Il G.R.A. è in particolare specializzato nello scavo subacqueo di pozzi, fogne, gallerie, con specifiche professionalità ed attrezzature che lo rendono l’unico gruppo di volontari attivo in Italia per tali interventi.
Anche per questo collabora da anni con la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna per cui ha svolto numerosissimi scavi tra cui segnaliamo le indagini annuali della conduttura fognaria di epoca romana a Classe (RA), lo scavo di tre pozzi all’interno della villa romana di Russi (RA) e quello di altri due pozzi di epoca romana a Riccione, in località San Lorenzo in Strada.
Con l'aiuto del G.R.A. apriamo una sorta di giornale di scavo per tenervi aggiornati sull'andamento dei lavori.
I primi due giorni di scavo: mercoledì 23 e giovedì 24 novembre 2005
Quando gli operatori del Gruppo Ravennate Archeologico sono arrivati in cantiere, il pozzo si presentava completamente coperto. Nella mattinata di mercoledì è stato allestito il cantiere e nel pomeriggio è iniziato lo scavo. Il riempimento iniziale è stato tolto velocemente e senza bisogno di setacciare il terreno, visto che durante il precedente scavo archeologico il pozzo era già stato svuotato per circa 1 metro per essere poi nuovamente riempito a scavo terminato.
Il cantiere di scavo situato nel vano
interrato dell'ex cinema Modernissimo
Dopo questa prima fase, le indagini sono proseguite con più calma, setacciando accuratamente tutto il materiale recuperato e giungendo giovedì alla quota di -2,80 metri. Il pozzo presenta una struttura regolare, ancora perfetta, costituita da mattoni puteali; non è ancora stata trovata acqua e quindi si procede senza l'intervento dei subacquei. L'eccezionalità di questo pozzo è il suo diametro, m. 1,20 contro i consueti 70-90 centimetri degli altri pozzi di epoca romana.
Un operatore del Gruppo Ravennate
Archeologico lavora allo svuotamento del pozzo
La matrice è argillosa e, per ora, non è emerso nulla di particolarmente
interessante.
Partendo dall'alto, è stato inizialmente ritrovato uno strato pieno di
ossa animali (non bruciate), alcune molto grandi (probabilmente asino,
cavallo o mucca), alcune forse di cane, frammenti di corna (cervo?) e
moltissime altre di difficile identificazione.
Scendendo nello scavo, ci si è trovati di fronte a una quantità sempre
maggiore di macerie, alcune anche di grandi dimensioni, che testimoniano
una probabile fase di "butto" quando il pozzo era caduto in disuso. Tra
questo materiale, anche alcuni frammenti di ceramica tra cui quelli di
un'olletta quasi intera (molti frammenti combaciano) e il collo di
un'anfora.
Si continua a scendere: un altro
operatore del G.R.A. al lavoro
Scendendo ancora, uno strato di macerie costituite per lo più da coppi e
tegole indica probabilmente un crollo del tetto quando l'intera area è
andata in disuso. In questo strato, dove le ossa diminuiscono
moltissimo, è stato recuperato un tegolone quasi intatto, una piccola
esagonetta e frammenti di ceramica, marmo lavorato e vetro, tra cui un
fondo di balsamario.
L'assenza di materiali posteriori all'età romana al di sotto del tappo
argilloso ci dà la certezza che il pozzo non sia stato più rimaneggiato
in epoca successiva e che siamo pertanto in presenza di una struttura
che cessò di essere usata con la fine della frequentazione del santuario
Venerdì 25 novembre 2005
Continuando a scendere, lo scavo è giunto alla profondità di 3,75 metri. La matrice è sempre argillosa e ci si trova ancora nella fase del crollo. Sono state recuperate moltissime macerie, soprattutto tegole (anche frammenti molto grandi e due pezzi con una parte circolare per il foro del camino) e coppi mentre è stato trovato pochissimo materiale archeologico costituito perlopiù da frammenti di ceramica, vetro e intonaco, ossa e qualche chiodo.
Il lavoro dei setacci: si cerca di sciogliere l'argilla con l'acqua e si cercano i reperti manipolandola
Sono state recuperate quattro monete:
le prime due, trovate alla profondità di 2,90 metri, sono leggibili
(forse Massenzio e Diocleziano), diversamente dalle altre due, trovate a
-3,15 e a -3,25, che non sono identificabili.
Non è ancora stata trovata acqua e quindi si procedere senza
l'intervento dei sub.
Sabato 26 novembre 2005
Giunti alla profondità di metri 4,80 gli archeologi si sono accorti che la camicia del pozzo si interrompeva. Il segno è inequivocabile: hanno raggiunto il fondo.
Dall'argilla spunta un collo d'anforetta
Dopo un largo strato di tegoloni e macerie erano finalmente giunti, a
quota -4,10 metri, alla fase d'uso del pozzo iniziando a
recuperare molta ceramica. Proprio qui, nell'ultimo strato, sono stati
trovati i reperti più belli e interessanti: 4 lucerne (una nuova, tre
usate e due che presentano il bollo sul fondo), altre 4 monete in bronzo
(l'ultima probabilmente di Marco Aurelio) per un totale di 8 monete,
molto utili per le datazioni, 3 brocche monoansate (due intatte ed
una senza ansa), un'olletta monoansata con scritta incisa, 2 spilloni e
un ago in osso, un coperchio in ceramica, 5 pesi in piombo a forma di
conchiglia, frammenti di una coppa in vetro, un cavicchio in legno, un
frammento di incensiere, una perlina in pasta vitrea e una piccola ansa
o maniglia in bronzo.
Tutti gli oggetti più importanti vengono portati al laboratorio di
restauro della Soprintendenza dalla direttrice dello scavo Paola
Desantis mentre il restante materiale è depositato nel Museo di Imola.
Tutte le operazioni svolte sono annotate
sul giornale di scavo, i reperti sono disposti in sacchetti e casette
con cartellini che specificano luogo, data e quota
Domenica 27 novembre 2005Ultimo sopralluogo sul pozzo per le foto finali e il rilievo esatto di tutte le quote. Lo scavo è finito, si smonta il cantiere.