Riemerge sulla Via Emilia un’ara funeraria del I secolo d.C. perfettamente conservata
Duemila
anni ma non li dimostra. È in eccezionale stato di conservazione l’ara funeraria
riemersa a Modena nei giorni scorsi, un monumento in pietra calcarea a forma di
parallelepipedo, alto un metro e 70, che presenta intatta l’iscrizione, la
cornice e le decorazioni laterali.
L’importante ritrovamento è avvenuto a pochi metri dalla Via Emilia Est,
all’altezza del sottopasso della ferrovia Modena-Sassuolo, durante gli scavi per
la realizzazione di interrati.
Il tetto dell’ara è stato rinvenuto ad una profondità di poco più di un metro e
mezzo dal piano di campagna mentre il basamento a gradoni su cui è collocata non
è ancora stato messo in luce. Dall’iscrizione si evince che il monumento sia
stato eretto, quand’era ancora in vita, da una liberta di origine greca, Vetilia
Caia Egloge, che lo volle per sé, per il suo patrono Lucio Valerio Costante,
decurione di Mutina, e per suo figlio, un liberto che ricopriva la carica di
Apollinare e Augustale, una funzione sacerdotale legata alla celebrazione del
potere imperiale documentata anche in altri monumenti modenesi. L’epigrafe è
incorniciata da un elegante motivo vegetale ed è coronata da due pulvini
decorati; lungo i lati minori dell’ara, spiccano le decorazioni rituali di una
patera (piatto) e di un urceus (brocca), simboli delle libagioni in onore dei
defunti.
Per quanto notevole, comunque, questo ritrovamento è tutto fuorché una sorpresa.
Le necropoli romane si distribuivano lungo le strade consolari e gli archeologi
sanno che qualsiasi scavo nei pressi della via Emilia può intercettare delle
sepolture, a maggior ragione in questa zona di Modena che già in passato aveva
restituito altri importanti monumenti funerari.
Per questo il cantiere, posto in un’area sottoposta a vincolo di controllo
archeologico preventivo nel PRG di Modena, è stato controllato fin dall’inizio
dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e i lavori di
scavo, sotto la direzione scientifica del Soprintendente Luigi Malnati e
dell’archeologo Donato Labate, sono stati coordinati sul campo da Cristina
Palazzini, della ditta Archeosistemi di Reggio Emilia.
Nel prossimi giorni si completerà lo scavo del monumento e delle relative
sepolture mentre per la collocazione finale del monumento si valuteranno le
possibili destinazioni. La proprietà dell’immobile ha già richiesto di poter
esporre nell’area del rinvenimento una riproduzione dal vero dell’ara funeraria,
come fu fatto per il monumento del centurione Clodio, ubicato a poca distanza.
per informazioni scientifiche rivolgersi a Donato Labate (339.7930338
donato.labate@beniculturali.it )
le immagini (indicare le referenze) sono state realizzate dal fotografo Paolo
Terzi e sono disponibili al link
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bottone destro del mouse e scegliere salva oggetto col nome) Paolo Terzi
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