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La sirena antiaerea della ex Caserma Staveco

Sul tetto di uno dei fabbricati all'interno dell'area della ex Caserma Staveco era ancora conservata l'unica sirena antiaerea intatta tra le circa 120 presenti a Bologna durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie alla collaborazione tra l'Agenzia del demanio, il Mibact e l'Associazione degli Amici delle vie d'Acqua e dei Sotterranei di Bologna, che ha compiuto materialmente il recupero, la sirena è stata prelevata per essere messa in sicurezza e sarà collocata nell'ex rifugio antiaereo Putti, nei pressi di Villa Revedin e del seminario, rifugio completamente recuperato dall'associazione Bologna Sotterranea e diventato una sorta di museo con diversi pezzi d'epoca esposti al pubblico.

Ecco il video del preservizio andato in onda il 23/06/2020 alle 13.20 nel Telegiornale di ètv Rete7.

https://www.facebook.com/522778741127268/posts/3960343177370790/

 


Incontro "Mirandola archeologia"

L'incontro "Mirandola archeologia", organizzato dal Comune di Mirandola, in collaborazione con l'Assessore alla Cultura e all'Innovazione Marina Marchi, con l'Ufficio Cultura e con la Biblioteca comunale Eugenio Garin, ha come ospiti l'architetto Letizia Budri (Assessore alla Qualità urbana, Ricostruzione e Sviluppo Sostenibile), la Dott.ssa Cristina Ambrosini (Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e per le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara), la dott.ssa Cinzia Cavallari (funzionario archeologo con competenza su Modena e sui Comuni della Bassa modenese) e il dott. Alberto Monti (archeologo libero professionista). Oggetto di questa "chiacchierata", guidata dalle domande del giornalista Guido Zaccarelli, è la recente scoperta di un tratto delle fortificazioni che circondavano la Cittadella di Mirandola e, nello specifico, di un tratto di un ponte pedonale che univa il muro di cinta a una lunetta difensiva oltre il fossato. Tali non inaspettati rinvenimenti sono stati portati alla luce durante recenti lavori eseguiti dall’Aimag S.p.A. per la posa della rete del teleriscaldamento. La scoperta diventa quindi un’occasione non solo per ripercorrere la storia di Mirandola dal Medioevo in avanti, secondo la lettura che se ne ricava anche dai più recenti scavi del centro storico e del territorio, ma soprattutto per riflettere sull'azione delle Istituzioni per la salvaguardia delle testimonianze del nostro passato e della possibile convivenza e proficuo rapporto tra tale esigenza di tutela e la necessità di cambiamento verso la modernità che caratterizza la vita quotidiana dei nostri centri abitati. Infatti, tali lavori di ammodernamento in chiave di ecosostenibilità hanno permesso di individuare importanti strutture archeologiche: il moderno e l'antico si sono incontrati, fornendo nuove prospettive su questa delicata e stimolante fase di ricostruzione dopo gli eventi del sisma del 2012. In particolare le murature intercettate, lungi dall'aver "bloccato il cantiere" (come spesso si sente pronunciare all'arrivo della Soprintendenza), hanno invece evidenziato la necessità di aprire un confronto tra Istituzioni per affrontare un progetto di studio e ricerca, un programma condiviso che possa prevedere non solo futuri scavi, ma anche la valorizzazione di quanto rinvenuto, per poter restituire al territorio quella coscienza e conoscenza del passato che si fa identità. In particolare l'Amministrazione a gennaio è stata incaricata dalla Regione di proseguire nella progettazione di un importante intervento che si colloca all'interno dei cosiddetti piani organici finanziati con fondi ricostruzione post-sisma per il comparto piuttosto ampio di collegamento tra il palazzo ex GIL, il castello dei Pico e il Teatro Nuovo, che comporterà interventi legati a sottostrutture, alle urbanizzazioni primarie e alla riqualificazione dell'arredo urbano. In questa fase è opinione condivisa che sia importante orientare il progetto facendosi guidare anche da ciò che lo studio dei rinvenimenti archeologici rivelerà. Il patrimonio culturale, in conclusione, e l'obbligo della sua salvaguardia, devono dialogare con le esigenze della città, necessità vive e concrete, che hanno bisogno di tempestività di intervento. Qualsiasi decisione e scelta deve essere preceduta da una fase di conoscenza, fondamentale per la tutela. L'archeologia preventiva diventa quindi archeologia di servizio alle esigenze dell'oggi e alle prospettive future, non archeologia ostativa.

https://www.facebook.com/begmirandola/videos/750653192381431/?t=38


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