Bologna - Via Parigi
San Colombano: una chiesa bolognese dell’XI secolo
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San Colombano: una chiesa bolognese dell’XI secolo
I lavori di restauro conservativo eseguiti dal 2007 al 2009 dalla Fondazione Carisbo nel complesso della chiesa di S. Colombano (in Via Parigi a Bologna) hanno consentito di indagare in modo estensivo una chiesa urbana bolognese.
L’intervento si annunciava ricco di spunti interessanti. In primo luogo per la localizzazione dell'area di scavo (nel quadrivio tracciato dalle vie Galliera, Manzoni, Porta di Castello e Parigi), una zona chiave per capire le trasformazioni della città fra età tardoantica e bassomedioevo. Secondariamente per le scarne notizie d’archivio che collocavano l’esistenza del complesso alla fine dell’Alto Medioevo bolognese (monasterium Sancti Columbani: a. 1074), rendendo quindi questo scavo la prima indagine estensiva all’interno di una chiesa romanica bolognese.
 
Pianta degli scavi archeologici Panoramica dell'area di scavo archeologico

Pianta degli scavi

Panoramica dello scavo archeologico

L’indagine archeologica ha riguardato sia i depositi in terra che le murature dell’edificio, fornendo  informazioni essenziali per ricostruirne le vicende storico-architettoniche soprattutto per quanto concerne il momento della fondazione, la sua articolazione e le importanti trasformazioni avvenute in età medievale. Lo scavo ha infatti messo in luce i livelli archeologici precedenti alla costruzione della chiesa ed ha quindi restituito l’evoluzione storica di quest’area fra l’età imperiale romana ed il tardo XVII secolo. Oltre a ciò, in alcuni punti, si sono rilevate preesistenze sia di età romana che -probabilmente- di età protostorica, a ulteriore testimonianza della lunghissima continuità di vita del sito.

La chiesa delle origini: XI-XII secolo
La chiesa attualmente visibile, costruita entro l’XI secolo, conserva ancora oggi buona parte delle caratteristiche originarie. L’edificio, orientato liturgicamente, presentava tre navate definite da colonnati e concluse da absidi semicircolari ed era fornito di una cripta ad oratorio di tipo romanico

La navata centrale della cripta
Navata centrale della cripta

Le murature furono interamente realizzate in materiale di spoglio, frammenti di mattoni per gli alzati, grossi blocchi di selenite e di calcare per le fondazioni; nella cripta, la muratura era interrotta da alcune monofore e aveva una serie di lesene collegate da arcate cieche. Per dotare la chiesa di un ambiente interrato come la cripta si procedette in due direzioni: si riportò terreno in corrispondenza della chiesa superiore e si scavò in corrispondenza della cripta; in questo modo, nonostante esista un dislivello di circa 2 metri fra chiesa inferiore e chiesa superiore, le absidi della cripta erano interamente visibili dall’esterno.
L’omogeneità progettuale fra cripta e chiesa superiore è ben evidente nella struttura complessiva, che vede non solo l’assoluta continuità delle murature perimetrali ma anche l’omogeneità di allineamento dei colonnati .
Nella cripta, restano tracce significative delle basi di altare, una in ognuna delle tre absidi, della pavimentazione in mattoni romani, di sedute laterali e della decorazione pittorica; il collegamento fra chiesa superiore e cripta era assicurato da una scala collocata nella navata meridionale, interamente realizzata in mattoni romani di reimpiego.
A questa fase è ascrivibile una sepoltura in cassa laterizia, rinvenuta nella chiesa superiore a ridosso del colonnato settentrionale della navata centrale.

La sepoltura in cassa laterizia collocata nella navata centrale della chiesa superiore fra XI e XII secolo
La sepoltura in cassa laterizia collocata nella navata centrale della chiesa superiore fra XI e XII secolo

Le prime trasformazioni: XIII-XV secolo
Fra la seconda metà del XIII e gli inizi del XIV secolo, la chiesa subisce alcune importanti modifiche strutturali interne: la cripta viene ampliata verso occidente, vengono rifatte le sedute laterali e risistemato l’accesso, non solo rifacendo la scala esistente, ma aggiungendo una seconda scala nella navata settentrionale. Gli interventi di questo periodo sono ben segnalati dall’uso estensivo del gesso come legante.
Viene rivisto anche l’apparato pittorico di cui si conserva una Crocefissione collocata sopra la seduta settentrionale della cripta.
Caratteristico del XIV secolo è l’utilizzo della chiesa superiore come area cimiteriale. La navata centrale è destinata a ospitare due sepolture privilegiate in cassa laterizia con copertura voltata, disposte in successione longitudinale lungo l’asse centrale della chiesa. La più orientale (rinvenuta sigillata) era segnalata a livello pavimentale da una lastra tombale in pietra calcarea con iscrizione perimetrale e ospitava almeno 6 inumati; le deposizioni sono state effettuate in almeno due diversi momenti nel corso del XIV e del XV secolo. La seconda cassa è stata interamente svuotata in tempi passati.

Particolare della sepoltura in cassa laterizia coperta da una lastra lapidea con iscrizione
Particolare della sepoltura in cassa laterizia coperta da una lastra lapidea con iscrizione

Le navate laterali hanno restituito 34 tombe ad inumazione (anche se in questo caso lo scavo non è stato estensivo); si tratta per lo più di sepolture in fossa terragna o in cassa lignea caratterizzate dalla presenza di pochi oggetti relativi all’abbigliamento dei defunti o di uso personale (bottoni, anello). L’orientamento prevalente, ma non esclusivo, era est-ovest, con il capo rivolto verso est. In mancanza, per il momento, di un’analisi antropologica di dettaglio, si può comunque osservare una leggera prevalenza di individui adulti; va anche segnalata la presenza di fosse di raccolta di ossa umane (ma non veri e propri ossuari) e alcuni casi di riduzione.
Come sempre accade nei cimiteri medievali, è evidente la preoccupazione di sfruttare al meglio lo spazio disponibile, senza troppi riguardi qualora si dovessero intaccare sepolture più antiche; questo atteggiamento è un chiaro indicatore del fatto che le deposizioni sono state effettuate in momenti successivi, analogamente a quanto visto per la tomba monumentale nella navata centrale. Allo stesso tempo, la scelta di uno spazio all’interno della chiesa qualifica le sepolture come significative per la storia del complesso religioso, sia che si tratti di religiosi/e, sia che si tratti di laici in qualche modo collegati alla struttura.

Sepolture nella navata meridionale della chiesa superiore
Sepolture nella navata meridionale della chiesa superiore

Anche la cripta, considerata in quanto area sepolcrale, presenta alcune particolarità: in essa vengono deposte solo due inumazioni, entrambe in cassa lignea ed entrambe ricavate nella navata settentrionale. Una delle due verrà poi collocata in una posizione di assoluto rilievo, di fronte all’altare.

Scompare la chiesa romanica
Nell’ultimo quarto del XV secolo nuovi lavori trasformano profondamente l’impianto della chiesa. La cripta viene riempita di macerie e defunzionalizzata, cambia l'aspetto della chiesa superiore, la facciata viene arretrata e i colonnati interni integralmente rifatti. Della chiesa romanica rimangono solo le murature perimetrali dei lati lunghi; le sepolture -anche quelle privilegiate- vengono conpletamente coperte.
Questi avvenimenti sono verosimilmente conseguenza di quanto ricordato dai documenti d’archivio che narrano come nel 1347 il monastero benedettino venga definitivamente soppresso e al suo posto si insedi la nuova congregazione dei Canonici di San Colombano. I pesanti lavori di ristrutturazione vanno quindi inseriti in un mutato quadro insediativo del complesso.

La chiesa di San Colombano nell’Alto Medioevo bolognese
Il complesso di San Colombano non è ancora stato oggetto di una dettagliata analisi storica nonostante compaia già nei più antichi documenti medievali bolognesi. Sappiamo che in piena età medievale era un monastero femminile di ordine benedettino ma se risaliamo indietro nel tempo le informazioni d’archivio diventano estremamente frammentarie e lacunose.
La prima attestazione al momento nota è contenuta nella conferma di papa Gregorio VII dei beni della Chiesa bolognese, databile all’anno 1074. In essa sono ricordati sei edifici religiosi suburbani: monasterium Sancte Marie qui nominatur Maioris, monasterium Sancti Columbani confessoris, monasterium Sanctorum martirum Gervasii et Prothasii, monasterium Sancti Thome apostoli situm ante portam Sancti Petri, monasterium Sancti Iohannis evangeliste fundatum in monte qui vocatur Oliveti, monasterium Sancti Stephani quod vocatur Hierusalem.
Per quanto riguarda San Colombano, altri tre documenti -questa volta privati- ricordano il monasterium fra il 1083 ed il 1089 anche se tutte queste fonti non permettono di fare luce sul momento esatto di fondazione dell’istituto. Lo scavo archeologico ha fornito un importante tassello a questa lacuna, documentando in maniera diretta la costruzione della chiesa nell’XI secolo e confutando in maniera definitiva la tradizione bolognese, già ritenuta priva di fondamento, che voleva la chiesa fondata nel 616, in diretto rapporto con la morte di San Colombano nel 615.
Resta il fatto che la documentazione archivistica diventa più completa solo a partire dal XIII secolo mentre per i secoli XI-XII mancano del tutto attestazioni scritte sia sulla natura e struttura dell’istituto, che sui motivi della sua fondazione che sull’ordine religioso che lo gestiva. Nemmeno il termine monasterium -con cui viene ricordato nei documenti più antichi- getta una luce chiara e univoca sulla sua tipologia: è nota infatti la fluidità semantica del vocabolo, non sempre usato nel senso di “comunità monastica”.
Possiamo però fare due osservazioni. La prima è relativa alla posizione del complesso -periurbana- che sottende una scelta legata anche all’esigenza di spazi di un certo respiro, quasi certamente non disponibili in questo momento all’interno della cerchia di selenite; la seconda riguarda un documento della fine del XII secolo, ricordato da Guidicini, che nomina le monache di S. Colombano.  Per ora, nemmeno le fonti materiali riescono a risolvere il quesito, dal momento che l’indagine archeologica non ha interessato l’area conventuale che si estendeva immediatamente a nord della chiesa.
In attesa di trovare nuove fonti documentaristiche -sia scritte che materiali- e di un loro studio puntuale, è verosimile l’ipotesi che l’istituto sia nato come monastero femminile di ordine benedettino, dotato di chiesa .
Partendo dal presupposto che il monastero sia stato fondato nell’XI secolo, fosse di ordine benedettino fin dalle origini e, sulla base dei privilegi pontifici, sia stato di proprietà del vescovo, potremmo considerarlo una fondazione di stampo vescovile e come tale confermerebbe lo stretto rapporto esistente in questo periodo fra la Chiesa bolognese e l’ordine benedettino, già noto nel caso del monastero di S. Stefano. Sicuramente, la sua nascita si inserisce a pieno titolo nel periodo di grande fioritura in tutta l’Italia settentrionale di monasteri benedettini femminili periurbani. Sappiamo anche che l’istituto disponeva di beni fondiari extraurbani già nell’XI secolo: le attestazioni sono indirette, dunque casuali e lacunose, ma ci consentono comunque di localizzare l’area di interesse fra Borgo Panigale e S. Marino di Bentivoglio .
Come accennato, il complesso di San Colombano è rilevante anche nell'ambito della storia urbanistica di Bologna nella prima età medievale.

Pianta di Bologna con la localizzazione degli edifici religiosi sicuramente attestati nell’XI secolo
 

Pianta di Bologna con la localizzazione degli edifici religiosi sicuramente attestati nell’XI secolo; al centro il tracciato delle mura di selenite, a tratteggio la civitas rupta antiqua. La freccia indica la chiesa di S. Colombano, la stella la Cattedrale di S. Pietro (rielaborata da LIBRENTI, MICHELINI c.d.s., fig. 1).
Legenda: 1 – Cattedrale di San Pietro; 2 – Ecclesia Sancti Cassiani (a. 772); 3 – Monasterium Sancti Stephani qui vocatur Ierusalem (a. 887); 4 – Ecclesia Sancti Ambrosii (a. 887); 5 – Monasterium Sancti Isaie (a. 887); 6 – Monasterium Sancti Johanni Euangelista in Monte Oliveti (a. 959?; 1017); 7 – Ecclesia Sancte Marie qui vocatur de quondam Gothescalcio (a. 1027); 8 – Ecclesia Sancti Cristophori (a. 1055); 9 – Ecclesia Sancti Bartholomei apostoli (a . 1060); 10 – Monasterium Sanctorum martirum Gervasii et Prothasii (a. 1060); 11 – Oratorium Sancti Siri (a. 1060); 12 – Monasterium Sancti Proculi (a. 1061); 13 – Monasterium Naboris et Felicis (a. 1065); 14 – Ecclesia Sancti Michaelis Arcangeli (a. 1068); 15 – Monasterium Sancte Margarita (a. 1068); 16 – Monasterium Sancti Vitalis (a. 1068); 17 – Monasterium Sancti Columbani (a. 1074); 18 – Monasterium Sancte Marie qui nominatur Maioris (a. 1074); 19 - Monasterium Sancti Thome apostoli (a. 1074); 20 – Ecclesia Sancti Prosperi (a. 1084); 21 – Ecclesia Sancti Johannis et Paulis (a. 1085); 22 – Ecclesia Sancti Laurencii (a. 1088); 23 – Ecclesia Sancte Andree (a. 1091); 24 – Ecclesia Sanctorum Martirum Petri et Marcellini (a. 1098)
A – Burgus porta Ravignana (a. 1053); B – Burgus Sancti Stephani (a. 1065); C – Burgus Castelionis (a. 1071); D – Burgus Sancti Donati (a. 1083); E – Burgus strata Maioris (a. 1083); F – Burgus qui vocatur Sancti Felicis (a. 1091)

L’istituto viene fondato in un’area della città che le fonti scritte contemporanee denominano civitas rupta antiqua. Sulla base dei documenti d’archivio, la civitas rupta può essere identificata con la parte di abitato di età romana rimasta esclusa dalla prima cerchia murata della città (le mura di selenite) realizzata fra la fine del IV e gli inizi del V secolo d.C.
Come conseguenza della contrazione dell’abitato, rimangono escluse dall’ambito più propriamente urbano le porzioni settentrionale ed occidentale di Bononia ed è proprio nella porzione settentrionale di quest’area, più precisamente a ridosso dell’angolo nord-occidentale della prima cerchia, che nasce -sei secoli dopo la definizione della città tardoantica- il complesso di San Colombano.
L’XI secolo vede anche a Bologna una forte espansione urbanistica, accelerata dall’avvio delle lottizzazioni promosse da alcuni istituti monastici del suburbio. Questo fenomeno, ben noto nel suburbio orientale e, anche se più tardo di un paio di secoli, in quello meridionale, è invece meno conosciuto nel suburbio occidentale e  soprattutto in quello settentrionale. Le fonti di XI secolo mettono in evidenza una precoce ed estensiva definizione di nuovi borghi a oriente delle mura mentre a occidente e settentrione l’espansione si avrà soprattutto dal XII secolo e a meridione dal XIII.
Questo potrebbe significare che, quando si scelse il luogo per la costruzione del complesso di San Colombano, la zona dovesse essere ancora molto poco edificata; in effetti, i pochi documenti di XI secolo che ricordano la civitas rupta parlano di soli terre vacui, cioè di terreni edificabili ma privi di edifici.
Tentare a questo punto di definire meglio le caratteristiche fisico-materiali della civitas rupta non è agevole: i dati a disposizione sono ancora troppo scarni e lacunosi e sembra comunque un po’ troppo meccanicistica l’immagine finora dipinta dagli studiosi, di un’area abbandonata o costellata da rovine di edifici romani (anche se va ricordato che gli scavi nella chiesa di San Colombano -i primi a fornire dati per la zona della civitas rupta- hanno messo in evidenza come l’edificio religioso sia stato realizzato nell’area in precedenza occupata da un grande edificio di età romana imperiale, le cui murature furono smontate e completamente obliterate entro il VI-VII secolo d.C.).
Quello che invece possiamo osservare è che questo spazio periurbano -che sembra conservare una seppur generica connotazione civica (civitas)- nella seconda metà dell’XI secolo è densamente costellato di presenze religiose, sia monasteri che chiese: talmente dense (verrebbe da dire) da far pensare a una grossa frammentazione della proprietà.
L’ultima osservazione riguarda l’insieme architettonico. Anche in questo campo, San Colombano sembra inserirsi con buona armonia nel quadro dell’Alto Medioevo bolognese che vede fiorire, soprattutto in ambito monastico, impianti ecclesiali romanici con cripta ad oratorio. Per quanto attualmente poco sia visibile di tale importante fenomeno, non possono sfuggire i legami con le cripte cittadine di S. Giovanni Battista nel complesso stefaniano, dei Ss. Naborre e Felice e dei Ss. Vitale e Agricola in Arena e con quelle di altri edifici conservati nel territorio.

A mano a mano che si avanza nel tempo, la documentazione scritta aumenta e ci permette di conoscere sempre meglio le vicende dell’edificio e del monastero attiguo. Il complesso fu occupato da diversi ordini religiosi ma gli interventi strutturali di un certo impatto si verificarono nella seconda metà del Seicento (innalzamento delle murature perimetrali) e agli inizi dell’Ottocento (consolidamento delle murature e rifacimento delle pavimentazioni).
Dal punto di vista delle fonti materiali, la chiesa si colloca in un punto cruciale della città antica: è la porzione settentrionale dell’area monumentale della città romana, al margine dell’area riservata ai templi di Porta di Castello e dello spazio commerciale dell’Hotel Baglioni; è la zona immediatamente a ridosso dell’angolo nord-occidentale delle cosiddette “mura di selenite”; è infine l’area di espansione della città altomedievale, riconoscibile nel tracciato della cosiddetta “cerchia dei torresotti”.

Planimetria ricostruttiva della chiesa di San Colombano nell’XI secolo (a tratteggio le parti ipotizzate ma altamente probabili)

 

Planimetria ricostruttiva della chiesa di San Colombano fra XIII e XV secolo (a tratteggio le parti ipotizzate ma altamente probabili)

 

Planimetria ricostruttiva della chiesa nell'XI secolo

 

Planimetria ricostruttiva della chiesa fra XIII e XV secolo

 

I lavori di indagine archeologica, eseguiti dalla ditta La Fenice Archeologia & Restauro per conto della Fondazione Carisbo di Bologna, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna (archeologa Renata Curina), si sono svolti fra il 2007 ed il 2009.