Una mostra dedicata agli scavi compiuti dal 2006 intorno alla cattedrale di
Comacchio, promossi dal Comune di Comacchio e realizzati dall’Università Ca’
Foscari di Venezia in accordo con la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna. Questa in sintesi la scheda dell'esposizione archeologica
“L’Isola del Vescovo”, al via nelle sale dell’Antico Ospedale degli Infermi di
Comacchio a partire dal 27 marzo 2009.
La mostra è un’occasione per conoscere l’origine, lo sviluppo e le
trasformazioni della città di Comacchio a partire dal VI secolo dopo Cristo fino
ai nostri giorni.
Si potrà ripercorrere una storia lunga più di 1500 anni, dai primi abitati in
legno e dalle strutture produttive di una ricca officina artigianale per la
trasformazione del ferro, fino all’impianto della prima chiesa episcopale
altomedievale.
Lo scavo e la mostra documentano la storia dell’epicoscopio, della cattedrale e
degli edifici dell’isola episcopale, dall’VIII secolo fino alle fasi pieno
medievali e di età moderna, cioè da quando Comacchio è al centro di una ricca
rete di traffici commerciali che collegano il Mediterraneo e l’Adriatico
all’Italia continentale e al nord Europa, fino all’età estense e contemporanea.
Le indagini archeologiche hanno documentato una importante serie di cimiteri.
L’esposizione permette di conoscere da vicino la storia che queste sepolture ci
raccontano: dai rituali legati alle pratiche funerarie fino alle caratteristiche
antropologiche e fisiche degli antichi abitanti.
L’età moderna è attestata da splendidi rosari e oggetti di devozione religiosa
ritrovati nelle inumazioni.
La mostra, con molti allestimenti e disegni ricostruttivi, ospita ceramiche,
metalli e vetri dallo scavo. Molto significativi sono gli inediti frammenti
architettonici relativi alla prima chiesa episcopale.
Lo scavo di Piazza XX Settembre raccontato dalla mostra, è stato promosso dal
Sindaco Maria Cristina Cicognani e dall’Amministrazione Comunale di Comacchio.
In particolare è stato sostenuto dall’Assesorato ai Lavori Pubblici (Assessore
Walter Cavalieri Foschini) e dal Settore Lavori Pubblici, Partecipazioni e
Tutela Ambientale (Ing. Mauro Monti, Dott. Maurizio Pajola). Le attività
archeologiche si sono potute effettuare in occasione del progetto di “Recupero
conservativo della pavimentazione di Piazza XX Settembre”.
Nel 2006 il comune ha affidato all’Università Ca’ Foscari di Venezia il compito
di condurre una Ricerca Archeologica di tipo preventivo. Si era percepita,
infatti, la necessità di sfruttare archeologicamente l'importante e irripetibile
occasione posta dal futuro cantiere per conoscere l’entità dei depositi
archeologici sepolti, prima che questi venissero coperti da una nuova e
definitiva pavimentazione. Lo scavo è stato co-diretto dal prof. Sauro Gelichi
dell’Università di Venezia e dal dott. Luigi Malnati, Soprintendente per i Beni
Archeologici dell’Emilia Romagna.
Topograficamente, l’area di Piazza XX Settembre è stata di eccezionale rilevanza
per le indagini in un nodo nevralgico della città altomedievale. L’opportunità
di scavare sotto l’attuale sagrato ha consentito di aprire un’amplissima
finestra stratigrafica e, allo stesso tempo, si sono così aperte numerose linee
di ricerca, quali: la nascita dell’episcopio in età altomedievale; la
definizione dei caratteri della cultura materiale di una comunità lagunare
aperta ai traffici tra oriente e occidente; lo studio dei caratteri
architettonici dell’edilizia religiosa; lo studio dei contesti cimiteriali e
delle pratiche funerarie; l’analisi delle trasformazioni urbane di età medievale
e moderna.
La fabbrica venne completata nel 1784 ma per attivare la struttura fu necessario attendere un decreto di Eugenio Napoleone datato 15 maggio 1811. Inaugurato nel 1814, ha concluso la propria attività nel 1976.
L'edificio è di impianto grandioso, concepito per conferire maggior prestigio alla città ed emergere dalla massa di case basse e modeste, facendo quasi da contrappunto alla mole del Duomo.

L'aggraziata facciata neoclassica sul retro è invece di Gaetano Genta.
All'interno, il bellissimo atrio con scalone è opera del Foschini come tutto il corpo principale; Genta firma quasi unicamente la casa del medico che costituisce la parte sul retro dell'edificio. Al piano terra vi sono bassi saloni di servizio e deposito con solaio in legno, una cisterna e due locali coperti con volte in muratura e adibiti a cucina e legnaia mentre al piano nobile vi sono due ampie e alte sale per i degenti, una per le donne ed una per gli uomini, invase dalla luce e dall'aria di grandi finestre, e altre stanze di pertinenza. Piccoli locali sono invece ritagliati nella zona dei mezzanini e delle soffitte.
Il restauro, a cura del Comune di Comacchio in collaborazione con la Soprintendenza per i beni Ambientali e Architettonici e la Regione Emilia-Romagna, ha restituito l'aspetto sobrio e luminoso dell'interno. L’intervento è costato 10 miliardi delle vecchie lire e costituisce un passo avanti verso quel Museo delle Genti del Delta cui mira Comacchio. La ristrutturazione di tipo conservativo, con cambio d’uso, ha richiesto un complesso adattamento dell’impiantistica (dall’illuminazione alla climatizzazione all’antincendio). Importante è stato il riuso dei materiali originali: durante i lavori si sono riscoperte e quindi riproposte le colorazioni del tempo, come gli azzurrini tipici del ‘700 e il bianco dello scalone con volte azzurro-grigio