In occasione delle Giornate FAI 2014, dedicate al bimillenario della morte dell'Imperatore Augusto, si sono voluti riaprire al pubblico i resti del decumano presenti nel sottopassaggio stradale di Via Rizzoli-Ugo Bassi nella speranza di poter procedere, per quanto possibile, a un loro futuro recupero e valorizzazione.
Gli studenti del Liceo Classico Marco Minghetti di Bologna hanno effettuato una serie di visite guidate e realizzato alcuni pannelli, redatti con il personale docente e sotto la costante supervisione della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, nell'ambito della convenzione tra Soprintendenza e Liceo che include, tra l'altro, percorsi formativi incentrati sulla città e sul tessuto viario di Bologna romana, con particolare riferimento ai resti della Via Aemilia presenti sia nel sottopasso che in Strada Maggiore.
Di seguito i testi dei pannelli finanziati dal Liceo Classico Marco Minghetti di Bologna e realizzati da studenti e docenti sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, il patrocinio del Comune di Bologna, il contributo tecnico del Gruppo Hera e la collaborazione della Fondazione Golinelli e del FAI, Fondo Ambiente Italiano
IL SOTTOPASSAGGIO DI VIA RIZZOLI - VIA UGO BASSI
Tra il 1957 e il 1960 il Comune di Bologna ha realizzato un sottopassaggio per
l'attraversamento pedonale, all'incrocio fra le vie Indipendenza, Rizzoli e Ugo
Bassi, e fra piazza re Enzo e piazza del Nettuno.
I lavori hanno portato al rinvenimento di numerose evidenze archeologiche che
testimoniano la frequentazione della zona dalla preistoria fino al medioevo.
Del periodo romano sono stati portati in luce tratti del reticolo viario e lacerti
di pavimenti a mosaico, riposizionati e resi visibili in apposite teche almeno
finché il sottopasso è stato aperto al pubblico (ma che dopo la sua chiusura sono
diventati inaccessibili).
Il mosaico rinvenuto durante i lavori del 1957 in prossimità della facciata nord
di Palazzo Re Enzo, a circa 4 metri al di sotto del piano stradale, è realizzato
con tessere bianche e nere e presenta decorazioni geometriche.
VIA AEMILIA, "MATER REGIONIS"
Tesa come un filo d'argento tra Ariminum (Rimini)
e Placentia (Piacenza), la via Emilia fu fatta costruire dal console Marco
Emilio Lepido nel 187 a.C. per mantenere il controllo del vasto territorio
precedentemente occupato dai Galli Boi.
Il percorso della strada, ricalcando un antico tracciato che correva lungo il
fondovalle appenninico, partiva da Ariminum, collegata direttamente a Roma dalla
via Flaminia, e giungeva nella città di Placentia.
Per Roma la via Emilia costituì uno strumento fondamentale di espansione
politica e diffusione culturale: nel corso del tempo assunse una forte
connotazione identitaria tanto che da essa derivò il nome della regione VIII,
Aemilia, istituita in seguito alla riorganizzazione amministrativa della
penisola da parte dell'imperatore Augusto.
Lungo il tracciato della via Emilia sorsero fiorenti città, alcune già esistenti
in precedenza e riorganizzate dai Romani, altre di nuova fondazione: Ariminum
(Rimini 268 a.C.), Caesena (Cesena), Forum Popili (Forlimpopoli), Forum Livii
(Forlì 188 a.C.), Faventia (Faenza), Forum Cornelii (Imola), Bononia (Bologna
189 a.C.), Mutina (Modena 183 a.C.), Regium Lepidi (Reggio Emilia), Parma (Parma
183 a.C.), Placentia (Piacenza 218 a.C.).
Al momento della costruzione della strada, la colonia di Bononia era già stata
fondata e il suo centro urbano organizzato intorno ad un reticolo viario che
influenzò lo stesso andamento della via Emilia. Nel suo ingresso in città la
strada si inseriva sul decumanus maximus, l'asse est-ovest principale su cui era
stato tracciato lo schema urbano, e assumeva un caratteristico andamento a
baionetta.
I RESTI VIARI NEL SOTTOPASSAGGIO
Gli assi viari visibili nel sottopasso sono il frutto del grande intervento
di ripavimentazione degli stessi nel centro della città. L'intervento fu
promosso dall'imperatore Augusto all'interno del programma di
monumentalizzazione urbanistica di Bononia.
La pavimentazione fu realizzata con blocchi di trachite proveniente dai Colli
Euganei.
Il tratto di strada conservato nella teca corrisponde a un cardo, uno degli assi
nord-sud, coincidente con le attuali vie lndipendenza - D'Azeglio; al di sotto
corre un canale fognario costruito in laterizi con copertura del tipo "a
cappuccina". La sede stradale era larga circa 4 metri e, ai Iati, erano presenti
marciapiedi (crepidines) costruiti in blocchi dello stesso materiale. Su
questo cardo non sono state rinvenute tracce di solchi dovuti al passaggio dei
carri, ritrovate altrove (cfr. foto a sinistra): per questo si ipotizza un uso
pedonale della strada, situata probabilmente all'interno dell'area del Foro.
Nella teca presente all'ingresso da via Ugo Bassi è visibile il decumanus,
la via Emilia entro il pomerium.
BONONIA ROMANA, DALLE ORIGINI A NERONE
La città sorse e si sviluppò in un punto nodale
per le comunicazioni fra nord e sud dell'Appennino, fra Cisalpina e Italia
centrale: già a partire dall'età del bronzo e nel villanoviano sono attestate
frequentazioni e stanziamenti alle falde delle colline bolognesi, fra i torrenti
Aposa e Vallescura. In età etrusca il sito diventò un agglomerato cittadino col
nome di Felsina; la città assunse in seguito importanza strategica per i Galli
Boi che popolavano la Cisalpina e costituivano una minaccia per gli Etruschi e
per l'avanzata dei Romani. Dopo la definitiva sconfitta dei Galli Boi, battuti a
più riprese tra il 196 a.C. e il 189 a.C., i Romani suggellarono il controllo
del territorio con la deduzione della colonia latina di Bononia, nel 189 a.C.
La città romana fu fondata a nord dell'antica Felsina, rispettando l'area
precedentemente occupata dalla città etrusca. La deduzione di Bononia avvenne
sulla base del Senatus Consultum del 30 dicembre 189 a.C. che prevedeva
l'intervento di 3000 coloni.
Il toponimo Bononia — in passato associato al termine celtico bona/oppidum -
sembrerebbe riprendere il nome della divinità celtica della prosperità Bounona.
Pianta della città romana e reticolato regolare del tracciato viario
Bononia si estendeva in uno spazio compreso fra i corsi d'acqua Aposa e
Vallescura (le attuali piazza Malpighi e piazza di Porta Ravegnana): il tessuto
urbanistico era scandito da una maglia stradale costituita da cardines e
decumani che si incrociavano ad angolo retto ed erano impostati sul decumanus
maximus (via Rizzoli - Ugo Bassi) e sul cardo maximus (via Galliera - Valdaposa).
Questo reticolo viario suddivideva la città in isolati rettangolari di circa m.
105x70, dotati di tutte le infrastrutture pubbliche e i complessi monumentali
propri di una città romana.
In quanto colonia di diritto latino, la città godeva di alcune prerogative, tra
cui la facoltà di essere amministrata da magistrati propri, e di non pagare
tributi a Roma, ma era soggetta all'obbligo di inviare milizie.
Al termine della guerra sociale (91-88 a.C.), quando fu riconosciuta la
cittadinanza romana a tutti gli alleati, Bononia fu trasformata in municipium e
i cittadini furono iscritti nella tribù Lemonia.
In quell'occasione la città si dotò della principali strutture civili: la
basilica (resti visibili al di sotto di Sala Borsa), il teatro (parte della
cavea ancora riconoscibile in via de' Carbonesi), il macellum (mercato pubblico,
situato nell'area dell'attuale Hotel Baglioni). Il Foro doveva essere collocato
nell'area di incrocio dei due principali assi viari, probabilmente nei pressi
dell'attuale Palazzo Comunale.
Durante le guerre civili, che portarono al potere Ottaviano, e soprattutto in
occasione della battaglia di Modena del 43 a.C., Bononia svolse un ruolo
strategico rilevante: secondo le fonti, nei pressi della città si sarebbero
sanciti gli accordi che condussero Antonio, Ottaviano e Lepido al II Triumvirato
(43 a.C.).
Antonio vi inviò nuovi coloni; Augusto, diventato imperatore, le conferì il
titolo onorifico di colonia e avviò un grande processo di monumentalizzazione
della città, con particolare riguardo all'edilizia e alle infrastrutture
pubbliche e al rifacimento delle decorazioni architettoniche di edifici già
esistenti.
Fra questi interventi si realizzarono l'acquedotto alimentato dal Setta, la
ripavimentazione degli assi viari e l'apparato decorativo di numerosi edifici
pubblici, come la basilica e il teatro.
Alla fine dell'età giulio-claudia la città fu probabilmente danneggiata da un
incendio e, a quanto riferisce Tacito, Nerone ne perorò la ricostruzione in
Senato. Il rinvenimento presso il teatro di via de' Carbonesi di un busto
loricato attribuibile ad una statua di Nerone confermerebbe il rapporto
privilegiato tra questo imperatore e la città.
CRONOLOGIA ESSENZIALE
268 a.C. Fondazione di Ariminum
222 a.C. Battaglia di Clastidium
220 a.C. Costruzione della Via Flaminia da parte del console Gaio Flamini
218 a.C. Fondazione di Placentia
191-189 a.C. Sconfitta dei Galli Boi
189 a.C. Fondazione di Bononia, colonia latina.
187 a.C. Definitiva sistemazione della via Emilia ad opera del console Marco
Emilio Lepido 183 a.C. Fondazione di Mutina e Parma
89 a.C. Dopo la guerra sociale Bononia diviene municipium
43 a.C. Guerra di Modena
40-32 a.C. Arrivo di nuovi coloni a Bononia, colonia di Antonio prima e di
Ottaviano poi.
31 a.C- 14 d.C. Interventi urbanistici ed edilizi interessano l'area di Bononia
li test<
7 a.C. ca. Suddivisione dell'Italia in regiones e denominazione della Regio VIII
come Aemilia. M AEMILIUS MFMN LEPIDUS CO
CCLXIIX
53 d.C. Incendio e distruzione di gran parte della città; ricostruzione
patrocinata da Nerone
FONTI LETTERARIE
T. Livius, Ab urbe condita, XXXII!, 37, 4
«Inde iunctis exercitibus primum Boiorum agrum usque ad Felsinam oppidum
populantes peragraverunt. Ea urbs ceteraque circa castella et Boi fere omnes
praeter iuventutem, quae praedandi causa in armis erat - tunc in devias silvas
recesserat- in deditionem venerunt.»
Di là, riuniti gli eserciti, percorsero dapprima, saccheggiandolo, il territorio
dei Boi, fino alla città di Felsina. Quella città con le altre fortezze
circostanti e quasi tutti i Boi, ad eccezione clei giovani, che avevano preso le
armi per fare bottino e si erano ritirati in foreste poco accessibili, fecero
atto cli sottomissione.
Titus Livius, Ab urbe condita , XXXVII, 57, 7
«Eodem anno ante tertium Kal. lanuarias Bononiam Latinam coloniam ex senatus
consulto L. Valerius Flaccus M. Atilius Seranus L. Valerius Tappo triumviri
deduxerunt. Tria milia hominum sunt deducta; equitibus septuagena iugera,
ceteris colonis quinquagena sunt data. Ager captus cle Gallis Bois fuerat, Galli
Tuscos expulerant.»
Nello stesso anno [189 a.C.] tre giorni prima delle calende di gennaio [30
dicembre] i triumviri L. Valerio Fiacco, M. Atti lio Serrano e L. Valerio
Tappone fondarono per delibera del Senato la colonia latina di Bononia. Vi
furono condotti tremila uomini; ai cavalieri furono dati settanta iugeri,
cinquanta agli altri coloni. Il territorio occupato era stato dei Galli Boi; i
Galli avevano cacciato gli Etruschi.
Plinius, Naturalis historia, III, 15, 115
«Octava regio determinatur Arimino, Pado, Appennino... intus coloniae
Bononia, Felsina vocitata tum cum princeps Etruriae esset, Brixillum, Mutina...»
L'ottava regione è compresa fra Rimini, il Po e l'Appennino ... all'interno sono
le colonie di Bononia, chiamata Felsina quando era la 'capitale' dell'Etruria
[Padana], Brescello, Modena ...
Suetonius, Nero,VII
«Apud eundem consulem INeroJ pro Bononiensibus Latine, pro Rhodiis atque
lliensibus Graece verba fecit»
Di fronte al medesimo console [Nerone] parlò in latino a favore dei Bononiensi e
in greco a favore dei Rodiesi e dei Troiani
Sbancamento effettuato in occasione della realizzazione del sottopassaggio in
Via Ugo Bassi - Via Rizzoli
(© Archivio fotografico della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna)
Studenti e docenti del Liceo Classico Marco
Minghetti di Bologna hanno aperto sul loro sito d'Istituto una pagina dedicata
al sottopasso e all'iniziativa condotta con la nostra Soprintendenza in
occasione delle Giornate FAI 2014, con possibilità di scaricare i pannelli in
pdf.
http://www.liceominghetti.gov.it/Didattica/tabid/476/Default.aspx