I.I.P.P.,
stanno attraversando un momento delicato, in conseguenza dei nuovi assetti
richiesti dalla riforma in atto, molto critici per le cattedre afferenti alla
nostra disciplina che si trovano in minoranza entro estesi raggruppamenti
disciplinari. Il problema appare molto grave per la formazione delle nuove leve,
e di conseguenze per il futuro della nostra disciplina.
Le Soprintendenze invece, nonostante la diminuzione di concorsi specialistici,
si trovano in un momento positivo grazie al numero insolitamente alto di
Soprintendenti di formazione preistoria e protostorica. Esse dunque devono
essere meglio rappresentate e più attive all’interno dell’I.I.P.P., non solo per
il ruolo che ricoprono nella tutela e nella ricerca, ma anche perché gestiscono
gran parte dei cantieri di scavo, con tutto ciò che questo significa sul piano
delle opportunità lavorative per i giovani.
Ma anche i Musei degli Enti locali dovrebbero assumere un ruolo più
significativo nell’Istituto, anche in considerazione del loro numero e delle
realtà molto variegate che rappresentano. Un maggiore coordinamento potrebbe
probabilmente costituire un sostegno per i musei minori, spesso isolati e
gestiti da Amministrazioni impoverite e sempre meno sensibili.
Un altro aspetto che mi sembra importante sviluppare è il rapporto con le altre
discipline che lavorano fianco a fianco con gli archeologi pre-protostorici.
Qualcuno mi suggerisce un ventaglio molto ampio di discipline umanistiche con
cui meriterebbe tenersi in contatto, ma in un primo momento sarebbe utile che
avessero voce nel nostro Istituto almeno i rappresentanti delle discipline
naturalistiche, con le quali abbiamo uno stretto legame per antica tradizione e
per consuetudine quotidiana.
Infine i cosiddetti “non strutturati” rappresentano la categoria a cui
soprattutto dovremmo prestare la massima attenzione. Se la carenza di risorse
impedisce di fornire aiuti più concreti, si deve quanto meno dar loro una voce
all’interno dell’Istituto e offrire spazi di incontro per aiutarli a coordinarsi
e a valorizzarsi.
Si possono, ad esempio, incoraggiare ad organizzare seminari su argomenti
scientifici o professionali; si può lasciare spazio nel sito web per far
circolare informazioni utili dal punto di vista della formazione e delle
occasioni lavorative. Si devono infine tener d’occhio i nuovi strumenti per
l’imprenditoria giovanile che il governo stia lanciando, per valutare se possono
nascere iniziative da appoggiare.
Uno degli aspetti su cui ci si potrebbe attivare è il tema – molto importante -
della visibilità, di cui l’I.I.P.P.parla da tempo. Constatiamo ogni giorno il
peso crescente dei media, mentre la nostra disciplina ha bisogno di un impegno
particolare per arrivare ad essi e per arrivarci in modo corretto. Le attività
divulgative e il turismo culturale potrebbero essere canali da esplorare anche
come occasione di lavoro per i giovani.
Ma se vogliamo che l’I.I.P.P. possa costituire un sostegno valido per tutti noi,
dobbiamo preoccuparci di rafforzarlo, ovvero di migliorarne prestigio e
visibilità. Mi pare che questo richieda, oltre che uno sforzo di promozione
rivolto all’esterno, anche un maggiore impegno da parte dei soci a tenere in
considerazione l’Istituto in tutti i modi possibili. Ad esempio condividendo con
esso le proprie iniziative, facendo pervenire sistematicamente le informazioni,
arricchendo la biblioteca, iscrivendosi come soci personali anche quando si è
rappresentanti di Enti, incoraggiando colleghi e istituti stranieri ad
iscriversi.
Teniamo presente che un Istituto debole non serve a nessuno.
Il messaggio fondamentale è che la gestione dell’Istituto non può essere portata
avanti efficacemente solo dal Direttivo e dalla Segreteria, ma deve essere
arricchita dal coinvolgimento e dalla partecipazione attiva dei soci, che devono
contribuire suggerendo nuove iniziative ed inoltre essere disponibili a portarle
avanti anche in prima persona.
Con queste intenzioni metto a disposizione dell’ I.I.P.P. il mio impegno,
l’esperienza sull’Istituto che ho maturato negli anni in cui sono stata
Consigliere e l’intenzione di fare ogni sforzo per superare le divisioni
interne. Credo di poter essere favorita in questo da una parte dall’ampio
ventaglio delle persone a cui sono legata da rapporti di stima, dall’altra
dall’assenza di vincoli che possano costituire obblighi impegnativi.
Programma di Monica Miari
La mia personale formazione e l'esperienza maturata in questi anni di lavoro
presso la Soprintendenza dell'Emilia Romagna mi portano a ritenere che, quando
praticata con propositi determinati, la collaborazione tra diversi enti e figure
professionali possa costituire un modello vincente anche in contingenze
difficili come quelle in cui ci troviamo ad operare in questi anni.
E' quindi mia profonda convinzione che solo attraverso la sinergia tra
Soprintendenze, Università, Musei, altri enti competenti e archeologi
professionisti si possa concorrere allo sviluppo dell'archeologia preistorica e
protostorica, nonché alla salvaguardia, tutela e valorizzazione dei beni e dei
siti.
L'istituto, nel suo ruolo di raccordo e di punto di riferimento per i
preistorici italiani, costituisce la sede naturale in cui tali obiettivi possano
esprimersi in tutta la loro potenzialità.
Come?
Innanzitutto sfruttando le opportunità che le nuove tecnologie ci offrono per:
− favorire la circolazione delle informazioni e del sapere scientifico;
− incentivare la creazione di archivi digitali e la loro messa in rete (come
auspicato anche nel corso dell'ultima Riunione Scientifica);
− agevolare la partecipazione alle iniziative dell'Istituto per tutti i soci che
per motivi lavorativi o geografici hanno difficoltà nel raggiungere la sede
(collegamenti on-line, riunioni in video-conferenza, ecc.);
− attivare nuove sinergie in campo sia nazionale che internazionale (accesso a
banche dati, riviste e pubblicazioni on-line, partecipazione a progetti "di
rete");
− sviluppare progetti ad hoc grazie ai quali valorizzare le competenze dei
giovani e incentivarne la partecipazione attiva.
Non occorre sottolineare come il potenziamento di tali strumenti consentirà
anche di incrementare la visibilità esterna.
Vi sono, inoltre, importanti tematiche e istanze che, di forte attualità
all'interno delle soprintendenze, investono il mondo della ricerca
pre-protostorica nel suo complesso, quali:
- il riconoscimento e l'incentivazione della partecipazione delle figure
professionali specialistiche sui cantieri di scavo (archeologi preistorici,
geoarcheologi, archeobotanici, archeozoologi, paleoantropologi, ecc.);
- l'elaborazione di linee guida per l'archeologia preventiva che prevedano
attente valutazioni dei suoli sepolti;
- l'incentivazione allo stanziamento programmatico di somme per analisi
specialistiche e datazioni radiometriche;
- l'elaborazione di strategie e sinergie che incrementino l'edizione dei dati di
scavo.
Senza pretesa di essere esaustiva, sarà mia cura, qualora fossi eletta, farmi
tramite dell'Assemblea, portare tali progetti e tematiche all'interno del
Consiglio, e operare per il loro sviluppo.
Bologna, 5 marzo 2012