In un’epoca di grandi e veloci cambiamenti economici che portarono allo spopolamento rurale del territorio a fronte di un improvviso inurbamento ed al boom economico, Emiliani non si chiuse nei musei ma mise a punto tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni settanta con un approccio sperimentale il metodo che secondo la sua visione, avrebbe dovuto caratterizzare l’azione della Soprintendenza di fronte alla mole e alla complessità dei fenomeni in atto sul patrimonio conservato nei grandi e piccoli contenitori architettonici, nelle città e nel territorio. contribuirono al rinnovamento del sistema dell’ “Antichità e Belle Arti”. Quest’opera doveva basarsi sull’imprescindibile rapporto tra conoscenza, tutela e conservazione ma non limitando il campo ai soli prodotti dell’arte bensì aprendo la riflessione sulla individuazione e sulla conoscenza della cultura materiale. Nel contempo Emiliani elaborava riflessioni ancora oggi fondamentali sulla evoluzione degli strumenti giuridici della tutela in Italia dalla lettera programmatica di Raffaello e Baldassar Castiglione a Leone X ai testi di legge dei Granduchi di Toscana, dello Stato Pontificio fino alle leggi di tutela del 1939, convinto come era che non ci fosse vera comprensione dei problemi al di fuori dell’analisi storica.
Negli anni settanta è nominato Soprintendente e Direttore della Pinacoteca Nazionale di Bologna che ha concorso a raddoppiare negli spazi e negli allestimenti.
Alla sua riflessione di metodo sulla conservazione del patrimonio esposta in
testi fondamentali (Dal Museo al territorio, Una politica dei beni culturali)
che lo ha portato a ricoprire la prima cattedra di Museologia in Italia nel
1974 presso il DAMS dell’ Università di Bologna, alle raffinate riflessioni
sulla storia dell’arte bolognese e marchigiana che si concretizzano in una
serie di saggi e grandi mostre che rilanciano dagli anni settanta il ruolo
internazionale della Pinacoteca nazionale di Bologna, Emiliani ha unito una
concreta, infaticabile opera di tutela e promozione del patrimonio.
Di questa grande attività di “conservazione come pubblico servizio” come egli
amava sottolineare, si possono ricordare solo alcuni punti salienti che
denotano la sua capacità di indirizzare le realtà politiche ed economiche al
fine del pubblico bene nell’ambito della tutela del patrimonio: tra gli altri si
annoverano le campagne di rilevamento svolte nel
territorio bolognese e romagnolo anche grazie al sodalizio con il grande
fotografo Paolo Monti; l’acquisto da parte dello Stato di una perla ancora
intatta della cultura neoclassica Palazzo Milzetti a Faenza (Ravenna) poi
divenuto Museo Nazionale; la fondazione dell’Istituto per i beni culturali della
Regione Emilia Romagna; l’ Istituzione del Centro Cesare Gnudi per la
diagnostica per il patrimonio culturale; la promozione del recupero del
complesso di San Domenico a Forlì fornendo così la città romagnola dell’attuale
contenitore museale ed espositivo; la realizzazione delle sale delle Belle Arti
presso la Pinacoteca nazionale di Bologna; l’utilizzo come sede museale di
palazzo Pepoli Campogrande rendendo così fruibile e visitabile gli splendidi
affreschi del piano nobile; l’acquisizione
da parte dello Stato e dalla Fondazione cassa di Risparmio di Ferrara della
collezione Sacrati Strozzi, recupero eccezionale che ha incrementato con opere
di grande importanza la Pinacoteca nazionale di Ferrara.
Non venne mai meno al Professor Emiliani, la rilevanza data all’opera di catalogazione e al ruolo della fotografia per la tutela e la conoscenza del patrimonio, per non parlare del suo fondamentale apporto scientifico nei tanti cantieri di restauro aperti in quegli anni e dello stimolo e della collaborazione fornita alle realtà museali del territorio.
Ogni attività aveva sistematica rendicontazione pubblica nei volumi della collana da lui fondata “Rapporti della Soprintendenza di Bologna” pubblicati dalla fine degli anni sessanta al 1997.
L' opera di Andrea Emiliani incessantemente animata da passione civile ci viene consegnata come esempio ad operare al servizio della tutela, per l‘educazione al patrimonio come tappe fondamentali per la crescita sociale e culturale della società.