Venerdì
29 marzo si è spento a Castel San Pietro Giorgio Bardella, per anni Ispettore
Onorario della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Nato a La Spezia nel 1933, si era trasferito per motivi di lavoro da Firenze a
Bologna alla metà degli anni ’50 e qui fu attratto dal fascino delle grotte
situate nella formazione dei gessi, specialmente di quelle che conservavano
tracce della presenza umana preistorica.
In virtù del suo impegno e su indicazione della Società Speleologica Italiana,
fu nominato nel 1975 Ispettore onorario per la Speleologia nel territorio
regionale: divenne così ufficiale la collaborazione già avviata con la
Soprintendenza, ampliata, dal 1981, con l’incarico di Ispettore onorario per
l’Archeologia dei comuni di Ozzano dell'Emilia e San Lazzaro di Savena. Mantenne
questo ruolo sino al 2003, quando, a causa di gravi problemi familiari,
giudicando di non poter più svolgere con l'impegno sino allora profuso il suo
compito, presentò le dimissioni.
Il contributo di Giorgio Bardella nel campo della tutela e della conoscenza
archeologica è stato di assoluta rilevanza. Ha individuato e segnalato
numerosissimi nuovi siti d'insediamento antico, dal Paleolitico all'epoca
romana, dalle grotte alle stazioni all'aperto; il suo nome resta legato, per
limitarsi a qualche esempio, alla Grotta Serafino Calindri, alla Cava Due
Madonne, ai siti dei Gessi bolognesi, all'abitato di Botteghino di Zocca oltre
che, naturalmente, alla città romana di Claterna ad Ozzano dell'Emilia. Ogni suo
rinvenimento è stato accompagnato da puntuali relazioni ed elenchi dettagliati
dei materiali raccolti. Ha esposto il risultato dei suoi studi in convegni e in
articoli di riviste specializzate. Nel 2010, a coronamento delle sue ricerche
sulla preistoria più antica, è stata pubblicata la sua monografia Il Paleolitico
inferiore della Valle del Sillaro nel Comune di Castel San Pietro Terme
(Bologna) (in.edit ed.).
Il desiderio di condividere le sue esperienze e di formare collaboratori
consapevoli e appassionati l'ha visto promotore di due associazioni, tuttora
validamente operanti: il Gruppo Città di Claterna e il Gruppo per la
Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali della Valle del Sillaro.
Negli ultimi anni la sua attività si era rivolta soprattutto alle scuole, con
corsi di archeologia sperimentale a carattere didattico, durante i quali
sensibilizzava i ragazzi alla tutela, conservazione e valorizzazione del nostro
patrimonio culturale. A questo scopo aveva realizzato anche un CD, basato sulle
conoscenze archeologiche del territorio bolognese, che distribuiva
gratuitamente.
Nel 2011 ci ha lasciato un ultimo regalo: un libro di racconti (giusto per
scrivere... in.edit ed.) nel quale ritroviamo, filtrati da una sorridente
fantasia poetica, alcuni suoi ricordi, anche archeologici, di vita vissuta.
Giuliana Steffè, Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
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Mi assumo l’onere e soprattutto l’onore di ricordare un uomo di grande
spessore umano che ha dedicato larghissima parte dell’esistenza allo studio,
alla ricerca e alla sperimentazione. Onere, perché non è facile mettere in fila
gli innumerevoli momenti trascorsi assieme a lui e ai ragazzi nel lavoro e in
amicizia, ricordando, senza cadere nella retorica, quanto siano stati
interessanti e produttivi. Onore, perché Giorgio, dopo avermi preparato e
formato, a un certo punto decise di farsi affiancare e in seguito di passarmi il
testimone nell'incarico di Ispettore Onorario per l’Archeologia.
Come spesso capita, infatti, nel percorso della vita gli incontri sono
determinanti per la nostra formazione e per le scelte del nostro futuro. Questo,
mi sento di dire, è quanto è successo per molti di noi, giovani appassionati di
archeologia. Giorgio ci prese sotto la sua ala, protettiva e al tempo stesso
severa, insegnandoci il rispetto delle Istituzioni e i metodi della ricerca, sia
didattica sia sul campo, tanto che per alcuni di noi l’interesse, nel tempo, si
è trasformato in professione.
Giorgio è stato mente e braccio di molti progetti concordati con i funzionari
della Soprintendenza per i Beni Archeologici (Jacopo Ortalli in primis) e noi i
collaboratori entusiasti che nei fine settimana mettevano in pratica fasi di
ricerca programmate negli incontri serali settimanali. Pur essendo studioso di
età preistoriche, sapendoci disponibili e appassionati aveva accettato senza
riserve di operare nell’importante sito dell’antica città di Claterna. Ci
sembrava importante esserci (quando mai avremmo potuto avere l’occasione di
toccare la storia così concretamente?) e in realtà fu davvero importante, poiché
stavamo partecipando a un progetto assolutamente innovativo per quegli anni fine
'80: ricognizioni sistematiche di superficie con quadrettatura ed elaborazioni
grafiche dell’intera area di Claterna. Documentazione eccellente e fondamentale
per le successive tappe di ricerca condotte sul sito, che, attraverso
l’acquisizione da parte dello Stato dell’area, hanno condotto in questi ultimi
anni alle prime proposte di musealizzazione in loco di alcuni complessi
abitativi.
Ho prediletto il caso di Claterna perché per noi ha rappresentato una tappa
fondamentale per la nostra formazione ma in realtà sono tanti i progetti di
rilevanza scientifica portati a termine insieme. Mi preme ricordare l’intensa e
precoce attività didattica organizzata da Giorgio nelle scuole ma anche
l’impegno profuso nell'archeologia sperimentale e il viaggio nella madre terra
d’Africa, per osservare tecniche e situazioni di quotidianità in uso da tempi
immemorabili.
Infine, ma non ultimo per importanza, voglio ricordare l’uomo: severo,
inflessibile, concreto, a volte serio ma arguto e sempre pronto alla battuta.
Spesso ti fulminava. Confesso di aver provato un po’ di soggezione, ma lui
sapeva ascoltare e con sensibilità cercava di condividere e risolvere i disagi.
Un abbraccio alla famiglia, robusto perno per la manifestazione del suo spirito
libero e curioso, per la quale è sempre stato presente.
Ciao Giorgio, buon viaggio.
Maurizio Molinari, a nome delle associazioni culturali Gruppo Città di Claterna e Gruppo per la Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali della Valle del Sillaro
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L’interesse di Giorgio Bardella per l’Archeologia risale ai tempi della sua
adolescenza quando ancora abitava a Firenze. Nelle sue escursioni sulle colline
di Fiesole ebbe occasione di imbattersi nei resti di una villa romana e quella
esperienza fu determinante per la sua formazione culturale. Quando per lavoro si
trasferì a Bologna, alla metà degli anni ’50, il suo interesse si focalizzò
sulle antichità della nostra regione.
Nel 1961 vi fu un importante incontro che cambiò il corso della sua vita: quello
con la Speleologia. L’occasione si presentò quando scoprì che nella zona
collinare dei gessi bolognesi esistevano importanti sistemi carsici con
interessanti grotte da poter visitare. La Grotta del Farneto, di vetusta
memoria, fu la prima e, con l’avvicinamento al Gruppo Speleologico Bolognese al
quale aderì immediatamente, seguirono le altre.
L’entrata nel Gruppo e l’incontro con Luigi Fantini, il suo Presidente Onorario,
gli aprì le porte verso il problematico mondo della ricerca preistorica
dell’Emilia e Romagna.
Conobbi Giorgio nel 1966 e da allora il nostro cammino, nonostante le
inevitabili pause dovute alle vicende quotidiane di ognuno di noi, è proseguito
di pari passo.
Per me, oltre che amico carissimo, fu maestro di vita; è impossibile riportare
tutte le cose compiute insieme, ma ognuna di esse ha cementato sempre più la
nostra amicizia.
Furono anni densi di avvenimenti. Il costante pensiero di Giorgio era quello di
effettuare le ricerche nella legalità più completa. Per questo ebbe sempre
contatti molto stretti con la Soprintendenza alle Antichità (come si chiamava
allora) sia nella persona del Prof. Gino Vinicio Gentili sia con chi in seguito
lo sostituì in quella carica istituzionale.
Le nostre ricerche nel campo della Preistoria furono compiute al fine di tentare
di fornire possibili risposte ai tanti problemi irrisolti relativi al territorio
bolognese. Giunsero così le fondamentali scoperte della Grotta Serafino Calindri
alla Croara, il recupero della fauna fossile quaternaria dell’inghiottitoio
fossile della Cava a Filo presente sul Monte Castello sempre alla Croara e i
ritrovamenti della Cava Due Madonne, Zola Predosa, Budrio, Calderara di Reno,
ecc. ecc.
Negli anni ’70, nell’ambito della lunga battaglia per la salvaguardia delle zone
carsiche dei Gessi Bolognesi e per la costituzione dell’omonimo parco, Giorgio
Bardella fu nominato Ispettore Onorario per la Speleologia. Quell’incarico lo
indusse a moltiplicare i suoi sforzi per giungere a risultati concreti e
duraturi.
Mi fermo qui ricordando che fu proprio alla Grotta del Farneto, dove tutto ebbe
inizio, che il 20 aprile 2012 ci ritrovammo nel nostro ultimo incontro sul
territorio. Il Farneto ci regalò un giorno magico nel quale il tempo sembrava
essersi annullato e ad entrambi parve di essere gli stessi di quarant’anni
prima, con lo stesso entusiasmo e le stesse emozioni di allora. Ci sentimmo
proiettati a quei giorni del 1970 quando decidemmo di impegnarci nella
valorizzazione della grotta per renderla accessibile al pubblico in occasione
delle celebrazioni del Centenario della Scoperta del 1971.
Devo molto a Giorgio, i miei successi di ricercatore sono indissolubilmente
legati a quanto seppe trasmettermi negli anni giovanili della mia formazione.
La scomparsa di Giorgio Bardella segna inevitabilmente la fine di un ciclo e
coloro che l'hanno conosciuto e amato non possono oggi che sentirsi più poveri e
più soli.
Claudio Busi, Gruppo Speleologico Bolognese
Bologna, 8 aprile 2013