I focolari e il pozzo della grande cucina comune, il forno per il pane, il vasellame da mensa, le anfore, le macine e il torcularium, l'impianto per la produzione del vino. L’allevamento di polli, anatre, oche, maiali e conigli, il frutteto di peri e meli e il vasto vigneto nei pressi del fiume. Gli scavi della Villa Romana di Russi illustrano bene le strutture, gli strumenti e le attività che erano alla base della produzione e consumo del cibo 2000 anni fa. “Mangiare in villa. La cultura del cibo alla Villa Romana di Russi” è il titolo della mostra dedicata all’alimentazione e alla cucina degli antichi abitanti di Russi, al via dal 22 maggio e inserita nella rassegna nazionale “Cibi e sapori nell’Italia antica” promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali. L’esposizione fotografica parte dai reperti rinvenuti nel complesso rurale e documenta l’habitat, le coltivazioni, le specie allevate o cacciate, le tecniche agrarie e di vinificazione. La villa rustica di Russi conobbe il massimo splendore tra il I e il II sec. d.C. quando il complesso venne completamente ristrutturato, anche scenograficamente, da un proprietario probabilmente arricchitosi vendendo le eccedenze agricole alla flotta militare romana che, dall'epoca di Augusto, aveva sede a Ravenna. È in questo periodo che la villa, gestita da un liberto con mansioni di fattore (procurator) al comando di un gran numero di schiavi, esce dall’autosufficienza per diventare una macchina da sesterzi. Le dimensioni della cucina comune testimoniano che vi si potesse cucinare per un gran numero di persone, quale doveva essere il personale della villa nei momenti di maggiore impegno come l'aratura, le semina e la mietitura (generalmente di cereali) e, per quanto riguarda il vino, la potatura delle viti, la raccolta dell'uva e la pigiatura. Dei due magazzini presenti nella villa, quello di dimensioni maggiori, collegato al torcularium, era destinato alla conservazione delle anfore vinarie mentre l'altro, con un piano interno soprelevato, serviva per conservare i prodotti più delicati e sensibili all'umidità, come le granaglie. Il personale della villa, schiavi compresi, toccava la carne assai raramente: l’alimentazione era a base di zuppe di farinacei, verdure o legumi prodotti in loco. Il proprietario (dominus) viveva in villa saltuariamente, più che altro per controllare la mietitura e la lavorazione del vino, momenti clou delle fasi produttive. Il suo alloggio era comunque lussuoso, con sala da pranzo (triclinium), stanza per ricevere (tablinum), impianto termale e pavimenti a mosaico; sulla sua tavola ceramiche pregiate, crateri, brocche, coppe e bicchieri in bronzo, vetro e argento. Il recente scavo di tre pozzi ha restituito una buona campionatura di ceramiche da mensa e un discreto numero di vasi, pentole e tegami esposti nell’Antiquarium comunale della Rocca. Molto importanti anche i resti vegetali e le ossa di animali rinvenute che documentano, con buona divisione cronologica, le diverse fasi di occupazione legate alle vicende della vicina Ravenna. Dopo un periodo di decadenza coincidente con l’allontanamento della flotta militare, la villa è parzialmente rioccupata quando la corte imperiale si trasferisce a Ravenna (V e il VI sec.) per poi essere definitivamente abbandonata in epoca medievale. Già sul finire del VII secolo d.C., l’area è ampiamente incolta mentre boschi ed acque si riappropriano del territorio: le ossa di castoro rinvenute testimoniano un ambiente ricco di acqua corrente ma totalmente privo di presenze umane.
inaugurazione sabato 21 maggio alle ore 16 nell'aula didattica della Villa Romana in Via Fiumazzo a Russi
Si prega di considerare la presente come invito
Città: | Russi (RA) |
Luogo: | Via Fiumazzo |
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