Storie di un paese che non credeva di avere Storia. Gli scavi archeologici in Piazza Pertini riportano alla luce i resti del “palazoun” e di una fattoria di età rinascimentale
Dalla fattoria al Palazzone. Storie di Gambettola
dal 3 maggio 2014 al 3 maggio 2015
Gambettola (FC), Biblioteca Comunale
Corso Mazzini 73
info 0547 45338
biblioteca@comune.gambettola.fc.it
ingresso gratuito
La
mostra è visitabile negli orari d'apertura della Biblioteca Comunale
Lunedì 8.30 – 13 e 15 – 19
Martedì 15 – 19 e 20.30 – 22.30
Mercoledì 8.30 – 13 e 15 – 18
Giovedì 8.30 – 13
Venerdì 8.30 – 13 e 15 – 19
Sabato 8.30 – 13
Può darsi che Gambettola non cercasse l’archeologia ma certamente
l’archeologia ha trovato Gambettola, finendo per cambiarne scelte e progetti.
È bastato un colpo di piccone nel parcheggio in piazza Pertini per vedere
affiorare, a pochi centimetri di profondità, pietre e mattoni di tempi lontani e
con essi una storia in gran parte dimenticata. Prima i resti del più recente
Palazzo Pilastri del XVII secolo, demolito dopo la Seconda Guerra mondiale, poi
le tracce di una più antica fattoria costruita alla metà del ‘400, raro caso di
edificio rurale di età rinascimentale sopravissuto al tempo e anche uno dei
meglio documentati.
D’intesa con le Soprintendenze per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e per
i Beni Architettonici di Ravenna, il Comune di Gambettola ha deciso di disegnare
sulla piazza la pianta dell’intera fattoria rinascimentale, lasciando a vista
l’antica stalla pavimentata in pietra e mattoni e corredando il tutto con due
pannelli che illustrano la storia degli scavi.
Contestualmente ha allestito
nella vicina Biblioteca Comunale la piccola esposizione “Dalla fattoria al
Palazzone. Storie di Gambettola”, curata dagli archeologi Simone Biondi e
Annalisa Pozzi, visitabile fino al 3 maggio 2015.
La mostra espone una ventina di ceramiche cinquecentesche utilizzate nella
fattoria, rinvenute per lo più in una piccola cisterna utilizzata prima per la
raccolta dell’acqua piovana e poi come discarica. Piatti, ciotole e boccali
facevano parte del servizio da tavola mentre le pentole e i coperchi in ceramica grezza erano usati in cucina per la cottura e preparazione dei cibi.
Le porcellane da mensa hanno decori brillanti di colore giallo/arancio e azzurro/blu,
con fogliame su fondo berettino o repertori di candelabri e robbiane;
decisamente originale è il paesaggio di torri dipinto su un boccale tipo “fiasca
da pescatore”.
Risale invece al XVII secolo e alla storia più recente del Palazzone la porzione
di dolio decorato con lo stemma della famiglia Pilastri.
Pur nelle sue ridotte dimensioni, la mostra riesce a raccontare mezzo
millennio di storia gambettolese.
In principio era il Bosco, "e Bòsc" come lo chiamano in dialetto,
un’area oggi più o meno corrispondente al comune di Gambettola ma che per tutto
il medioevo comprendeva varie località.
Verso la metà del ‘400, nel bel mezzo dell’attuale centro urbano,
viene costruita una grande casa colonica. L’edificio, di cui resta a vista
la pianta e la stalla, era costituito da almeno dieci ambienti al piano terra, più un
secondo piano occupato dal solaio a cui si accedeva tramite una scala forse
situata sotto il portico. Del porticato, aperto sull’attuale via di piazza
Pertini, restano ancora le basi dei pilastri in mattoni su cui poggiavano le
travi di copertura del tetto.
La casa era anche dotata di una piccola cisterna per la raccolta dell’acqua
piovana (utilizzata negli ultimi anni d’uso della fattoria come discarica per i
rifiuti) e di un’aia usata, alla pari del portico, per battere il grano,
parcheggiare i carretti e i birocci o come punto d’incontro nelle sere d’estate.
Pochi decenni dopo la sua costruzione la fattoria viene modificata negli
ambienti interni che sono allargati, ridotti o destinati ad altro uso
(magazzino, deposito, cucina, cantine ecc).
Alla metà del ‘500 la fattoria viene demolita e sui suoi resti, agli inizi del 1600,
è costruito Palazzo Pilastri, riutilizzando pietre, mattoni e
travi della casa rurale.
Noto a tutti con il nome di “e palazoun”, il palazzo nasce come
casa di campagna dei Conti Pilastri di Cesena, per poi essere usato prima come
residenza del podestà e successivamente, per un breve periodo, come sede del Comune di Gambettola. Acquistato dall’Amministrazione nel 1892, ha ospitato le scuole
elementari e la caserma della Guardia Nazionale, trasformandosi agli inizi del
Novecento in una sorta di grande casa popolare dove vivevano le famiglie più
povere del paese. Danneggiato dai bombardamenti, fu abbattuto all’indomani della
Seconda Guerra mondiale lasciando il posto all’attuale Piazza Pertini.
nella foto: Boccale smaltato a corpo globulare schiacciato (tipo “fiasca da pescatore”) con decorazione in giallo, blu, arancio costituita da una specchiatura centrale in cui è rappresentato un paesaggio stilizzato con torri