Le firme dei maggiori produttori di lucerne del mondo romano confermano il primato di Mutina nella produzione ceramica. Trovata anche una statuetta di Ercole che cattura il Cinghiale di Erimanto e 14 ghiande missili in piombo usate nella famosa Guerra di Modena (43 a.C.)
Si chiamavano Strobili, Communis, Phoetaspi, Eucarpi: le loro lucerne
illuminavano l’impero, i loro prodotti inondavano i mercati di tre continenti. E
poi c’era Fortis, il numero uno, la principale “griffe” ceramica del mondo
romano. Da anni gli studiosi supponevano che avesse l’officina a Mutina ma
mancavano le prove. Ora la conferma: a ridosso delle mura antiche,
nella parte nord-orientale della città, è stata trovata una grande discarica di
fornace con scarti di cottura dei principali produttori ceramici di epoca
romana. Una scoperta straordinaria che implica due considerazioni: che un intero
quartiere di Modena fosse occupato dalle varie officine -d’altronde la fama di
Mutina per la produzione ceramica è tramandata anche da Plinio il Vecchio-, e che
tutte usassero, per cuocere i propri prodotti, le fornaci ubicate
all’esterno delle mura per motivi di sicurezza.
La scoperta è avvenuta durante la costruzione di un edificio in
Viale Reiter (progetto Arch. Fabio Massimo Pozzi), a poca distanza delle
fortificazioni romane di Mutina, recentemente portate in luce in Piazza Roma.
Proprio per questo motivo, la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna aveva disposto che i lavori fossero preceduti da accurate
indagini archeologiche che sono state condotte sul campo da Nicola Raimondi,
della ditta Archeosistemi di Reggio Emilia, sotto la direzione Scientifica del
Soprintendente Luigi Malnati e dell'archeologo Donato Labate.
Lo scavo ha fornito dati di eccezionale interesse storico ed archeologico. A
circa m. 5,50 di profondità è stato intercettato un suolo di età romana
seppellito sotto una consistente coltre di depositi alluvionali.
La prima sorpresa è stata il ritrovamento di 14 ghiande missili (proiettili per
fionda) in piombo -le prime recuperate sotto le antiche mura di Modena-
verosimilmente usate nella famosa Guerra di Modena scatenatasi nel 43 a.C. dopo
l'assassinio di Giulio Cesare.
Nel terreno erano visibili anche diverse grandi
buche, alcune con discariche di fornaci, altre con immondezzai della città
romana, colme di marmi, intonaci, tessere di mosaico, ceramica, monete e vari
oggetti in metallo.
In una grande fossa, probabilmente una cava d’argilla per la produzione fittile,
sono stati rinvenuti numerosi scarti di cottura di ceramica, laterizi ed anfore,
distanziatori da fornace ed alcuni elementi strutturali di fornaci, come mattoni
refrattari, alcuni dei quali bucati e perciò riconducibili al pavimento della
camera di cottura.
Ciò che ha maggiormente sorpreso gli archeologi è stata la presenza all'interno
della buca di diversi scarti di cottura relativi a differenti produzioni: anfore
da vino tipo Dressel 2/4 e mattonelle pavimentali, brocche e bottiglie in
ceramica comune o verniciata, ceramica a pareti sottili e coppette in terra
sigillata nord italica. E soprattutto una gran quantità di lucerne, centinaia di
Firmalampen del tipo a canale chiuso con le firme dei diversi produttori: da
Fortis a Strobili, da Communis a Phoetaspi fino ad Eucarpi. Si tratta
probabilmente di produzioni di officine diverse, ubicate presumibilmente in un
quartiere ceramico di Mutina, che per la cottura dei propri prodotti
utilizzavano le fornaci all’esterno delle mura per motivi di sicurezza.
Tra le produzioni di queste officine dovrebbe rientrare anche una statuetta in
terracotta che raffigura Ercole mentre cattura il ferocissimo Cinghiale di
Erimanto, terza fatica del mitico eroe greco: la deliziosa statuetta presenta
evidenti deformazioni da cottura sul muso dell'animale.
I reperti sono stati subito trasportati nei laboratori del Museo Civico
Archeologico Etnologico di Modena dove il restauratore della Soprintendenza,
Roberto Monaco, ha effettuato il restauro coadiuvato dalla dott.ssa Valentina
Pacelli.
Entro la fine di dicembre una selezione dei materiali più significativi sarà
esposta nelle nuove vetrine che si stanno allestendo nel Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena. A meno di tre mesi dalla scoperta la città
potrà ammirare questi nuovi reperti che costituiscono un contributo davvero
eclatante alla conoscenza della storia di Modena.
per ulteriori informazioni vai
alla pagina web cliccando qui
per informazioni scientifiche: Donato Labate (339.7930338
donato.labate@beniculturali.it)
e Nicola Raimondi
(direzione@archeosistemi.it)