Relazione di
Antonella Pomicetti
Laboratorio di Restauro della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
I corredi delle nove tombe rinvenute a Marano di Castenaso sono stati
prelevati con metodologie diverse: i piccoli oggetti sono stati estratti dal
terreno singolarmente mentre i reperti più complessi sono stati prelevati sotto
forma di blocco (pane di terra e bendaggio). Questa modalità consente un
recupero più veloce e sicuro dei reperti rispetto allo scavo sul posto, a patto
che siano mantenuti entro il pane di terra per un periodo limitato nel tempo,
cioè prima che la completa asciugatura del “contenitore” procuri danni che
possiamo considerare irreversibili.
I reperti in lamina bronzea (secchi e contenitori di grandi dimensioni, di
eccezionale fattura e rarità) sono quelli più a rischio: lunghi tempi di attesa,
prima del restauro, mettono a repentaglio non solo il loro recupero ma
soprattutto la leggibilità di dati scientifici, quali modalità di fabbricazione,
decorazioni, tracce d’uso e di presenze organiche.
Anche i reperti ceramici rischiano di non potere essere recuperati completamente
se non vengono prelevati in tempo dal pane di terra e opportunamente puliti e
consolidati: lo scavo di Marano ha recuperato urne cinerarie, piatti su piede,
vasetti decorati con stampiglie a paperelle, ciste cordonate, coppette e vasetti
in ceramica buccheroide, rocchetti, piatti su alto piede, fusaiole e altri
oggetti, in gran parte con decorazioni impresse sulla superficie.
A questi materiali si aggiungono altri piccoli ma importanti reperti di corredo
realizzati in bronzo e ambra (fibule anche ad arco rivestito con segmenti di
osso e castoni di ambra) e piccoli oggetti in osso, in pasta vitrea e in ferro
appartenenti a varie tipologie: aghi, spilloni, morsi per cavallo, coltelli,
spiedi, conocchie. Anche qui, la tempestività dell’intervento di restauro è
funzionale al loro recupero e conservazione.
Per quanto riguarda i materiali lapidei, sono state ritrovate sette stele
realizzate in arenaria e un cippo costituito da un ciottolo fluviale.
L’eccezionalità del rinvenimento è rappresentata dalle due importantissime e
rare stele appartenenti alle tombe 7 e 8, decorate a bassorilievo e con tracce
di policromia ancora conservata in alcuni punti della superficie. Il loro stato
di conservazione impone un intervento di restauro piuttosto complesso che
prevede, per prima cosa, un’indagine diagnostica che identifichi i pigmenti
delle tracce di policromia e possa eventualmente consentire la mappatura dei
colori originariamente presenti nella decorazione delle stele.
A questa fase, seguirà l’intervento di restauro vero e proprio (pulitura e
consolidamento dell’arenaria, materiale che tende per sua natura a deteriorarsi)
e infine un progetto per il rimontaggio delle sezioni fratturate, dato che
l’esiguo spessore dell’arenaria con cui sono realizzate non consente
l’inserimento di perni.